lunedì 31 dicembre 2018

Auguri conformisti, ma anche no

Alla fine scelgo il conformismo. Scelgo i riti, pur comprendendo bene le ragioni di chi vi si sottrae. Auguri quindi. A chi? Agli amici e compagne di speranze e visioni. Agli ultimi del mondo. Ma anche ai primi. Perché anche i poveri primi cercano la felicità. Tutti la cerchiamo noi umani su questa zattera perduta nell'universo. . Auguro felicità quindi anche a Salvini che invece non è capace di augurarla a tutti. Non gli auguri naturalmente di perseguire i suoi obiettivi. Gli auguro felicità, sapendo che la felicità è impossibile se non si condividono dolori e speranze degli ultimi. Gli auguro di convertirsi quindi. A lui e a quelli come lui.

sabato 29 dicembre 2018

Il mio pensierino del pomeriggio è questo:


Le persone agiscono, parlano, si dividono come se esistesse soluzione ai grandi problemi dell'umanità. Anch'io faccio così. Fingo di credere, voglio credere che ci sia una sintesi giusta e possibile ai conflitti fra nativi e migranti, fra merito e bisogno, fra libertà e governo. Voglio credere che basti emendare un po' le ricette fallimentari della Storia. Voglio credere al Socialismo. E dico di crederci. Ma non fidatevi: non sono proprio sicuro. Forse per questo non mi unisco a tifosi e invasati . Appaio gentile. In realtà non sono certo che chi mi contraddice dica balle più grosse delle mie.

giovedì 20 dicembre 2018

Per fortuna i più poveri non sanno


Per ridurre il costo del reddito di cittadinanza e far quadrare i conti, i tecnici hanno fatto notare a Di Maio che il 10% degli aventi diritto prevedibilmente non farà richiesta del reddito. Semplicemente perché non saprà di averne diritto. Per Di Maio e per il governo è una piccola boccata di ossigeno.A me invece sembra che quelli che non lo chiederanno dovrebbero averlo per primi, procedendo d'ufficio. Proprio perché chi non lo chiede è evidentemente chi sta peggio, è emarginato ed escluso dai flussi comunicativi. Purtroppo però Di Maio, come forse tutti, tiene più all'apparire che al rispetto della sua generosa visione. Eppure basterebbe far pagare di più chi può. Basterebbe, ma è impossibile, perché contraddirebbe il contratto di governo in cui Salvini ha voluto la flat tax cioè che i ricchi paghino in proporzione meno dei poveri. Abbiamo infatti non un governo ma due governi in uno, in perenne negoziazione. Ringraziamo quindi che di fatto la flat tax non è ancora applicata perché i suoi costi sono del tutto insostenibili. E prepariamoci all'ennesimo conteggio, nelle statistiche di Natale, dei morti per freddo.

P.S. Vi chiedo di essere patriottici. A nessuno venga in mento di informare un senzatutto che ha diritto al reddito di cittadinanza. Né, a maggior ragione, lo aiuti a fare la domanda. Potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso e saltare il bilancio,

mercoledì 19 dicembre 2018

Piccole cose per passare il tempo senza parlare (quasi) di politica


Fra le cose del vecchio mondo che scompare ricorderemo il congiuntivo. Mi chiedo se non sarebbe bene abrogarlo subito, senza aspettare i tempi lunghi della sua consunzione. Per non dover ghettizzare come radical chic, nemico del popolo, chi ne fa un uso corretto. Per una questione di democrazia insomma, per quella sana ignoranza che oggi si chiama democrazia. Stamani all'Ufficio anagrafe del Comune, malgrado l'appuntamento alle nove, aspetto le dieci per entrare. Nell'attesa, per ingannare il tempo leggo e rileggo molteplici avvisi al pubblico dalla sintassi contorta e spesso incomprensibili. Poi assisto alla scenata di una donna polacca allo sportello informativo. Urla contestando con veemenza non so quale disservizio. Per tenere allenata la mia mente senile rifletto sul fatto che le polacche possano inveire liberamente contro le impiegate italiane. Cosa che evidentemente ad una donna abbronzata non viene mai in mente di fare. Poi entriamo. L'impiegata mi invita a poggiare l'indice della mano destra sul sensore: "Spingi". Mi sta dando del tu? A Roma è normale. I medici poi danno proprio sempre del tu. Ma tu devi rispondere con il Lei, facendo sentire che è maiuscolo. Nella risposta il romanesco è sospeso. L'impiegata - dicevo - mi dice "spingi". Poi però mi dice "sollevi". Pare che mi dia del tu quando devo spingere e mi dia del lei quando debbo sollevare. Ho il dubbio di aver sentito male. Ma fa la stessa cosa con mia moglie subito dopo. Ok, il governo del cambiamento, cambi almeno questo. Abolisca per decreto il congiuntivo, anche quello esortativo!

martedì 18 dicembre 2018

La tentazione di cancellare il mondo


Il mio vicino di casa mi vuole bene. Ne sono convinto, anche se ci frequentiamo poco. L'altro giorno ne ho avuto certezza. Senza motivo alcuno, incontrandomi sul pianerottolo mi ha detto “Turi (mi chiama così, come pensa si debba chiamare un Salvatore siciliano), ti devi fare i c...tuoi”. E gesticolava per dare forza all'invito, per farmi capire che parlava per affetto e con ragione. Lui non immagina che il contenuto del suo invito è per me una tentazione perenne: in conflitto con altre passioni di stampo “altruistico” (cioè egoistiche in modi più raffinati), quali pre-occuparsi del prossimo più lontano o addirittura di quelli che ancora non ci sono. Sto pensando a quelle parole e sto pensando che una ragione ci sarà se oggi il mio pendolo emotivo guarda verso l'egoismo, quale normalmente inteso. Credo che la causa sia la complessità del mondo che ho davanti. Più complesso che mai. Al punto di non sapere più l'effetto delle mie azioni e delle mie buone intenzioni. Sicché mi pare di fingere se, ad esempio, scrivo, come ho appena fatto, una lettera al Ministero dell'Interno in cui chiedo conto della sorte dei profughi sbarcati a forza in Libia e chiedo conto della sorte di Silvia Romano. Non servirà a niente. Solo a me stesso. Si riaffaccia la vecchia tentazione epicurea: il lathe biosas, il vivi appartato, lontano dalla politica, ritagliandoti un angolo simile al giardino epicureo in cui coltivare amicizie e piaceri semplici. Ammesso che la politica che decidessi di ignorare non si occupi di me, magari distruggendo il giardino. Così oscillo fra egoismo in senso stretto ed egoismo altruistico o impegnato. Il mio primo progetto di tesi universitaria si intitolava “L'ateismo di Epicuro”. Volevo riflettere su quegli dei epicurei felici e disinteressati agli umani perché paghi in se stessi. Un ateismo sostanziale, pensavo. Poi, per ragioni complicate, lasciai perdere e infine la mia tesi fu in pedagogia e impregnata di politica. Vabbè, oggi ho nella mia mente prevalgono le parole del vicino di casa e quelle di Epicuro. Domani forse quelle opposte di papa Francesco (o di Karl Marx).

sabato 15 dicembre 2018

Lui, loro e il Paese inconsapevole


Antonio Megalizzi, il ventinovenne giornalista italiano, così brillante, così europeo, precario come i più dei nostri giovani migliori, è morto. Ucciso da un coetaneo latore di un morbo distruttivo. Morto, lontano da casa, come altri giovani eccellenti - come Valeria Solesin - che l'Italia espelle perché il nostro non è un Paese per giovani eccellenti, ma solo per figli e nipoti, solo per raccomandati. Chissà perché. E chissà perché proprio loro finiscono assassinati. Il caso o cosa? Le mie condoglianze alla famiglia e alla sua fidanzata che sanno bene cosa hanno perso. Le mie condoglianze anche al mio Paese inconsapevole.

