Così accompagno al gazebo di Piazza Anco Marzio di Ostia la persona a me più vicina. Lei vota alle primarie Pd, da non iscritta, io no, da ex iscritto. Lei, più accentuatamente "sociale" di me, io più a sinistra di lei politicamente, se così si può dire, ma senza partito. Lei convintamente per il voto utile. Io evidentemente no, pur consapevole, al solito, di potere sbagliare. A suo tempo ebbi un colpo quando lei mi annunciò che avrebbe votato Renzi. Le è passata. Vota Zingaretti. Non so cosa decideranno le mie figlie. Siamo una famiglia politicamente unita solo da un vago denominatore di sinistra. Mentre lei vota, io guardo quella che fu la mia gente, come se la guardassi da Marte. Come uno che incontra la sua ex fidanzata amata. C'è più gente del previsto al gazebo. Alle dieci, quando arriviamo, calcolo ci siano in fila sessanta persone: età media cinquanta anni, ceto medio istruito, prevalentemente femminile. C'è un'aria di ottimismo. I conoscenti che incontro mi invitano a votare e a votare Zingaretti. Dal mio test estemporaneo dovrebbe farcela. Mi è difficile persuadere me stesso che è indifferente chi vinca. Non può essermi indifferente tornare alla stagione della quieta navigazione nell'esistente, con Letta o Gentiloni, o sprofondare nell'abisso salviniano. Mi dico che sto rifiutando questa alternativa in nome di una sinistra radicale e sostenibile.che non c'è. Forse però non voto semplicemente per una opzione etica, per rispetto a quello che era il mio partito. E' pressocché scontato che domani mi pentirò. Come quando per Roma votai addirittura Raggi per non votare Giachetti.
N.B.Dedicato a Ines Loddo
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