domenica 24 marzo 2019

Cosa consumiamo mangiando la pizza


Mia figlia mi aveva annunciato che Gino Sorbiolo ha aperto una pizzeria a Roma. Lui è il celebre pizzaiolo (che io però fino a mesi fa non conoscevo) di Napoli. L'ho conosciuto per l'evento intimidatorio subito dalla camorra con il suo celebre locale incendiato. E per il suo impegno ribadito a non pagare il pizzo. Così, come a suo tempo, presi ad assaggiare presso il locale romano gli arancini della "Antica focacceria del corso", marchio reso celebre anch'esso, prima a Palermo, poi in Italia, per una analoga resistenza al racket, oggi ho fatto lo stesso col pizzaiolo di Napoli. Però, prima di recarmi al centro di Roma, avevo consultato internet per sapere qualcosa di più di menù, prezzi, etc. Ebbene - accidenti non so bene come funzioni questo maledetto web - mi spunta una intervista ad un pizzaiolo napoletano concorrente di Sorbiolo. E il tale insinua che quell'attentato pubblicizzato dai media sia stato invece messa in scena e marketing. Possibile? Non impossibile in astratto. Ma credendoci mi sentirei come quelli che insinuano analoghe operazioni di marketing di Saviano e un po' di tante nostre bandiere. Decido di non crederci. Vado. Non è prevista prenotazione. Arrivo prestino quindi, alle 12.50, e c'è una fila mai vista dinnanzi a nessuna pizzeria. Molti vanno via. Però aspettiamo - mia moglie ed io - in coda "solo" fino alle 14.00. Poi gustiamo ottima pasta fritta, ottima margherita e superba (a mio avviso) torta di ricotta e pere. Cerco di calcolare quante centinaia di pizze uscirà dal forno in un giorno. Alla fine decido di pensare che quell'atto intimidatorio abbia giovato moltissimo a Sorbiolo. Non un calcolo, bensì una specie di risarcimento. La decisione di pensarla così diventa parte del gusto di una splendida giornata di sole, nei pressi del mausoleo del divo Augusto, fra pasta fritta, margherita e ricotta e pere.

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