Dei delitti, delle pene e della cura


Ognuno di noi ha la sua personale graduatoria degli orrori. Chi è inorridito soprattutto dagli stupri, chi dalle torture, etc. Io non avrei nulla da obiettare all'ergastolo in questi casi, se non fosse per il rischio di indurre il violento ad uccidere. Ma darei due ergastoli - per così dire - a chi fa violenza sugli inermi nel chiuso delle case e delle istituzioni addette alla cura ed alla custodia. Credo peraltro che ce ne occupiamo troppo poco. Tranne quando qualcuno non dedica la propria vita a rivendicare giustizia. Vedi Ilaria Cucchi. Ma sembra che non sappiamo né punire né tanto meno prevenire le violenze nelle caserme, nelle carceri, nelle scuole d'infanzia nelle cosiddette "case di riposo" degli anziani. Le notizie e le cronache nei pochi casi in cui i sadici vengono scoperti durano solo lo spazio di un giorno. Poi più nulla sappiamo di processi e sanzioni. Forse non vogliamo sapere, avendo nipoti o genitori affidati a sconosciuti. A modo mio con questo post minimamente riparo, ricordando l'ennesimo caso, quello nella casa di riposo nel riminese. Anziani abbandonati al freddo e alla fame. Uno sguardo politico mi suggerisce che la causa è da un lato nella ricerca del profitto massimo nei privati. Dall'altro lato nell'incompetenza degli operatori, se è vero che sistema valoriale, oltre ai saperi professionali, è parte della competenza (o incompetenza) di poliziotti, insegnanti ed operatori socio-sanitari. Ma la politica a sua volta non ha priorità valoriali congrui, né competenze né convenienze nel dare priorità al tema. Ha più convenienza a promettere meno anni di lavoro e più deficit in barba a Bruxelles, deficit che contribuirà ad elevare il debito e così giustificare l'impossibilità di rimuovere ingiustizia e sopraffazione degli indifesi.

venerdì 14 dicembre 2018

Santiago, Italia: io coi radical chic e il popolo chissà dove


Ho fatto appena in tempo a fare il biglietto per una proiezione eccezionale al Cineclub di Cinelandia di Ostia per il film preceduto dalla presentazione di Moretti superstar. Pubblico prevalentemente maturo e forse prevalentemente femminile, come di solito. Anzi sono stato abbastanza sorpreso per qualche giovane in sala. Se ci fosse una cineteca nazionale con proposte per la Scuola, "Santiago, Italia" dovrebbe esserci. Però la Scuola si attarda nella convinzione che ciò che è recente (anche 45 anni, in questo caso) è negativamente "parziale" o "politico". Di quella parzialità che Moretti rivendica nel film, rispondendo al generale golpista che dubitava dell'imparzialità del regista. Il film ricostruisce il golpe e soprattutto l'ospitalità dell'ambasciata italiana a centinaia di cileni minacciati di arresto, tortura e morte. Con l'iniziativa solidale dei numeri due e tre dell'ambasciata, in assenza del titolare e nel silenzio del Ministero degli Esteri. Molti applausi a Moretti quando si è detto contento che il film sia uscito in questa fase storica in cui l'accoglienza è diventata un disvalore. Come un messaggio opposto al nuovo e disumano senso comune. Messaggio in sintonia con le testimonianze nel film documentario di cilene e cileni trasferiti dall'ambasciata in Italia dove in molti sono rimasti e che ricordano quei primi anni, in Emilia e altrove, ma soprattutto in Emilia - allora rossa e per qualche tempo ancora rossa - con quell'accoglienza così calda e con il facile inserimento nel tessuto produttivo e sociale in cui allora appariva normale che la nuova arrivata cilena potesse coordinare, per la sua specifica competenza, lavoratori italiani. E c'è in qualche testimone cileno il doloroso disappunto per l'Italia che oggi sembra perdere l'anima. Nella nuova Italia in cui - direi - si vogliono prima gli italiani, anche se primi nell'inferno. Costruendo così proprio l'inferno.
Ho pensato all'angoscia che cominciai a provare già prima del golpe, quando era chiaro l'accerchiamento del governo minoritario di Allende con i media contro e con lo sciopero dei camionisti che metteva in ginocchio il Paese, oltre che con il palese ruolo ostile degli Usa. Ho pensato anche, con senso di colpa che pochi mesi dopo, nel dicembre del 73, riuscivo a godere delle domeniche senza auto, in bici con mia figlia sul sellino. Ho pensato a quella studentessa cilena incontrata nei primi anni '90, a democrazia riconquista in Cile, che si stupiva della mia commozione quando le parlavo di Allende. Ebbi stupore per il suo stupore come mi accadde più recentemente a Praga chiedendo a giovani praghesi, in piazza Venceslao, dove fosse il memoriale di Jan Palach. Era lì vicino. Non lo vedevo perché il memoriale è una lapide orizzontale. Un po' come le lapidi delle vittime della Shoa giorni fa divelte a Rpoma da giovani arrabbiati contro le vittime che noi odiati radical chic onoriamo. Odiate proprio perché noi le onoriamo. Quei giovani praghesi nulla sapevano di Jan Palach. Dispero che si riesca a restituire Storia e memoria alle nuove generazioni del web.

lunedì 10 dicembre 2018

Le mie certezze sul reddito di cittadinanza



La prima certezza – che è una certezza morale, oltre che economica – è che ogni persona nello stato di cose attuali (con grandi ricchezze potenzialmente patrimonio di tutti, ma mal distribuite) possa e quindi debba avere un tetto, cibo e cure.
La seconda è che il lavoro di cittadinanza sia preferibile al reddito di cittadinanza, quando può realizzarsi (e si può, quindi si deve).
La terza è che il reddito di cittadinanza debba essere universale ed incondizionato Sembra la soluzione più costosa ed è invece è la meno costosa e la più semplice, come molti ignorati studiosi hanno cercato di dimostrare. Solo da ben dimensionare.
Condizionare infatti il reddito di cittadinanza a prerequisiti personali economici e/o alla disponibilità ad accettare un lavoro congruo complica tutto. E costringe a diseconomie e sprechi per il necessario pesante apparato di controllo. Molto meglio assicurare tetto, cura , reddito monetario minimo per nutrirsi (400 euro?) a tutti, ricchi compresi, i quali di fatto lo pagheranno abbondantemente con patrimoniale e più intensa progressività.
P.S. Il lavoro di cittadinanza progressivamente sostituirà o meglio si integrerà al reddito di cittadinanza (unico reddito nelle future brevi fasi di non lavoro o passaggio da lavoro a lavoro) come fase di lavoro protetto ed accompagnato a formazione ed orientamento. Il pieno impiego produttivo sarà il segno del Socialismo raggiunto, dopo la fase di transizione accennata. Socialismo bussola per orientare un grande progetto di trasformazione, eguaglianza possibile e sicurezza.

domenica 9 dicembre 2018

Dall'alto al basso, tornando al pregiudizio


Dopo un'ardita citazione di una citazione da Gramsci, scendo in basso. Ieri, con mia moglie, abbiamo scelto il solito bar per un aperitivo che di fatto è una cena low cost. Con 5 euro cadauno abbiamo mangiato pizzette, patatine fritte, pasta, polpettone, polpettine, wurstel, broccoli bianchi, broccoli verdi, piselli, spinaci; il tutto accompagnato da un prosecco. Al solito ci chiedevamo come faccia il gestore a sostenere quei prezzi e quella discreta qualità. "Guarda quanta roba piglia quel ragazzo! Quello che piglia deve costare più di 5 euro". In effetti quel ragazzo che era accompagnato da un amico tornava ripetutamente al buffet e riempiva sempre il piatto. Soprattutto di wurstel. E non capivo come potesse mangiare tutto quel pane. Poi, riuscendo -con mia convinta ammirazione - a non far cadere per terra quel cibo che straripava, tornava al suo tavolo che non vedevo perché dietro l'angolo. Ci aspettavamo che il gestore dicesse qualcosa come: "Hai ancora fame?". Invece niente. Siamo usciti. E allora ho riso di cuore di me stesso. Ancora una volta il pregiudizio mi aveva fregato. Il ragazzo era nel tavolo appartato, con l'amico. Ma anche con due ragazze. Le cose con cui riempiva svariati piatti erano almeno per tre (se non in parte per quattro): per lui, per le due ragazze e forse anche per l'amico che mi era apparso più misurato.

