domenica 31 marzo 2019

Anche a proposito di Verona e della famiglia "naturale"


L'Italia è fanalino di coda in Europa un po' in ogni indicatore. Anche nella produttività ovviamente. Non ci sono facili pannicelli caldi. Lo spreco è sotto i nostri occhi, ma non lo vediamo. Quello femminile è il più vistoso. Se è vero che la maggioranza femminile di lavoratori laureati diventa minoranza sempre più risibile quanto più ci si avvicina ai vertici. Donne magistrati, ma non capi degli uffici;insegnanti, ma non presidi e tanto meno rettori; giornaliste, ma non direttrici; donne che fanno il lavoro di ricerca e progettazione su cui uomini incompetenti appongono la firma e fanno carriera. Donne rassegnate all'andazzo e uomini che fanno il sorrisino per dire "eh, si sa, le cose vanno così" e partecipano ai banchetti spartitori. Uomini, siete poveri perché buttate via il talento della metà del cielo. Donne, non fatevi ingannare dagli imbroglioni che vi premiano se state a casa a lavare le loro mutande.

sabato 30 marzo 2019

Il politicamente corretto (ed utile) e la verità storica


Voglio appuntare qualcosa da Propagandalive di ieri. A margine di una manifestazione di palestrati fascisti di Forza Nuova, a Prato, Diego Bianchi entra in una locanda etiope. C'è una giovane nera italiana di origine appunto etiope. Lei dice: "Mio nonno ha combattuto nel suo Paese contro i fascisti". Interviene un bianco: "Suo nonno ha combattuto contro gli italiani". E lei ancora: "Mio nonno ha combattuto contro i fascisti. Non tutti gli italiani sono fascisti". Rimango ammirato e insieme perplesso. Ammirato per il linguaggio politicamente corretto della italo-etiope. Da politica consumata. Però mi chiedo fino a che punto sia corretto quello che dice. Gli italiani impegnati in una guerra di conquista che uccidevano con gas asfissianti e morivano a loro volta per la gloria del regime immagino fossero in piccola parte antifascisti che non osavano disertare, un po' come i professori universitari che non rifiutarono di giurare fedeltà al regime; in parte afascisti, in parte fascisti. In una proporzione -ahimè - non troppo diversa (non troppo, un po' sì, ancora) di oggi fra fascioleghisti, incerti e antifascisti. Mi sarebbe piaciuto insomma essere rassicurato dalla mia concittadina italo-etiope, tanto politicamente corretta, sulla prognosi riguardante la democrazia italiana.

venerdì 29 marzo 2019

La Sinistra di Monti

Non scandalizzatevi, amici. Pensateci bene. Le cose più di sinistra le sento dal senatore Monti. Anche ieri a PiazzaPulita. Ad esempio: "Il reddito di cittadinanza è doveroso. Ma si doveva fare tassando i ricchi di oggi, non i poveri di domani". E poi ricorda: "L'Italia è il Paese europeo con la più bassa tassa di successione". Ebbene, lo dico senza indugi: Monti sarà pure un tecnocrate e un "professorone", ma lo preferisco ai populisti, ovvero a quasi tutti i protagonisti attuali della scena politica. Giacché la Sinistra non c'è.

Malinconia è

Malinconia è il venticello freddo che respinge la primavera e le due badanti slave che sistemano per bene la copertina su due anziane in carrozzina che guardano il vuoto e poi mi sorpassano.

Lo devo anche a mia madre


Non si lamentava. Ma dissentiva profondamente dentro di sé. L'ho capito troppo tardi. Un po' come la protagonista dell'amica geniale, aveva studiato sui libri del fratello. Lui studiava per il diploma e poi per la laurea, lei solo per sapere. Non le era stato consentito di continuare la scuola. Doveva aiutare in negozio. Era solo una donna. I ruoli della famiglia "naturale" e barbara erano chiari. Ma per lei sarebbe stata "naturale" un altro padre, un'altra madre, un'altra attenzione. Quanto le era costato me lo ha detto tardi,  poco prima di morire. Spero abbia capito che ho capito e che mi sono rammaricato di non avere capito prima, non abbastanza. Ora a me le ragioni delle figlie sono chiarissime. Anche grazie a lei. Resteranno chiarissime se il rincretinimento epocale che ci vede cadere l'un dopo l'altro non trascinerà anche me.

