Questa campagna referendaria è un incubo. Per la sua lunghezza, per la sua ripetitività, per la sua forza micidialmente distraente riguardo i problemi del Paese.
Ripeto che vorrei sapere chi sceglie e con quale criterio i rappresentanti dell’eterogeneo fronte del No impegnati nei confronti televisivi. Immagino che non si scelgano i più adatti ma che si usi il manuale Cencelli. In questo il fronte del Sì ha l’innegabile vantaggio del solo uomo al comando e di un criterio di selezione più prossimo al criterio dell’efficacia.
Riguardo il confronto Renzi-De Mita, penso che il primo lo abbia vinto, limitatamente al criterio della efficacia persuasiva. Magari sottovaluto i miei concittadini, chissà.
Il confronto non ha aggiunto un bel nulla agli argomenti stranoti. Fra questi l’ennesimo scontro fra “cambiamento” e non cambiamento. Sinceramente è su questo che faccio la maggior fatica a comprendere la consistenza argomentativa del fronte del Sì. Sembra proprio incredibilmente che si affermi che COMUNQUE si deve cambiare. Che il cambiamento possa verificarsi in peggio non è ipotizzato. Boh! Su questo De Mita ha replicato ragionevolmente. Ma temo inutilmente. Non è tempo di argomenti ovvi e seri. Il confronto però è stato interessante più per lo scontro fra le patologie di due personalità che per altro. Ho provato addirittura un po’ di empatia (quasi simpatia, diciamo) per Renzi, imbarazzato nella ricerca di un equilibrio fra l’esigenza di strapazzare l’avversario e il “rispetto per l’età e la storia dell’avversario”. Quando però il segretario-premier premette (lo fa sempre prima di fare il duro) : “Col massimo rispetto per …” diventa insopportabile. Di fatto dice: “Col massimo rispetto per gli imbecilli”. Giustamente irritato De Mita. Soprattutto quando Renzi gli contesta acidamente l’opportunismo politico nell’ aver lasciato il PD ove non gli era assegnato un posto in Parlamento per passare all’Unione di Centro. De Mita ha replicato che è importante essere fedeli ai propri valori e non ad un logo e che cambiare punti di riferimento (e amici: Berlusconi, Verdini) è più grave che cambiare logo (la scatola vuota dei partiti odierni). Però lo ha detto perdendo il controllo e l’osservanza del galateo. Ha dato anche del “patetico” all’avversario. Problemi psicologici di scarso autocontrollo tipici dell’età avanzata. Condivisibile e corretta invece la diagnosi: “Parli come se con te iniziasse la nuova Storia”.
Ho visto e “ammirato” in Renzi l’energia vitale e la freschezza mentale che gli consente addirittura di memorizzare la cronaca (dati e nomi) della Prima Repubblica, fin dalla Costituente. Viceversa grave default da “anzianità” in De Mita che parla di fiducia imposta sul testo della riforma. Un vero sgobbone comunque Renzi: giudizio del tutto disgiunto dall’impiego catastrofico di tale energia rispetto al Paese. Che non sia in grado di comprendere ciò che De Mita cercava di dire è altra cosa. La qualità delle mediazioni e dell’incontro fra culture diverse ma capaci di trovare punti di contatto e dialogo è filosofia politica incomprensibile per Renzi. In sintesi lo spettacolo di ieri rafforza il mio pessimismo sul futuro che ci attende. E continuo a fare appello a quanti coltivano ragionevolezza, sobrietà e dialogo, pur guardando magari, come mi sento costretto a fare io, verso orizzonti lontani, incompatibili con la cultura dell’epoca attuale.
Ripeto che vorrei sapere chi sceglie e con quale criterio i rappresentanti dell’eterogeneo fronte del No impegnati nei confronti televisivi. Immagino che non si scelgano i più adatti ma che si usi il manuale Cencelli. In questo il fronte del Sì ha l’innegabile vantaggio del solo uomo al comando e di un criterio di selezione più prossimo al criterio dell’efficacia.
Riguardo il confronto Renzi-De Mita, penso che il primo lo abbia vinto, limitatamente al criterio della efficacia persuasiva. Magari sottovaluto i miei concittadini, chissà.
Il confronto non ha aggiunto un bel nulla agli argomenti stranoti. Fra questi l’ennesimo scontro fra “cambiamento” e non cambiamento. Sinceramente è su questo che faccio la maggior fatica a comprendere la consistenza argomentativa del fronte del Sì. Sembra proprio incredibilmente che si affermi che COMUNQUE si deve cambiare. Che il cambiamento possa verificarsi in peggio non è ipotizzato. Boh! Su questo De Mita ha replicato ragionevolmente. Ma temo inutilmente. Non è tempo di argomenti ovvi e seri. Il confronto però è stato interessante più per lo scontro fra le patologie di due personalità che per altro. Ho provato addirittura un po’ di empatia (quasi simpatia, diciamo) per Renzi, imbarazzato nella ricerca di un equilibrio fra l’esigenza di strapazzare l’avversario e il “rispetto per l’età e la storia dell’avversario”. Quando però il segretario-premier premette (lo fa sempre prima di fare il duro) : “Col massimo rispetto per …” diventa insopportabile. Di fatto dice: “Col massimo rispetto per gli imbecilli”. Giustamente irritato De Mita. Soprattutto quando Renzi gli contesta acidamente l’opportunismo politico nell’ aver lasciato il PD ove non gli era assegnato un posto in Parlamento per passare all’Unione di Centro. De Mita ha replicato che è importante essere fedeli ai propri valori e non ad un logo e che cambiare punti di riferimento (e amici: Berlusconi, Verdini) è più grave che cambiare logo (la scatola vuota dei partiti odierni). Però lo ha detto perdendo il controllo e l’osservanza del galateo. Ha dato anche del “patetico” all’avversario. Problemi psicologici di scarso autocontrollo tipici dell’età avanzata. Condivisibile e corretta invece la diagnosi: “Parli come se con te iniziasse la nuova Storia”.
Ho visto e “ammirato” in Renzi l’energia vitale e la freschezza mentale che gli consente addirittura di memorizzare la cronaca (dati e nomi) della Prima Repubblica, fin dalla Costituente. Viceversa grave default da “anzianità” in De Mita che parla di fiducia imposta sul testo della riforma. Un vero sgobbone comunque Renzi: giudizio del tutto disgiunto dall’impiego catastrofico di tale energia rispetto al Paese. Che non sia in grado di comprendere ciò che De Mita cercava di dire è altra cosa. La qualità delle mediazioni e dell’incontro fra culture diverse ma capaci di trovare punti di contatto e dialogo è filosofia politica incomprensibile per Renzi. In sintesi lo spettacolo di ieri rafforza il mio pessimismo sul futuro che ci attende. E continuo a fare appello a quanti coltivano ragionevolezza, sobrietà e dialogo, pur guardando magari, come mi sento costretto a fare io, verso orizzonti lontani, incompatibili con la cultura dell’epoca attuale.