Gramsci (e la rivoluzione), invece che tirare sassate


Ieri, ad Ottoemezzo, ho sentito Alessandro De Angelis citare con pudore Antonio Gramsci. Voglio dire che si vergognava esplicitamente a citare cose da colti, se non da famigerati radical chic. Mi ha sollevato un po' perché mi sono ritrovato in quel Gramsci che invita a cogliere il nucleo di verità contenuto nelle visioni degli avversari. Perché se non lo si fa - mi pare volesse dire Gramsci (ed anche De Angelis) - l'alternativa è la cecità e il muro contro il muro che ci fa perdere intelligenza. Beh, credo di essermi ispirato a Gramsci, senza saperlo quando ho osato dire nel primo esempio che mi viene in testa che l'attacco di Giorgia Meloni a suo tempo ascoltata qui ad Ostia era fondato. Contestava la sinistra che nulla diceva e nulla faceva per combattere lo scandalo dei piccoli rom sottratti alla scuola per procurare reddito con i piccoli furti. Il mio consenso si fermava qui; altrimenti militerei in Fratelli d'Italia e starei con quelli che pestano le madri dei piccoli rom. In effetti la sinistra tace su questo e su altro ed è incapace di declinare un "sì, però". I piccoli rom rubano assai più dei piccoli italiani, però nessuno offre alternative in termini di alloggi e di integrazione. Neanche la sinistra che si accontenta di contestare il razzismo e che si appaga di questo. Insomma mi è venuta voglia di rileggere Gramsci. Intanto ho trovato qualcosa di Togliatti riguardo il Gramsci di De Angelis. Dove Togliatti dice di Gramsci: " Vi è però sempre la coscienza che la posizione avversaria, quando è degna di considerazione e non puro gioco di abilità avvocatesca, fa parte di una realtà assai più complessa di ciò che può risultare dagli argomenti e dalle parole, ed è allo studio di questa realtà che bisogna rivolgersi, per mettere a nudo la sostanza dei contrasti".

sabato 8 dicembre 2018

A proposito di diversità ed eguaglianza


Un piccolo episodio. Stamani nel percorso per andare al bar vicino casa vedevo da lontano persone che aggiravano un ostacolo. Avvicinandomi ho visto meglio. Aggiravano un ramo che ingombrava il marciapiede. Poi ho visto di spalle un uomo dalla pelle nera. Si è chinato per raccogliere il ramo che ha poi depositato nel bidone lì presso. Ho pensato che probabilmente, seguendo il branco, neanche io avrei rimosso quel ramo. Ho pensato che siamo diversi. Ho pensato ai pro e ai contro di ogni cultura. Ho pensato a quel che ogni cultura può apprendere da altre culture. Nessuna grande scoperta. Solo una piccola esperienza, interessante per la sua evidenza.

La sicurezza che Salvini non ci dà


Non nascondiamoci dietro un dito. Siamo seri e sinceri. In rapporto agli italiani gli immigrati che non si vogliono integrare rapinano e stuprano di più nelle periferie. Però gli italiani rubano assai di più nelle banche e negli appalti. Uccidono assai più con le costruzioni abusive vicine ai fiumi e con ponti mal costruiti e privi di manutenzione. Uccidono assai più ospitando 2.000 ragazzi in discoteche che dovrebbero ospitarne 1.000 o lanciando gas urticanti per ridere un po'. Stuprano di più entro le mura inviolabili delle sacre famiglie. Gli italiani si uccidono anche di più per farsi un selfie sulle rotaie al passaggio dei treni.
Non serve dire balle per sconfiggere i salviniani. Basta dire la verità.

L'importanza di trovarsi un nemico


Salvini, a Piazza del Popolo, addirittura cita Martin Luther King e nessuno si indigna! E' accolto con amore da Roma ladrona. Può dire e fare di tutto. Se prima diceva "Prima il Nord" e poi "Prima gli italiani", domani potrebbe dire "Prima l'Europa" con lo stesso consenso. Il nemico necessario potrebbe essere la Cina, Putin, Trump. Perché no? Una Sinistra spregiudicata potrebbe cercare di conquistare il cuore di Salvini per realizzare ciò che i rossi non sono riusciti mai a realizzare.

giovedì 6 dicembre 2018

Il diritto di uccidere


Ieri in Tv su Raimovie ho recuperato "Il diritto di uccidere", del sudafricano Hood,  che avevo perso nelle sale. Storia esemplare di un conflitto etico: "E' giusto sacrificare la vita di una bambina per evitare la morte probabile di decine di persone"? Se i missili degli angloamericani colpiranno un caseggiato che ospita i prossimi kamikaze una bambina lì vicino quasi certamente morrà. Divisi i militari, i politici ed anche i consulenti giuridici. Solo una forzatura del colonnello operativo (la bravissima Mirren) consentirà il lancio dei missili. A costo di falsificare i dati statistici sul rischio dei cosiddetti "effetti collaterali". Grande suspense. Film eccellente, fra quelli da proiettare nelle scuole per una educazione filosofica ed etica. Ma quante scuole l'avranno fatto?

mercoledì 5 dicembre 2018

Fra ragionevole pregiudizio e razzismo


E' capitato di recente che un amico ed un'amica mi abbiano contestato pregiudizi. Il fatto è che io denunciavo da me i miei pregiudizi. Per il semplice motivo che considero sia normale, anzi salutare, avere pregiudizi. Fino ad un certo punto. Treccani così definisce il pregiudizio: “Idea, opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali, senza una conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore (è sinon., in questo sign., di preconcetto)”. Io direi che il pregiudizio è il risultato di esperienze o informazioni precedenti che ci fanno anticipare il giudizio su un evento. Infatti non siamo costretti ad aspettare che un albero produca nuovi frutti. Se quello che vediamo è un albero eguale a quello che abbiamo già visto produrre un determinato frutto, ci aspettiamo che questo faccia lo stesso. Qualche volta poi succede che produca frutti diversi perché ha subito un innesto. Allora ammetteremo l'errore. Ciò non toglie che la scommessa sul risultato sia ragionevole. Spesso l'assenza di pregiudizi comporta rischi e disastri. Immagino di dover camminare di notte in una strada buia di periferia. Vedo venire verso di me tre donne. Nessuna preoccupazione. Vado avanti. Vedo venire verso di me tre uomini. Come minimo mi tengo all'erta. Potrebbero essere tre balordi che tenteranno di scipparmi. Vedo venire verso di me tre neri. La mia ansia cresce. E' probabile che siano disperati che hanno ricevuto l'ordine di espulsione e che siano disposti a tutto. Del resto le statistiche ci dicono che il tasso di criminalità fra gli immigrati è più alto che fra i nativi. Non nei reati da colletti bianchi (corruzione, frode fiscale, etc.) , ma negli altri sì. Allora probabilmente cambio marciapiede. E' effetto del pregiudizio? Sì. E' sintomo di razzismo? Non necessariamente. Dimostrerò razzismo se incontrando quelle persone di giorno fra la gente e parlandomi loro di politica o di filosofia, non vedrò l'ora di andare via.
Come dice un personaggio interpretato da George Clooney in un film di cui non ricordo il titolo importante non è il giudizio che do di una persona incontrandola la prima volta (è bianco, è nero), ma il secondo giudizio che do di lei conoscendola. Insomma l'uomo “normale” ha un salutare grado di pregiudizio. Il razzista ha un grado patologico. Nessuna esperienza che contraddica il pregiudizio riuscirà a fargli cambiare visione del mondo. P.S. Perché questo post? Per suggerire di parlare ai nostri concittadini, partendo dai nostri comuni pregiudizi. Per essere credibili. Se invece ci interessa per nulla la pedagogia e ci interessa molto un capro espiatorio, allora dagli al razzista. A lui come a noi serve il capro espiatorio. Non ci interessa cambiare il mondo.

domenica 2 dicembre 2018

L'ospitalità del bel Paese


Altro incendio ed altro morto, un ragazzo diciottenne del Gambia, come due anni fa, ancora lì, a San Ferdinando in Calabria, quando a perdere la vita fu una ragazza nigeriana, nella tendopoli di immigrati, braccianti sottopagati in condizione di quasi schiavitù. Evidentemente condizione preferita al morire di guerra o di fame nei Paesi di provenienza oppure di torture nei lager libici voluti, subiti o promossi da Minniti - poco cambia-ed ereditati da Salvini. Lì morì mesi fa - ricordate?- un altro ragazzo immigrato, ucciso da un bianco perché raccoglieva lamiere abbandonate per farsi qualcosa di simile ad una capanna.
Se Dio ci fosse non perdonerebbe gli ipocriti che non vedono e non parlano. Non perdonerebbe neanche i "rivoluzionari" che si dividono fra chi vuole un partito comunista con la "i" e chi lo vuole senza "i". Il riferimento al Pci ed al Pc è del tutto intenzionale.