mercoledì 27 marzo 2019

La verità non fa male





Ieri, seguendo Otto e mezzo, mi è capitato di stare con Giorgia Meloni. Era opposta a Damilano e Scanzi. Ma anche a Lilly Gruber. E la leader di Fratelli d'Italia lo ha fatto notare. Ha cominciato a dire "voi", riferendosi ai tre, compresa la non imparziale (come spesso) Gruber. Che si è molto arrabbiata: a torto. Soprattutto i fanatici renziani e grillini sono soliti accomunare col liquidatorio "voi" avversari , pur diversissimi, della loro fede. Ieri però Giorgia Meloni aveva ragione. Capita anche ai fascisti di avere ragione. Lei ricordava che gli immigrati, pur rappresentano l'8% della popolazione italiana, sono autori di delitti nella misura del 38%. Su questo si è levato un coro a tre di obiezioni fuor di luogo. Soffrivo sulla mia poltrona. Mi sembrava evidente che bisognava dar ragione a Meloni. Perché aveva ragione e perché da quella ragione si sarebbe potuto/dovuto dedurre che aveva torto su tutto il resto. Le ragioni dell'antirazzismo si rafforzano infatti dimostrando che la mancata integrazione (e non certo il colore della pelle) produce furti, rapine e stupri. La terapia insomma non è smacchiare i neri o nascondere la verità: la terapia è la verità.

Un marziano a Roma: ovvero l'economia e il piacere spiegati al romano


Caro amico terrestre, grazie per l'ospitalità che mi hai dato. Vuoi sapere cosa penso di Roma? Penso sia stata la più bella città della Terra. Per la storia, per i monumenti, per i vicoli, per i colori, per i sapori. E' stata. Oggi è ancora un piacere viverci, ma viverci è soprattutto disagio e rabbia. Dovresti spiegarmi tu perché è ridotta così. Maleodorante, abitata da ratti, con metro che si fermano nei tunnel e bus incendiati. Tu dici perché la corruzione divora le risorse che servono per conservarla. Non capisco lo stesso. Ammesso e non concesso che la corruzione non sia estirpabile, quanto costerebbe farla tornare Roma? 100 euro per cittadino? 100.000 euro l'anno per i milionari e 10 euro per chi non ha quasi nulla? Cosa fa di quei 100.000 euro il milionario che ha casa con vista sui Fori o Piazza di Spagna e vede, affacciandosi all'elegante balcone, un mare di bottiglie di birra e cartoni di pizza su cui si avventano strani volatili? Rinuncerà volentieri a quei pochi spiccioli per godersi davvero la sua ricchezza. Come rinuncerà volentieri a 10 euro l'anno chi può andare in pizzeria 5 volte l'anno. Preferirà andarci 4 volte godendosi Roma tornata Roma. Avete bisogno di insegnanti marziani per spiegare l'evidenza? Altra cosa che nemmeno i migliori maestri marziani saprebbero farvi capire ormai è che voi pagate già quelli che tendono le mani e cui non chiedete nulla, neanche di estirpare le erbacce sulle stradine che portano al Colosseo. Preferite le elemosine a tasse e lavoro. P.S. Naturalmente, sconfitta corruzione e mala amministrazione, riavrete il vostro denaro. Oppure decidete pure di non sconfiggere i parassiti e continuate a pagare, per la gioia di vivere a Roma.