I trasparenti e i misteriosi


Di fronte a me, sul trenino, un ragazzo fra due ragazze. Sono studenti di un liceo scientifico di Ostia. Lui è vivace e parla e spiega questo e quello. Le ragazze ascoltano. Lui è palesemente femmineo nella mimica e nella gestualità. Mi sembra molto contento di sé e vanta i suoi voti, cosa che di norma i maschi non fanno per non apparire “sgobboni”. Sono contento della sua contentezza. Sono certo che non deve aver subito bullismi. Meno male. Spero che la sua sicurezza possa durare anche quando la grande notte scenderà sul Paese. Poi lui racconta di aver fumato per la prima volta una canna. E lì le ragazze diventano d'improvviso assai più attente e curiose. “Cosa hai provato?”. “Niente. Gli altri si agitavano. Io niente di niente”. Guardo loro che mi appaiono trasparenti. Intanto guardo anche una giovane musulmana. Ha il velo e si alza spesso per fotografare il paesaggio. E' il paesaggio fra Ostia e l'Eur, campagne intervallate da insediamenti urbani dove vive chi non può pagarsi una casa a Roma-Roma. Cosa avrà mai da fotografare? Perché fotografa quel nulla? Si siede solo quando la vegetazione alta nasconde il paesaggio. Non sarà una spia? Una terrorista? Balle. Non può. E' troppo serena. Magari vuole trasmettere i filmati a genitori lontani per mostrare il contesto territoriale in cui vive. No, non mi sembra ragionevole o probabile. Forse una geometra o ingegnere che fa una prima ricognizione sul territorio su cui imprenditori arabi vogliono edificare qualcosa. Una moschea? Non lo saprò mai. In quasi mezz'ora mi sembra di avere appreso tutto – diciamo – del ragazzo femmineo e delle ragazze con lui e nulla, proprio, nulla, dell'araba misteriosa.

venerdì 30 novembre 2018

Sto con Fredy, con un MA grande come una casa


Anch'io sto con Fredy Pacini. Come tantissimi e come il pessimo ministro dell'Interno. Sto con Fredy che ha subito - dice - 38 furti o tentativi di furto, denunciandone 6 senza esito alcuno. Però sto anche e soprattutto con Vitalie Tonjocb, il giovane libanese ucciso. Che non meritava di morire per un tentato furto di pneumatici. Ma non sto con questo ministro dell'Interno, sia perché incredibilmente si comporta da bullo ed apologeta della violenza, cosa inconcepibile per la carica che indegnamente ricopre, sia perché lui, in compagnia di quelli prima di lui è il più colpevole di tutti avendo ignorato la richiesta di aiuto e di legalità. Offrendo in cambio il nulla osta a sparare. Corriamo a precipizio verso il Far West.

mercoledì 28 novembre 2018

L'amica geniale per un film emozionante


Molto bello quello che ho visto ieri in TV della "Amica geniale" di Saverio Costanzo. Grande cinema, grazie al regista e alle due straordinarie interpreti bambine (ma citerei anche l'interprete di una tanto vera maestra). Grazie anche ad Elena Ferrante, di cui non ho letto il libro (che resta per me fra i tanti da leggere), che ha collaborato intensamente alla sceneggiatura. Ho sentito echi del neorealismo. Ho sentito la Napoli degli anni '50, dei cortili, della povertà, del dominio quasi assoluto di padri e mariti. E insieme il riscatto, tramite istruzione e cultura. Utile ricordarci da dove veniamo, la realtà delle nostre madri, ad esempio. Ho ripensato alla mia. Solo assai tardi, ormai anziana, mia madre mi confidò il suo dolore taciuto, quando suo padre le fece interrompere gli studi perché donna e perché lei serviva a dare una mano in negozio.

Tornare all'economia reale


Mancava solo il prode (e informatissimo, invero) Travaglio, a tutti inviso, tranne che ai 5Stelle. Ieri anche lui con la balla alienante. Il reddito di cittadinanza serve fra l'altro ad accrescere domanda di consumi quindi investimenti, quindi occupazione, dice Travaglio, come tanti cosiddetti "economisti". Una sciocchezza -per mia solida convinzione - identica a quella di Renzi all'epoca del regalo degli 80 euro a quelli non troppo poveri e non troppo ricchi. Meglio il reddito di cittadinanza certamente, dico io, anche se mal congegnato, indirizzato a chi sta peggio. Semplicemente per ragioni di giustizia distributiva. E, egoisticamente, per ridurre il rischio che il disperato ti derubi a casa o faccia i bisogni nel cortile del condominio. O anche perché è bene che gli obesi trasferiscano grasso ai denutriti. e i denutriti Non certo affinché il povero sia utile a poveri e meno poveri spendendo a vantaggio dell'economia. Altrimenti potremmo mettere d'accordo i teorici del consumo "altruistico" - versione renziana o grilina - lanciando banconote da un elicottero.

domenica 25 novembre 2018

Il dolore del prossimo


Sempre più la persona a me più vicina (moglie) ed io su questo ci allontaniamo. Come se gli anni ci radicalizzassero nelle nostre convinzioni e sensibilità. Lei partecipa troppo, a mio avviso, ai problemi del prossimo più prossimo. Se la fiera sotto casa è annullata per la pioggia, inevitabilmente dirà: "Poveri Cristi, avranno preparato pagnotte e ciambelle. Che ne faranno?". Se un negozio che ha il franchising di qualcosa, con un cartello di protesta annuncia che la concessione gli è stata tolta e che a breve si dovrà trasferire, la persona a me più vicina si chiede:"Dovrà licenziare qualcuno?". E poi aggiunge che a lei quel marchio non piaceva per niente. Per fare dispetto a quelli che non hanno rinnovato il franchising. Io la consolo a modo mio. Con le mie categorie mentali: "Se il proprietario licenzierà due commessi qui, altri due ragazzi saranno assunti dai proprietari del marchio che apriranno qui di fronte. Loro saranno contenti. Come sono contenti i polacchi disoccupati che trovano impiego quando una impresa italiana delocalizza in Polonia. In questo sistema non è disponibile felicità se non a prezzo di infelicità altrui. Fattene una ragione in attesa della Rivoluzione". Ma non la convinco. Stamani ho comprato io il giornale che normalmente compra lei. Ho ricevuto una scenata. Non avevo comprato il giornale nella solita edicola. Per fare due passi. "Cosa hai fatto? mi sgrida. Il ragazzo dell'edicola sotto casa ci resterà male. Lui vende poco e dovrà pagare una penale al proprietario del chiosco se dovrà chiudere prima della scadenza del contratto". Sono costretto a giurarle che non lo farò più.

sabato 24 novembre 2018

Chesil Beach: l'infelicità che ci infliggevamo


Un film utile per ricordarci di come eravamo. Come si era nell'Inghilterra puritana e perbenista dei primi anni '60, prima del ' 68, della rivoluzione sessuale e dei Beatles. Il film di Dominic Cooke dal romanzo di Ian MacEwan ha quel mondo e quell'Inghilterra come contesto di una gioventù repressa. L'amore dei protagonisti, vincente sul classismo della famiglia di lei, viene devastato dalla drammatica prima notte di un matrimonio non consumato. Lui e lei si scambieranno accuse. Ma nessuno dei due ha torto e nessuno ha ragione. La colpa è invece della ritualizzazione dell'amore che viene inscritto e disciplinato dalla cultura del tempo e dei luoghi. Ne siamo usciti? Non del tutto. Oggi abbiamo semplicemente regole diverse, come l'obbligo di perdere la “verginità” il più presto possibile. Quell'amore non sarebbe finito se non si fosse stati vittime delle convenzioni. Perché mai avrebbe dovuto essere indispensabile quel rituale della prima notte? Perché era indispensabile consumare sesso a comando? Saremo liberi quando capiremo che l'amore è un costrutto artificioso e tirannico se impone regole, doveri e tempi, nonché l'obbligo del sesso, invece che il piacere del sesso, se si vuole e quando si vuole.

venerdì 23 novembre 2018

Alle 17.00 sul trenino di Ostia


Il trenino è un universo cangiante, a seconda di giorni e soprattutto di orari. Io lo osservo con attenzione giacché non saprei come passare quella mezzora altrimenti. Non ho le lenti giuste per leggere giornali. libri o smartphone. Non le porto perché tendo sempre a ridurre al minimo le mie protesi. Ieri a quell'ora c'erano quasi solamente due categorie di persone. Le ho osservate sfruttando il vantaggio del set proprio di treni e metro. Soggetti fermi come modelli di un pittore. C'erano lavoratori - manovali dalle vesti stropicciate e macchiate- stanchi. Quasi tutti, come me, non leggevano niente. Loro perché stanchi. Non passava loro in mente di fare solitari su cellulare, come ad esempio, alla signora accanto a me, a destra. Uno, il più stanco di tutti, di fronte a me, si è addormentato con la bocca spalancata. Mi sono chiesto se la mia sinusite non facesse sgradevolmente spalancare la bocca nel sonno pure a me. Ho chiesto poi inutilmente a mia moglie. "Non so, tu nel sonno mi dai le spalle"". Quello che dormiva si è svegliato ed ha preso ad esplorarsi il naso. Ne ricavava palline che incredibilmente appiccicava sul bracciolo. Ed il pensavo se un giorno non mi capiterà quel bracciolo. Pensieri così. Vicino a me, a sinistra, c'era una ragazza molto bella e pesantemente truccata che non mi piaceva per niente. Anche lei a fare qualcosa con lo smartphone. Praticamente con le stesse caratteristiche, un'altra quasi di fronte a me. Vanno a ballare? Sono cubiste un po' alla buona? Sceso dal trenino un giovane - neet, immagino, non impegnato né a scuola né nel lavoro, - mi ha chiesto se avessi una sigaretta da dargli. Con l'aria di chiedere sigarette per mestiere. Mi sono avviato al cinema per un film di cui forse dirò

mercoledì 21 novembre 2018

Casamonica e il resto


Penso tutto il male possibile sul governo gialloverde. Ma non sono un militante. Apprezzo invece l'apprezzabile. Perché l'abbattimento delle case abusive intoccabili dei Casamonica è cosa buona e giusta. Una sacrosanta lezione per quelli - Amministrazioni comunali e governi - che hanno fatto finta di non vedere per decenni. Grazie quindi alla sindaca Raggi. Senza nessuno sconto sul resto. "Allora si abbattano tutte le case abusive di Ischia" è stata la provocazione utile (si può dire) di uno del clan. La politica accolga la sfida. Su Ischia e tutto il resto. Pur non mettendo sullo stesso piano l'abusivismo delle mafie e quello dei comuni cittadini. Legalità, senza se e senza ma, è parte di una improbabile eppur possibile riscossa nazionale.

martedì 20 novembre 2018

Quando parliamo di politica


Per strada un signore discretamente vestito mi chiede se mi trovo un euro. Ad Ostia si fa così. Qualcuno chiede ad esempio 80 centesimi. Proprio 80. Immagino per suggerire che si tratta di un bisogno improvviso che richiede proprio quella cifra. Davanti al teatro un nero agita inutilmente il berretto che resta vuoto e sembra disperato ogni secondo di più. A Termini ci sono gruppetti accampati in bezzo a bottiglie vuote di birra e non chiedono niente.
Alla radio sento una intervista ad un medico volontario in Yemen. Una guerra lontanissima con i governativi sostenuti dall'Arabia Saudita e i ribelli che hanno l'appoggio dell'Iran. Massacri per conto terzi. Il medico racconta di un bambino di 10 anni, in qualche modo privilegiato giacché parla un po' di inglese. Il bambino dice che vorrebbe fare il medico, come il suo interlocutore, da grande. Ma non lo farà. Le scuole sono chiuse perché gli insegnanti non sono più pagati e si arrangiano altrimenti. Il bambino dice che il suo destino è essere chiamato alle armi fra poco tempo. Ho il pensiero orrendo che quelli che chiedono per strada 1 euro o 80 centesimi sono privilegiati rispetto agli ignorati yemeniti. E io che me ne sto al calduccio mentre mi informo su cosa mangeremo fra poco? E i manager che intrallazzano perché non possono accontentarsi di mezzo milione di euro al mese? Di cosa parliamo quando parliamo di politica?

martedì 13 novembre 2018

Problemi veri mischiati a insulse villanie


Sono rimasto di stucco per l'ultimo attacco pretestuoso e villano di Di Maio e Di Battista ai giornali. Mi allarma perché - senza girarci intorno - echeggia pulsioni parafasciste frequenti nell'alleanza che ci governa. Giornalisti "infami" secondo di Maio e addirittura "puttane" secondo Di Battista: almeno tutti quelli che criticano i gialloverdi. Che la maggioranza dei giornali sia critica verso la maggioranza di governo (e indirettamente verso la maggioranza potenziale degli elettori oggi) è vero. Infatti sarebbe il caso di affrontare il tema del rapporto fra media e governo, media e politica, media ed opinione pubblica. Quel che sento però in particolare dai 5Stelle sono più che proposte nobilmente politiche, cioè al di là delle convenienze del momento, mere intenzioni di vendetta: contro gli editori "impuri" (leggasi De Benedetti) che avrebbero interessi personali da difendere in settori diversi dall'informazione. Sarebbe a dire - mi pare - che gli editori puri sarebbero miracolosamente obiettivi cioè favorevoli al governo del popolo, del cambiamento, etc. Credo che la campagna contro i giornali sia parte della generale campagna contro i nemici del popolo (Bruxelles, la finanza, etc.). Sostanzialmente per precostituirsi un alibi nel caso probabile di fallimento. Alibi inconsistente, se è vero che una politica efficiente (di non dilettanti) tiene conto degli avversari o tenendoli buoni (negoziando) o facendoli fuori (se può). E' un alibi in buona fede dico. Giacché ritengo che tutti gli uomini commettono nefandezze in buona fede. Ovvero ingannano se stessi sulle proprie buone intenzioni per meglio ingannare il prossimo. Ciò detto, il tema è serissimo. Se è vero che i media e la rete ci formano più che la scuola e la famiglia, come è possibile lasciare al mercato o agli umori grillini il futuro dei nostri pensieri e la loro improbabile autonomia?

venerdì 9 novembre 2018

Notti magiche, senza magia


Fra quelli che ho visto è il film di Virzì che mi è piaciuto meno. Lontano dalla freschezza di Ferie d'agosto e Caterina va in città. Lontano da Il capitale umano, da La pazza gioia e da Ella e John. Ho trovato un Virzì ambizioso e involuto. Ho trovato un film di virituosismo e di virtuosisti, ma stranamente privo di compattezza. Privo di ispirazione, benché ispirato agli esordi del regista nella Roma degli anni fine ottanta e primi 90. Di fatto troppo debitore a Sorrentino della Grande bellezza e Loro, a sua volta debitore del Fellini della Dolce vita. Ha prevalso il grottesco con la rivisitazione dei grandi e vanesi protagonisti del cinema di quegli anni, interpretati da vecchi e.consumati attori "resuscitati" da Virzì. Con qualche spunto di per sé felice, come quell'auto che precipita nel Tevere col suo carico umano, nell'indifferenza assoluta della gente che sul LungoTevere si dispera per il rigore mancato da Serena e la sconfitta dell'Italia, in quelle notti magiche dei mondiali che sono la cornice del film. La storia dei giovani promettenti sceneggiatori ridotti al rango di "negri" (ghost writer si direbbe oggi) dagli imbolsiti sceneggiatori ai miei occhi allude al presente e ad un mondo in cui chi lavora raccoglie le briciole dei mediocri padroni del vapore. Aspetto il prossimo Virzì.

giovedì 8 novembre 2018

Un leader contro il leaderismo


Visto ieri ad Otto e mezzo Salvini. Per mezz'ora di seguito. Padrone assoluto della scena, malgrado una Gruber garbata ma certo non compiacente. Ahimè, la mia sensazione è stata confermata da tutti i miei amici ed amiche assolutamente antisalviniani, a partire dalla persona a me più vicina, più antisalviniana di me. Padrone dell'Italia e non solo della scena. Sicuro, paterno, rassicurante. Comunicativo come i suoi precursori del filone "Craxi, Berlusconi, Renzi". Assolutamente imparagonabile al maldestro Conte ed anche a Di Maio che comunque pare recitare un copione imparaticcio. Bene. Cioè male. Serve un programma radicale di sinistra da opporgli, con un partito vero. Gli amici più dotti sono d'accordo su questo. Non saranno d'accordo se dico che oggi serve un leader con una narrazione affascinante quanto e più di quella salviniana. Un leader che prepari la fuoriuscita da ogni leaderismo. Aspetto con ansia il giorno (o il secolo) in cui la cuoca di Lenin amministri lo Stato. Nell'attesa serve un Lenin.
P.S.Il nuovo Lenin non seguirà pedissequamente il copione leninista e dei leninisti. Così come Lenin, da marxista, non seguì pedissequamente il copione di Marx. Non ci sarà alcuna strage di innocenti, come avvenne con i figli dello zar. E non ci saranno Piazze Loreto. Se così non fosse, quella a venire non sarebbe la rivoluzione che aspetto..