martedì 26 marzo 2019

Il cinema dei dilemmi tragici: Il professore e il pazzo


"Il professore e il pazzo", diretto da P. B. Shemran, racconta la storia vera dell'iniziatore del grande dizionario inglese della .Oxford University Press, avviato nel 1878. E' il professore Murray (Mel Gibson), un autodidatta coltissimo e plurilingue. Il suo collaboratore più prezioso si rivela il dottore Chester (Sean Penn), un geniale medico statunitense cui l'esperienza della guerra di secessione ha provocato forti disturbi mentali sì da arrivare all'omicidio e quindi al manicomio criminale. Il film al di là dell'ottima prova degli attori e della buona regia, mi è apparso assai ricco di input culturali. C'è il tema, in contrasto con le passioni tristi dei tempi che viviamo, delle scommesse che riempiono una vita: la vita del professore e parte della vita del "pazzo". C'è una idea anti-accademica della cultura che cresce nella passione e facendo a meno di maestri, mentre l'accademia guarda ad apparenza, carriera e affari. C'è il tema e il dilemma irrisolvibile delle responsabilità personali. Dobbiamo crederci responsabili anche se la nostra mente è ferita o distrutta. Anche quando non ci riconosciamo più e neanche i familiari delle vittime ci riconoscono più negli assassini che eravamo, anche se non siamo più quelli, la legge non può assolverci. La legge deve fingere che l'assassino ossessionato da voci che lo tormentano è la stessa persona dello sgobbone che cerca e trova tra migliaia di libri parole dimenticate. Se non lo facesse chiunque potrebbe decidere di fare il male scommettendo di convertirsi poi al bene. La mia generazione non dimentica la tortura decennale degli otto rinvii dell'esecuzione capitale (1960) per Caryl Chessman, diventato celebrato scrittore nella cella della morte. Tutto il mondo lo voleva salvare, se non liberare, ma la Legge no. Forse giustamente no, al di là dello scandalo accessorio della pena di morte. Perché la pena non rimovibile a quelli diventati innocenti deve dissuadere i potenziali colpevoli di domani. Il film mi conferma che la vita non consente spesso risposte a dilemmi che ci tormenteranno sempre.

domenica 24 marzo 2019

Cosa consumiamo mangiando la pizza


Mia figlia mi aveva annunciato che Gino Sorbiolo ha aperto una pizzeria a Roma. Lui è il celebre pizzaiolo (che io però fino a mesi fa non conoscevo) di Napoli. L'ho conosciuto per l'evento intimidatorio subito dalla camorra con il suo celebre locale incendiato. E per il suo impegno ribadito a non pagare il pizzo. Così, come a suo tempo, presi ad assaggiare presso il locale romano gli arancini della "Antica focacceria del corso", marchio reso celebre anch'esso, prima a Palermo, poi in Italia, per una analoga resistenza al racket, oggi ho fatto lo stesso col pizzaiolo di Napoli. Però, prima di recarmi al centro di Roma, avevo consultato internet per sapere qualcosa di più di menù, prezzi, etc. Ebbene - accidenti non so bene come funzioni questo maledetto web - mi spunta una intervista ad un pizzaiolo napoletano concorrente di Sorbiolo. E il tale insinua che quell'attentato pubblicizzato dai media sia stato invece messa in scena e marketing. Possibile? Non impossibile in astratto. Ma credendoci mi sentirei come quelli che insinuano analoghe operazioni di marketing di Saviano e un po' di tante nostre bandiere. Decido di non crederci. Vado. Non è prevista prenotazione. Arrivo prestino quindi, alle 12.50, e c'è una fila mai vista dinnanzi a nessuna pizzeria. Molti vanno via. Però aspettiamo - mia moglie ed io - in coda "solo" fino alle 14.00. Poi gustiamo ottima pasta fritta, ottima margherita e superba (a mio avviso) torta di ricotta e pere. Cerco di calcolare quante centinaia di pizze uscirà dal forno in un giorno. Alla fine decido di pensare che quell'atto intimidatorio abbia giovato moltissimo a Sorbiolo. Non un calcolo, bensì una specie di risarcimento. La decisione di pensarla così diventa parte del gusto di una splendida giornata di sole, nei pressi del mausoleo del divo Augusto, fra pasta fritta, margherita e ricotta e pere.

Il Paese degli analfabeti emotivi


Avevo trovato il non plus ultra della volgarità più vile quando sentii chiamare persone in fuga da stupri e torture "palestrati in crociera". Forse sbagliavo perché l'ultima sembra addirittura peggiore. Irridendo ad un bambino di 13 anni. Lui, grande, grosso e con milioni di fedeli nell'Italia anche emotivamente analfabeta, contro un pericoloso bambino di 13 anni:"Si candidi, se vuole lo jus soli". A questo punto se gli analfabeti fedeli del bullo non rinsaviscono indignati, davvero è il caso di lasciare questo Paese tutto per loro.