martedì 6 novembre 2018

Farenheit 9/11: in attesa di sapere se l'America si sveglia


Mi è piaciuto. Mi ha procurato interesse. Ho appreso cose che non sapevo e visto meglio cose di cui sapevo poco. Michael Moore è fra quei militanti che non nascondono di esserlo. Per fortuna. A differenza dei tanti militanti italiani ossessionati dall'esigenza di apparire “obiettivi” (vedi Travaglio o Mieli per fare un esempio). Il film ci conduce ad esaminare i segnali che fecero presagire a Moore (fra i pochissimi) la vittoria di Trump. Quella vittoria impensabile per i politici e per i media che il regista ridicolizza ricordandoci i sorrisini di scherno verso quella ipotesi che appariva lunare. Moore spiega la vittoria incredibile sia, come domanda di sicurezza di parte della classe operaia e del ceto medio, sia – ancor più -come effetto della fascinazione mediatica che man mano si crea, con l'effetto del macho arrogante, misogino e volgare che incanta le folle negli Usa come in Italia, e sia – forse soprattutto- come responsabilità dei suoi avversari democratici. Il regista ci mostra vicende di cui personalmente nulla sapevo per mostrare la marginalità dei democratici dai problemi veri della gente. Ci mostra il classismo e il razzismo della classe dirigente nella storia della cittadina di Flint, a maggioranza nera, nel Connecticut. Lì il governatore repubblicano dello Stato, tale Sneider, per economizzare e per fare affari privati (come denuncia Moore), priva la città dall'acqua pulita del lago Huron sostituendola con quella di un fiumiciattolo inquinato che farà ammalare con le sue dosi di piombo soprattutto i bambini. Al contempo il governatore restituisce l'acqua pulita alla locale fabbrica della G. M. che aveva lamentato danni alle sue auto. E la fa franca. Anche perché in suo soccorso interviene il presidente Obama. Intervento atteso con speranza dai cittadini abbandonati, ma dolorosamente deludente. Fa male anche a me vedere Obama chiedere un bicchiere d'acqua ai cittadini venuti a sentirlo e berne appena un sorso (come svela l'implacabile telecamera). Il regista ci mostra soprattutto il popolo democratico e radicale deluso quindi. Quello che in parte stava con Sanders (sconfitto da Hillary alle primarie con i brogli secondo l'autore e molti testimoni). Ci sono i ragazzi delle medie, incredibili per maturità, che vediamo organizzare una marcia di protesta contro i fabbricanti di armi, dopo l'ultima strage in una scuola. Con un ragazzino che nell'incontro pubblico con un candidato chiede: “Lei ha avuto finanziamenti dall'Associazione dei fabbricanti di armi?”. Senza ottenere risposta ovviamente. E c'è uno sciopero di insegnanti in lotta per un 5% di aumento del magro stipendio e per una congrua assicurazione sanitaria. Ricevendo la solidarietà delle altre categorie della scuola: autisti, cuochi, etc. Il sindacato ottiene un risultato al ribasso che esclude gli operatori non-docenti. Gli insegnanti riprendono la lotta, forniscono pasti agli alunni cui lo sciopero ha fatto perdere la preziosa mensa. Vincono. C'è infine un esempio di lucida consapevolezza di un pensionato (300 dollari) del settore auto che vuole spiegare ai giovani operai che i vantaggi che ricevono dal protezionismo di Trump sono pagati dagli agricoltori che soffrono le contromisure degli altri Paesi. Una lezione esemplare sugli inganni di Trump e dei sovranisti. Moore è esplicito nel denunciare il trumpismo come neo-fascismo. Lo fa anche sovrapponendo la voce di Trump ad un filmato del Fuhrer. Pur sostenendo che la "democrazia" americana è una frottola, sia per le discriminazioni permanenti, sia per un sistema elettorale voluto dagli Stati schiavisti che ha consegnato a Trump la vittoria, con 3 milioni di voti meno di Hilary, Moore lascia però la porta aperta alla speranza in una nuova generazione radicale democratica, oltre Sanders, fatta non a caso di giovani donne. Ho pensato all'Italia. Ho pensato a Lisa Garofalo, ad Anna Falcone e a Elly Scheiln. Ripartire da un progetto radicale con il volto di giovani donne in Italia come in Usa?

sabato 3 novembre 2018

Contro Giorgetti: non ha senso sfamare gli affamati?


Le parole di Giorgetti per il quale il reddito di cittadinanza “non avrebbe senso” se non producesse occupazione sono in piccola parte condivisibili, ma in fondo sostanzialmente no. Credo che il reddito di cittadinanza debba avere due fini. Il primo – come già indica il nome- è dare un reddito minimo a chi non lo ha. Questo non piace alla Lega, come del resto non piaceva a Renzi. Che curiosamente -diciamo- preferì spendere una somma più o meno equivalente al costo del reddito di cittadinanza nel regalare un reddito aggiuntivo (80 euro) a chi un reddito aveva. Io, come i 5Stelle (ogni tanto) avrei preferito e preferisco che quella somma sia impiegata per offrire un salvagente a chi dorme in auto o sotto i ponti e a chi è costretto a a frugare fra gli scarti dei mercati o anche fra i bidoni dell'immondizia. Ciò detto, rassicurando Giorgetti, dico che il reddito di cittadinanza può diventare lavoro di cittadinanza. Non nel senso in cui Renzi lo oppose alla pura erogazione di reddito, intendendo banalmente auspicare una crescita dell'occupazione. No, il reddito di cittadinanza può diventare lavoro già chiedendo a chi lo riceve di pagarlo nella forma di un lavoro utile alla collettività. Questo è contenuto solo in parte nel progetto attuale 5Stelle che prevede un impegno settimanale di 8 ore di lavoro socialmente utile, intervallato da momenti di formazione. La proposta che faccio al governo tiene conto di qualcosa che sembra sia stato poco compreso. Non abbiamo, soprattutto al Sud, servizi per l'impiego adeguati per numero e qualità degli operatori. Non basteranno pochi mesi o un anno (e neanche due) per riqualificarli. Allora – contro Giorgetti – propongo che si avvi da subito o quasi l'erogazione del reddito nella modalità più semplice possibile (senza vincoli etici ed altre assurde complicazioni). Tenendo conto delle competenze delle Regioni si avvii poi nei territori più virtuosi un piano modulare lasciando liberi i centri di assegnare eventuali quote di formazione e di lavoro socialmente utile, a seconda delle caratteristiche personali e della possibilità di coinvolgere imprese .Il reddito/lavoro di cittadinanza può essere un investimento e non un costo. In ogni caso ha un senso – e come!- a differenza di quanto Giorgetti ritiene, dare reddito e dignità agli sfortunati.

venerdì 2 novembre 2018

Prima e dopo il verdetto


Prima , nel “Verdetto”, film di Richard Heyre, c'è l'insolita decisione della giudice Fiona Maye (la sempre straordinaria Emma Thompson) di visitare in ospedale il ragazzo Adam Henry, malato di leucemia ed oggetto della disputa legale fra i suoi genitori, Testimoni di Geova, ed i medici. Adam, cui mancano pochi mesi per la maggiore età, non può disporre della propria vita. Per i medici ha qualche probabilità di sopravvivere solo se riceverà debite trasfusioni di sangue. Che però lui stesso con i suoi genitori rifiuta perché proibite da Geova. Il colloquio nel reparto ospedaliero coinvolge la giudice che accompagna Adam in una struggente ballata con lui alla chitarra e coinvolge ancor più il ragazzo che però conferma la fedeltà assoluta al suo credo. La giudice pronuncia la sentenza che autorizza i medici alla trasfusione. Nella distinzione dei ruoli che la nostra civiltà ha ideato il compito della giudice a questo punto è concluso. Ma non lo è secondo Adam che si è ristabilito dopo la “violenza” subita, ha sospeso la sua fede in Geova ed ha trovato un nuovo punto di riferimento nella giudice. La segue, le chiede ascolto e dialogo, la insegue. Lei avverte i rischi del coinvolgimento, ma anche la responsabilità che pur deve rifiutare. Qual è la natura del sentimento fra giudice e ragazzo? E cosa significa quel bacio sulle labbra non troppo lungo, ma neanche troppo breve? Il marito le chiederà “Lo ami?”. Può – si chiede magari lo spettatore – esserci amore fra un diciottenne ed una sessantenne (più o meno). Domanda frivola, a mio avviso, e superficiale. Domanda consentita solo dai limiti della nostra cultura per la quale la maggiore età c'è o non c'è, come l'inizio della vita umana, come la responsabilità, come l'amore. Parola, “amore” che pronunciamo innanzi a qualunque impasto di sentimento di coppia in cui all'attrazione sessuale può accompagnarsi la cura la cura dell'altro, la volontà di possesso, la gelosia, etc., una sola, due o tutte insieme. Il film ci impegna in domande difficili: il rapporto fra norma e fede, cultura nazionale o laica e culture “altre”. A me ha fatto chiedere per l'ennesima volta chi sia il mio prossimo. Il congiunto, il parente, il vicino, quello la cui vita casualmente ho incontrato?