venerdì 22 marzo 2019

Distinguere o no


Bisogna distinguere quello che spara ad un gatto col fucile a pallettoni, da quello che spara ai neri, da quello che infila un ago di siringa nella coscia del primo che passa, dai gilet gialli che non bruciano solo, come a qualcuno piacerebbe, solo i negozi del lusso, ma anche condominii e modeste edicole di giornali? Distinguere un po' sì, ma soprattutto e di gran lunga no. Sono sintomi della stessa malattia.

giovedì 21 marzo 2019

L'età dell'incertezza


Ci sono state epoche in cui si assassinava di più e si moriva prima. Si assassinava per il pane, per una donna, per un territorio. Bei tempi quelli in cui sapevi perché eri aggredito, cosa avevi fatto per essere ucciso. Ora non più. Puoi essere aggredito o ucciso perché bianco o perché nero, perché islamico, perché ebreo, perché cristiano. Puoi ricevere un pugno gratuito che ti manda all'altro mondo, o magari la puntura di un ago infetto, solo perché eri il primo incontrato da uno di quelli che odiano il mondo e non sanno perché. Da uno che, se preso e interrogato, poi dice: "volevo scherzare, mi annoiavo". Troppo difficile contrastare la deriva. Non ci sono gli adulti, impegnati in circenses e banalità. C'è il partito di Greta di cui sono parte i ragazzini eroi del pullman in fiamme. Un partito che spero cresca e impari a capire che tra gli avversari c'è, oltre l'endemico rincretinimento, il Dio Mercato, quello che induce il proprietario di un pullman a servirsi di un autista dal curriculum improponibile solo perché costa di meno.

martedì 19 marzo 2019

Non ne vogliamo parlare


Scarse notizie sulla 84enne, malata di Alzheimer, ripetutamente stuprata da un inserviente nella casa di riposo di CasalPalocco (Roma). Non se ne parla perché non si sa cosa dire. Se ne parla assai meno che degli stupri ad opera degli alleati libici, assai meno che delle molestie dei preti, meno che degli stupri in famiglia, ad opera di padri, nonni e zii. Non se ne parla perché prevenire significherebbe cambiare troppo e noi non ci sentiamo di cambiare troppo. Potremmo partire da Eros selvaggio che non perdona, da re-indirizzare, potremmo partire dalle porte chiuse di case ed istituzioni, potremmo partire dall'economia che non seleziona competenze, potremmo partire dal nostro non voler vedere. Odiare è più facile però.

venerdì 15 marzo 2019

A Roma con i giovani e per il futuro




E dire che non ero convinto di andare. Mi capita spesso. Poi normalmente vado e infatti sono andato.Una manifestazione che mi ha riempito di gioia e di speranza. Disordinata. Splendidamente disordinata. Con giovani e bambini e cartelli variopinti. Anche i bambini delle elementari. Ad una bambina ho chiesto cosa significasse il suo cartello in inglese. "Aspetta, che chiedo" mi ha risposto. Adorabile. Le ragazze sembravano più numerose dei ragazzi e certamente più fantasiose, anche con slogan dipinti sul viso. Intraprendenti. Soprattutto le ragazze guardavano divertite e talvolta quasi commosse il foglio che avevo attaccato al maglione con uno spillo: NONNI per NIPOTI e FUTURO. Immodestamente comunico un grande successo personale. Fotografato almeno cento volte. Almeno una ventina di richieste (accordate) di selfie. Credo di aver superato il noto ministro recordman. E strette di mano dei nonni presenti. 
Le scuole sono state sensibili nell'agevolare la manifestazione. Tranne il Liceo scientifico del mio nipotone: hanno inventato compiti in classe per dissuadere.Unico elemento di mio disappunto serio. Mi sono chiesto naturalmente in che senso la manifestazione fosse così sentita. Voglia antica di festa o impegno? Entrambe la motivazioni - credo- ma l'impegno era certo e visibile. Con l'ispirazione, mutuata da Greta, del conflitto fra adulti, governanti e ignavi verso il futuro dei giovani e della Terra. Mobilitazione utile per indirizzare lo sguardo verso quel che conta davvero. Sono ottimista oggi. Anche se al ritorno sul trenino di Ostia quella giornata sembrava dissolversi ed un paio di mature signore guardavano il mio manifesto ancora sul petto con un mix di distanza e disapprovazione. In compenso ragazze e ragazzi del Liceo classico di Ostia di fronte a me mi sorridevano come per ringraziarmi. Grazie a voi, ragazze e ragazzi.

giovedì 14 marzo 2019

La grazia che potrà salvarci


Un episodio di cui dirò mi ha suggerito oggi di elencare le persone che, incontrate ogni giorno o spesso, mi inducono al sorriso o addirittura alla gioa. Quando – spesso – vado in farmacia, spero di incontrare la farmacista giovane e possibilmente di essere servito da lei, giammai dalla serissima titolare. Il suo sorriso spontaneo, entrando, sembra dirmi :"Di nuovo qui?". Ed io rispondo col sorriso: "Già". Fra pillole e sciroppi, parliamo di vacanze con la titolare perplessa che ci osserva da lontano.
Alessandra l'ho citata più volte. La vedo quasi ogni giorno al mio bar. Immancabile il suo "Ciao, Salvatore". Nessuno/a mi dà del tu come lei. Nessuno/a pronuncia il mio nome come lei.
C'è anche chi incontro meno spesso. C'è la commessa di Carpisa, fisicamente la più originale ed attraente. Con i capelli cortissimi, quasi rasata. Gentilissima. Non compro mai nulla, ma più volte vado lì a chiedere di aggiungere un buco alla cintura economica comprata altrove. Conto solo che si ricordi che mia moglie invece lì compra qualcosa. Lei ricorda o è disponibile comunque. L'ho incontrata l'altro giorno con un passeggino. . Lei ha sorriso ed io ho risposto senza ricordare in quel momento chi fosse. "Accipicchia, è una mamma", mi sono detto poi, ricordandomi di lei.
Infine stamane ho incontrato, tornando a casa, una giovane netturbina che ramazzava il marciapiedi. Molto bella, bionda con la coda di cavallo. Elegante e bella come un po' tutte le netturbine di Ostia. Torno a chiedermi se quella grazia sia un caso o qualcos'altro. Un criterio di selezione? Oppure con gli anni le netturbine e tutte le ragazze italiane sono diventate più carine? Forse più gradevoli perché più istruite. Mangiano meglio e fanno palestra. Netturbine diplomate e laureate di un Paese in cui l'istruzione conta sempre meno. Mi chiedo se non c'entri qualcosa l'attrazione sessuale nella mia curiosità. Mi rispondo di no. No, se non in senso vago. Per non apparire curioso come sono, attraverso il marciapiede e mi fermo sotto la pensilina. Così sembro aspettare l'auto, mentre scruto la netturbina. Mi sembra di buon umore, felice di fare quello che fa, mentre raccoglie nella paletta foglie e terriccio che poi versa nel bidone. Mi chiedo se la grazia sia una esclusiva dotazione femminile. Soprattutto sì,. La grazia e la forza. Penso a Greta che a sedici anni sta mobilitando il pianeta in una battaglia che per la politica non è pagante. C'è anche qualche ragazzo però a darci speranza e sorriso. C'è Manuel Bortuzzo, il diciannove paralizzato agli arti inferiori, per colpi sparati "per sbaglio". Lui che ora dice: "Se dovessi incontrare chi mi ha sparato penso che riderei. È assurda la cosa che hanno fatto".
I giovani, Greta in testa, chiedono a noi adulti (me compreso, troppo adulto) di fare qualcosa per loro ed il loro futuro. "Noi" perché noi abbiamo il potere (chi molto più, chi molto meno) purtroppo. Per adesso vedo solo la grazia e la forza che loro, ragazze e ragazzi, regalano a noi.