giovedì 1 novembre 2018

Il mio “Euforia”


Euforia è quella specie di vertigine pericolosa che prende il sub che si inabissa troppo. E' euforia quella del cocainomane e quella di Matteo.
Anche stavolta mi ha convinto la prova registica di Valeria Golino. Quasi quanto la prima prova in "Miele" sul tema tragico dell'eutanasia. Anche stavolta il tema è la morte. Quella imminente di un fratello di cui sa solo Matteo (Scamarcio), imprenditore rampante e senza scrupoli che consuma la vita nella soddisfazione di un edonismo senza limiti: omosessualità senza amore e droghe varie. Ettore, il fratello malato tanto diverso, scrupoloso professore in una scuola media (Mastandrea) fa scoprire a Matteo l'amore fraterno. Matteo impegnerà tutte le sue risorse emotive, strategiche ed economiche nel proteggere quel fratello ignaro della morte in arrivo. Ignaro come tutti. Come gli amici, come l'ex compagna Elena, come la madre, una donna anziana e fragile stupendamente interpretata da Marzia Ubaldi con una sobrietà e semplicità che solo un lungo curriculum in cinema, teatro e doppiaggio può spiegare. Bravo come sempre Mastrandrea, mentre Scamarcio fornisce qui la sua prova migliore. Ho visto il film con forte immedesimazione. E' successo ad esempio riscoprendo nell'ospedale in cui Ettore è ricoverato, quello stesso, l'Umberto I di Roma, o in cui fui ospite 10 anni fa in una fase difficile e inaspettata della mia salute. E soprattutto la storia di quei fratelli somiglia molto alla mia e a quella del mio fratello perduto.

lunedì 29 ottobre 2018

Il bisogno sconosciuto di Socialismo


Penso che il mondo, il 99% degli abitanti della Terra, esclusi i superprivilegiati o forse proprio tutti, privilegiati compresi, ha bisogno di Socialismo. Ma non lo sa. Non lo capisce. Anche i più sfortunati scelgono di difendere i propri interessi minuti - un lavoretto qualunque, un sussidio. O anche un nemico qualunque, pur di sfogare una rabbia malata ed impotente. La colpa è di tutti i "compagni", me compreso. Perché non sappiamo elaborare un progetto comprensibile di socialismo che sia insieme radicale e sostenibile. Un Socialismo che realizzi eguaglianza e insieme coltivi intelligenza, merito, e innovazione, ampliando gli spazi di libertà e di consapevolezza e sconfiggendo l'inganno consumista. Intanto il populismo parafascista conquista Europa e pianeta, dall'Italia al Brasile.

Il Dio Caso e la politica piccina


Penso a Di Maio verso il quale ho sentimenti contrastanti. Al di là della distanza politica, è un sentimento di insofferenza verso un leader troppo culturalmente sprovveduto (non mi riferisco solo ai congiuntivi) per ricoprire il ruolo che occupa. Dall'altra parte coltivo un sentimento di ammirazione per l'incontestabile capacità di emergere comunque, nonché di destreggiarsi alla meglio fra tanti più preparati di lui. Una sorta di miracolo pensando al suo fragile curriculum formativo e politico. Raccolse appena 59 voti nel 2010 nella sua piccola città, Pomigliano. non riuscendo ad essere eletto .Poi, dopo le parlamentarie superate come secondo, con solo 159 voti, quanto basta per essere candidato nella discutibilissima e fortunosa procedura di selezione dei 5 Stelle, è eletto alla Camera di cui diventa vicepresidente. Sarebbero bastati pochissimi voti in meno di quei 159 e Di Maio probabilmente non avremmo mai sentito parlare. Ora invece è qui sulla scena politica da protagonista e può irridere e picchiare duro Commissione europea, Banca d'Italia, Presidente Inps, Presidente Bce, etc. etc. E sopravvive malgrado ripetute gaffe e tante promesse mancate. Ecco, voglio dire, che venuti meno partiti, continuità storiche e sostanza, oggi il Caso, fratello gemello del Caos, prevale su meriti e progetti. Solo il mercato resiste, con la sua logica dei numeri, indifferente alla sorte del singolo. Mentre la politica si fa sempre più piccina, nel suo piccolo spazio il Caso ovvero il volo di una farfalla in Brasile (la fortunosa elezione di Di Maio) produce tempeste (la perdita della residua credibilità della politica).

domenica 28 ottobre 2018

Sovranisti e globalizzatori: il grande inganno


A me pare che troppo spesso le antinomie inventate nascondono trappole micidiali. "Bianco e nero", "Intelligente e stupido", "sovranista e globalizzatore". Quest'ultimo sopratutto. Infatti l'antitesi malata" riesce a confondere, mutatis mutandis, destra e sinistra (la gran parte, quella che parla di più di euroburocrati, finanza e Soros che di capitale, lotta di classe, socialismo). Salvini, Di Maio, Fassina, Rizzo. Provo inutilmente e disperatamente ad oppormi al grande inganno. A mio avviso per essere usata come criterio politico "la sovranità appartiene al popolo" altro non può significare che questo: "la sovranità appartiene ad ogni persona vivente". Cioè ogni vivente deve potersi riconoscere come co-determinante il destino del mondo: il piccolo mondo del condomino e poi quello della città, della nazione, del continente, del mondo intero. Mi pare quindi che sovranisti e globalizzatori si ingannino e ci ingannino coltivando l'antitesi. Alcuni platealmente anzi. Vedi Salvini che tranquillamente transita la Lega dal sovranismo padano a quello nazionale prima dileggiato e che domani - perché no? - potrebbe transitare la Lega al sovranismo continentale. E - perché no? - dopodomani al sovranismo terrestre, qualora si trovassero o inventassero nemici extraterrestri nell'universo. Anche i globalizzatori (prevalentemente liberisti) ci ingannano. A meno di ritenere auspicabile un mondo piatto in cui le differenze siano tutte cancellate: le lingue, il pomodoro, il parmigiano, etc., un po' come già sta avvenendo. Allora, impegnerei piuttosto la politica a scegliere come distribuire il quantum di potere o sovranità di ogni persona vivente fra condominio, città, nazione, continente e mondo. Al contempo (o prima) impegnerei la Sinistra ad imporre l'eguale potere, l'eguale sovranità di ogni cittadino, di ogni vivente. Eguaglianza che il sovranismo oggi è impegnato a rimuovere dalla nostra bussola, più vistosamente di quanto comunque fa, con minor chiasso, il globalismo liberista.

Qui non si fa politica


Non potendo dir nulla - ahimè- delle realizzazioni della sindaca di Roma (che pur votai al ballottaggio, come presunto meno peggio), registro almeno le sue parole. Orrende, rozze e senza senso le ultime contro i manifestanti numerosissimi - donne soprattutto - sotto il Campidoglio, senza bandiere, per chiedere una città sicura, pulita e vivibile. "Sono militanti del PD nostalgici di Mafia Capitale" ha sentenziato la sindaca per evitare di entrare nel merito delle contestazioni. A parte l'indimostrabilità dell'asserzione, chiederei alla sindaca se la militanza, quale che sia (Pd, Lega, Pap, Leu, etc.) rende le persone meno credibili. Sento il cattivo odore di tempi trascorsi:qui non si fa politica, si tace o al più si applaud

mercoledì 24 ottobre 2018

Attrezzi culturali degli arruffapopoli (e contro-dimostrazioni per assurdo)


1. La reprimenda di Bruxelles è un attacco al popolo italiano, non al governo
Replica : Il popolo italiano è solo il 50% che ha votato i gialloverdi?
2. Anticipando il pensionamento di mezzo milione di cittadini si creano mezzo milioni di posti per i giovani.
Replica: perché non anticipare il pensionamento di un milione? Si creerebbero posti per un milione di giovani.
Oppure: perché non allungare l'obbligo scolastico fino a 40 anni? Fino a 40 anni i giovani non dovrebbero contendersi un posto nel mercato del lavoro.
3. Il reddito di cittadinanza serve anche ad aumentare la domanda di consumi e quindi l'occupazione.
Replica: argomento peregrino.Mutatis mutandis, comune al filone "Berlusconi, Renzi e gialloverdi".. Berlusconi sceglieva i ricchi che voleva più ricchi ancora perché avrebbero consumato più ostriche, barche ed escort a beneficio dei lavoratori e delle lavoratrici del settore. Renzi sceglieva la classe mediobassa che avrebbe consumato qualche pizza in più. Di Maio sceglie i più poveri. Un po' meglio dei primi due, almeno in questo. Se però l'argomento non fosse peregrino, allora converrebbe dare non 780 euro, ma il doppio o il triplo.