martedì 12 marzo 2019

Non sono tutti miei figli


Sarò troppo dubbioso su quasi tutto. In questo caso non lo sono affatto. So chi è il colpevole dell'ultima tragedia aerea. Rivivo il retroscena con minime sfumature di approssimazione. I responsabili tecnici della compagnia si accorgono che qualcosa non va nel nuovo software. Ne sono certi dopo la precedente sciagura. Riferiscono all'Amministratore delegato. Che fare? Fermare i voli? Sarebbe una catastrofe di immagine e finanziaria. No, non scelgono consapevolmente un altro disastro. Sarebbe una catastrofe maggiore. E soprattutto si sentirebbero assassini. Alle persone normali non piace giudicarsi assassini. E' intollerabile. Preferiscono convincersi che si può aggiustare la cosa, senza fermare i voli. Al contempo si suggeriscono ai piloti particolare accortezze. Così si convincono, debbono convincersi, di salvare l'impresa che li paga lautamente, senza mettere in pericolo vite umane. Funziona così la mente umana. Funziona così la falsa coscienza. Funziona così il Capitale con i suoi funzionari. E' una storia ben nota da tempo. Arthur Miller, ingiustamente forse più noto per il suo matrimonio con Marilyn che per la sua drammaturgia, l'aveva scritta più di 70 anni fa. Poco dopo iniziò il processo maccartista per le sue presunte di attività antiamericane, per essere un comunista cioè. Scrisse (1947) "All my sons". Minima la differenza con la tragedia di ieri. Lì il protagonista era comproprietario di una azienda che forniva pezzi all'aeronautica. Quando i pezzi si rivelarono difettosi scelse di rischiare. Fu una ecatombe. "Cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto farmi portare via 40 anni della mia vita? Non l'ho fatto per me. L'ho fatto per la mia famiglia. Non pensavo che sarebbe successo". Del Capitale oggi i nuovi comunisti non parlano più. Parlano di finanza, di Ue, di euro, di austerità e cosucce così. Il Capitale resta lì indisturbato, pronto a massacrare sfruttati, ma anche sfruttatori. Perché non c'è spazio intermedio fra il successo ed il disastro. Se sbagli un pezzo, se non ottimizzi il profitto nella grande giostra della concorrenza, ti aspetta il fallimento. Questa è l'anarchia capitalista. La tragedia climatica non fa notizia perché è un processo e non un evento, tranne l'investimento mediatico nella storia di Greta e nel sussulto di parte della generazione nuova, sussulto generoso ed inutile. Aspettiamo ulteriori inevitabili notizie di sciagure, ingannando l'attesa con ciance su neri e su Soros.

venerdì 8 marzo 2019

Otto marzo, le ricorrenze e le feste


Ci sono quelli ostili a celebrare ricorrenze e quelli che non lo sono. Io non lo sono. Ragionevole ed utile che ci si dia appuntamento per concentrarci insieme su un tema. Ragionevole che oggi si mettano da parte i congiuntivi di Di Maio e il bullismo di Salvini. Purtroppo la festa di oggi è inevitabilmente un'occasione di scuse: verso le donne e verso se stessi. Per lo spreco immane di metà del cielo che ferisce le donne e impoverisce tutti, uomini e donne. P.S. Da nonno, auspico anche l'invenzione di una festa dei bambini, i cuccioli d'uomo che fingiamo di amare. Quando, ad esempio, "amorevolmente", andiamo a picchiare gli insegnanti che osano segnalarci lacune dei nostri pargoli.

giovedì 7 marzo 2019

L'Ordine e il Caso


Penso che la politica appartenga al ceto medio. Quelli che stanno sotto o stanno sopra non se ne occupano davvero, per rassegnazione i primi, per intelligenza i secondi. Penso anche che il ceto medio, istruito e garantito, non esprima bisogni, se non quando le sue garanzie sono minacciate o scalfite. Come avvenne contro Renzi che scelse di corteggiare il Capitale, devastando vecchie sicurezze. Il ceto medio garantito ha però bisogni prevalentemente emotivi. Soprattutto quello di sinistra e democratico che detesta, molto o abbastanza, il cattivismo e il razzismo. Ma non ha nulla da dire su un possibile ordine nuovo. Diciamo che Salvini riempie, come bersaglio, la vita emotiva del ceto medio democratico, come i migranti riempiono la vita di Salvini e dei salviniani. Parte del ceto medio finge di coltivare sogni palingenetici nel segno delle bandiere rosse. Ma non ci crede davvero. Infatti non fa nulla perché il sogno si realizzi. I rossi, quei rossi, si appagano nell'avere ragione, innocui. Il Capitale non batte ciglio perché quei rossi sono inoffensivi e puro folklore. E perché, guardando distrattamente alla politica in scena, il Capitale non può essere certo che Zingaretti sia preferibile a Salvini o viceversa. Lascia correre. Godendosi ville, barche, ostriche ed escort. Se qualcuno minaccia davvero quell'ordine il sistema lo punisce automaticamente con crisi e licenziamenti. Finché tutto non torni a posto. Solo raramente il Capitale interviene intenzionalmente, come il Demiurgo di Platone, per correggere il mondo che va fuori dal percorso assegnato. Intanto contempla divertito i movimenti del Dio Caso che produce valanghe avviate da un fiocco di neve: una designazione avvenuta per pochi voti, perché quel giorno i parenti del contendente di Di Maio, al voto preferirono una gita. Piccoli movimenti, piccole valanghe del Caso. Mentre le montagne restano intatte e l'Ordine regna incontrastato.
N.B. Dedicato ad Arnaldo Colombo

mercoledì 6 marzo 2019

Spreco è...


1. Le bancarelle di paccottiglia che sfregiano la bellezza di San Pietro e del Colosseo.
2. Le case sfitte, le stanze inutilizzate, le seconde case inabitate, le devastanti ed inutili colate di cemento.
3. Il giovane nero e robusto (come sottolineerebbe un ministro) che sta all'ingresso di Conad col cappello in mano sperando in improbabili elemosine, mentre non è previsto che qualcuno lo impieghi per spazzare per terra o per liberare il negozio dalle immondizie (o magari per insegnare arabo giacché non è escluso sia un bravo laureato).
4. Sedurre con agevolazioni pensionistiche gli anziani a smettere di lavorare e passare il tempo in panchina.
5. Insegnare a chi non vuole imparare o non vuole farlo al momento e non insegnare a chi vuole imparare, ma non ha i mezzi per farlo.
6. Impiegare un esercito per controllare che gli sposi divorziati non facciano sesso fra loro e non freghino il reddito di cittadinanza.
7. I nuovi operatori dei centri per l'impiego con caratteristiche identiche a quelli già esistenti, pur con l'affascinante nuovo nome di navigator.
8. Non avere una anagrafe delle competenze dormienti e non averne una della domanda di competenze.
9. Il filtro che fa sì che le donne, maggioranza alla laurea, maggioranza fra insegnanti e ricercatori, diventino striminzita minoranza fra presidi e rettori.
P.S. Lista che può crescere a dismisura.
N.B. Abbattere lo spreco di ricchezza e di vite è il mio programma di governo. Il programma opposto (e da tempo vincente) è quello che investe nello spreco che creerebbe -dicono- occupazione e ricchezza.

martedì 5 marzo 2019

La bandiera per riconoscersi davvero


La nostra Costituzione Repubblicana ha forti elementi di Socialismo. Di Socialismo però nel nostro Paese non c'è traccia. Si potrebbe dire perché la Costituzione è tradita oppure perché la Costituzione ha margini di ambiguità che hanno reso possibile aggirarla o renderla innocua e rispettosa del vecchio ordine. Allora, in attesa di rendere un giorno meno ambigua e più "direttiva" la nostra Costituzione, oggi riconoscerei Democrazia Socialista in un partito che a proposito dell'art. 4
( La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società),
promuova nel senso di "realizzi" le condizioni che rendano effettivo questo diritto (al lavoro). Più chiaramente: inoccupazione zero.
Egualmente, a proposito dell'art. 41
(L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali ),
direi che, malgrado il primo comma che appare dare via libera al privato, è negli altri due commi assolutamente socialista. In questo caso è chiaro che la Costituzione è stata propriamente disattesa e tradita. Più chiaramente: l'Ilva avrebbe dovuto essere chiusa da tempo, transitando i suoi lavoratori ad altro impiego (vedi ancora art. 4).
In conclusione, Zingaretti (???) o chi per lui, per essere riconosciuto autenticamente socialista dispone di una bandiera e di una cornice di programma, già disegnate dai padri costituenti che guardarono a sinistra. Al centro e a destra sarebbe assai più complicato agitare la bandiera della Costituzione.

lunedì 4 marzo 2019

Cosa fare di Zingaretti


E' una usuale sciocchezza dire che non bisogna impicciarsi nei problemi di un partito che non è il tuo. Io mi impiccio, perché questo partito era il mio e l'ho rispettato, a modo mio, non andando a votare. Mi impiccio perché non escludo che possa tornare ad essere il mio. Visto che a sinistra non scorgo progetti radicali ed innovativi. Trovo i soliti sogni di un ritorno indietro, prima del Jobs act, come se tutto fosse nato lì. Trovo il complottismo antiSoros ed antiUe, trovo troppe cose in comune con la destra, come il deficit facile in nome della sovranità nazionale, come spingersi a sposare un gorilla, in nome del doveroso antimperialismo. Non vedo il coraggio e la convinzione di indicare una prospettiva socialista. La piena occupazione sembra addirittura una utopia, benché ovvia e benché facile, se solo si volesse riappropriarci collettivamente del nostro destino. Quindi debbo chiedermi se non accontentarmi di un partito grande contenitore che almeno ospiti in sé quella opzione Socialista che sappia lievitare un nuovo senso comune. Se il folto drappello renziano facesse le valigie verso un partito centrista e macroniano (magari annettendosi Forza Italia), la strada sarebbe più percorribile.

domenica 3 marzo 2019

Le primarie non più mie


Così accompagno al gazebo di Piazza Anco Marzio di Ostia la persona a me più vicina. Lei vota alle primarie Pd, da non iscritta, io no, da ex iscritto. Lei, più accentuatamente "sociale" di me, io più a sinistra di lei politicamente, se così si può dire, ma senza partito. Lei convintamente per il voto utile. Io evidentemente no, pur consapevole, al solito, di potere sbagliare. A suo tempo ebbi un colpo quando lei mi annunciò che avrebbe votato Renzi. Le è passata. Vota Zingaretti. Non so cosa decideranno le mie figlie. Siamo una famiglia politicamente unita solo da un vago denominatore di sinistra. Mentre lei vota, io guardo quella che fu la mia gente, come se la guardassi da Marte. Come uno che incontra la sua ex fidanzata amata. C'è più gente del previsto al gazebo. Alle dieci, quando arriviamo, calcolo ci siano in fila sessanta persone: età media cinquanta anni, ceto medio istruito, prevalentemente femminile. C'è un'aria di ottimismo. I conoscenti che incontro mi invitano a votare e a votare Zingaretti. Dal mio test estemporaneo dovrebbe farcela. Mi è difficile persuadere me stesso che è indifferente chi vinca. Non può essermi indifferente tornare alla stagione della quieta navigazione nell'esistente, con Letta o Gentiloni, o sprofondare nell'abisso salviniano. Mi dico che sto rifiutando questa alternativa in nome di una sinistra radicale e sostenibile.che non c'è. Forse però non voto semplicemente per una opzione etica, per rispetto a quello che era il mio partito. E' pressocché scontato che domani mi pentirò. Come quando per Roma votai addirittura Raggi per non votare Giachetti.
N.B.Dedicato a Ines Loddo

venerdì 1 marzo 2019

L'eguaglianza impossibile


Avevo letto che ricerche Usa dimostrano che la classe sociale (il reddito dei genitori) più che il livello di istruzione predice il successo professionale di una persona. Oggi leggo che ricerche a Napoli e a Torino dimostrano che la durata media della vita è fortemente correlata ai poli "periferia-centro"; addirittura, inequivocabilmente, nei territori corrispondenti ad ogni fermata di un bus che attraversa la città di Torino dal centro alla periferia l'età media della vita scende di 6 mesi. Similmente nelle due città si dimostra che i malati di cancro curati negli stessi ospedali e con gli stessi farmaci vivono di più se di reddito più elevato. Perché, come sintetizza bene Francesco Merlo oggi, su Repubblica, i meno abbienti faticano di più anche per raggiungere gli ospedali e perché hanno case meno accoglienti e perché non si permettono l'assistenza domiciliare più costosa. Riferisco grossolanamente e solo per ribadire quanto già mi appariva ovvio. E' una grande conquista l'istruzione per tutti, con obbligo scolastico e borse ai "meritevoli bisognosi". Egualmente dobbiamo essere felici di avere una Sanità pubblica, con servizi essenziali eguali per tutti. Però l'eguaglianza vera è un'altra cosa.