lunedì 22 ottobre 2018

Chi aiuta chi


Non credo agli uomini perfetti. Anche ai migliori degli uomini succede di avere pensieri o fare azioni riprovevoli. Facciamo fatica ad accettarlo. Infatti, quando scopriamo il riprovevole nelle persone che ammiriamo, delle due una: o rifiutiamo la scoperta, come fan sfegatati, o escludiamo di colpo la persona dal nostro Pantheon. Ci ho pensato a proposito di Domenico Lucano che ho seguito ieri da Fazio. Dalle intercettazioni che tutti abbiamo letto avevo pensato che probabilmente aveva commesso irregolarità, anche se a fin di bene, forse penalmente perseguibili. Ma soprattutto avevo colto quella sgradevole esibizione di onnipotenza (io posso fare questo e quello), frequente in chi si affaccia al potere.
All'inizio dell'intervista mi ha colpito il suo disagio e la sua timidezza. Quello che ho sentito poi mi ha colpito positivamente, molto positivamente, al di là delle pecche caratteriali precedentemente registrate. Innanzitutto la rivendicazione netta: la Costituzione e l'obbligo di solidarietà vengono prima della legge; anche il nazismo e le sue leggi erano legali e però era giusto disobbedirvi. Lucano non appariva più in disagio. Poi la critica lucidissima al devastante senso comune per cui i migranti toglierebbero lavoro agli italiani (così come - aggiungerei io- si crede che gli anziani al lavoro tolgono il posto ai giovani). L'esperienza di Riace dimostra proprio il contrario. I migranti, attivati nel rivitalizzare un borgo sperduto e spopolato, hanno richiamato nel paese cittadini emigrati altrove. Come lo stesso Lucano per primo. Chi aiuta chi, quindi? Ci si aiuta insieme con la buona politica. Con una sorta di volo pindarico ho messo poi in connessione la conclusione di Lucano con quella di Damiano Cantone, un giovane medico della Ong "Medici con l'Africa", salvatosi miracolosamente nelle schianto in un lago dell'aereo che lo portava nel Sud del Sudan. Salvatosi per l'intervento tempestivo di tre ragazzi sudanesi che lo hanno raggiunto remando come pazzi, per prenderlo prima che l'aereo si inabissasse. La conclusione del medico italiano: "Ero andato per salvare sudanesi e invece sono stato salvato da sudanesi. Sottile è il confine fra quelli che portano aiuto e quelli che sono aiutati". Appunto. Sì.

giovedì 18 ottobre 2018

Lettera alla Sindaca di Lodi del 16/10/2018

Alla signora Sindaca di Lodi                                                         Piazza Broletto, 1

Signora Sindaca,

Le scrivono cittadine e cittadini uniti nell'esprimere stupore e sdegno per quanto accade nella città
da Lei amministrata. Le ragioni di pretesa equità che spiegherebbero la separazione nella mensa
scolastica di bambini nati in Italia, benché da genitori stranieri, non possono giustificare la violenza
subita da innocenti. Bambini ghettizzati, separati dai compagni, con un panino portato da casa
perché i genitori non pagherebbero il dovuto. A parte l'impossibilità oggettiva per alcune famiglie di
procurarsi nel Paese di provenienza una certificazione dello Stato patrimoniale, pensiamo che la
punizione di eventuali “furbi” non possa prevalere sugli evidenti guasti educativi che l'esperienza
traumatica infliggerà sia ai figli di italiani, sia ai figli di stranieri che vivono e vivranno insieme nel
nostro Paese.
Oggi, come molti altri nostri concittadini, ci dichiariamo disposti ad offrire un contributo
economico affinché decenza ed umanità siano ristabilite e l'Italia, con la Sua città, sia liberata dalla
vergogna. Sappiamo peraltro che la mobilitazione e le donazioni di tanti cittadini hanno già risolto il
problema della mensa degli esclusi, almeno per qualche tempo. Al contempo si scorgono segnali
pur contraddittori di un rinsavimento della politica nazionale, come effetto della straordinaria
mobilitazione democratica.
La salutiamo quindi con ragionata fiducia che Lei possa ascoltare le ragioni per rimediare agli
errori compiuti.
16 ottobre 2018
Adriano Succi
Arnaldo Colombo
Francesco Cesco
Sandra Del Fabbro
Emanuela Di Mauro
Mimma Di Mauro
Maria Teresa Fenoglio
Giorgio Foresti
Bianca Gabrielli
Giovanni Gangemi
Marco Fabio Gasperini
Stefania Gatta
Tina Giudice
Catia Graziani
Gianni Grillo
Giovanni Losito
Chiarella Meloni
Rosanna Monasterolo
Lorena Nattero
Giuseppe Picciolo
Tamara Pitch
Isabella Ramaioli
Serenella Ranucci
Vera Ridolfo
Domenico Sarracino
Paolo Serra
Angela Maria Spiga
Antonella Siracusa
Rita Tamburino
Salvatore Venuleo
Francesca Venuleo
Gianfranco Vitullo
Aldo Luciani
Claudia Venuleo
Piergiorgio Mossi
Isabella Coletta
Giuseppe Viterbo
Natale Gencarelli
Azzurra Giamis
Mariangela Guerra
Valentina Citignola
Roberta Cazzella
Tiziana Vitale
Angelo Ventola
Sabrina Marzo
Maria Luisa Mastrolia
Elvira Addonizio
Romina Fabio
Angelo Salento
Francesca De Blasi
Silvia Maggi
Maria Iole D'Agostini
Angelo De Blasi
Kristian Finelli
Oriana Finelli
Mara Leonor Esteban
Marta Canu
Simone Gelli
Paola Leone
Cinzia Minaci
Enrico Mauro
Angelica Maristella Palumbo
Carlo Restante
Pina Funedda
Roberta Pinto
Annick Steiner
Alessio Giuntini
Anna De Gregorio
Luisa Pavanello
Stefania Gatta
Silvio Marconi
Maja Martini
Enrico Manca
Nadia Chiriacò,
Linda Campilongo,
Ilaria Ulgharaita
Edoardo Marco Beghi
Karmasweety Jane
+ (conti quel che conti) Nina, una bambina di 8
anni, che appassionatamente coinvolta nella
discussione con adulti e bambini entro la
comunità leccese, insiste ad aggiungere il suo
nome alla lettera.

giovedì 11 ottobre 2018

Nessuno ha sempre ragione


Neanche papa Bergoglio. L'ho definito più volte "leader della sinistra mondiale". Non me ne pento. Chi altri a sinistra può essere ascoltato nel mondo intero? Però io non ho le caratteristiche del fan, quello che sceglie un leader e non riesce mai a dargli torto. Non mi piacque tempo fa quando, a proposito dei doveri dell'accoglienza, sentì il bisogno di aggiungere: "finché c'è posto". Mi sembrò un altro Francesco, assai meno francescano. Mi sembrò un palese sostegno "politicante" al nuovo corso minnitiano. Oggi è peggio. Sentire definire "assassini" e "sicari" chi pratica l'aborto e i pochi medici non obiettori è troppo pesante da ascoltare. Soprattutto da quel Bergoglio che interrogato sulla questione gay, aveva detto, con apertura e umiltà che mi colpirono:" Chi sono io per giudicare"? Già, chi sei tu, Francesco, per giudicare le donne disperate, abbandonate, stuprate che scelgono l'aborto?
P.S. Difendiamo la 194 oggi più a rischio che mai!

La grande scoperta dell'autarchia a senso unico.


Mi permetto di chiedere qualcosa agli esperti economisti gialloverdi. Mi chiedo se la proposta di comprare italiano, otre alla richiesta di oro alla patria, cose che non mi sono del tutto nuove, mi consentirà ancora di bere caffè brasiliano o champagne francese (magari nelle grandi occasioni) o dovrò sostituire patriotticamente l'uno e l'altro con un surrogato e una gazzosa. Mi chiedo anche se i nostri esperti sono certi che gli stranieri saranno generosi (o stupidi), continuando ad acquistare pomodoro di Pachino e prosciutto di Parma. Solo per sapere..

The wife - vivere nell'ombra: storia emblematica dello spreco femminile


C'è un aforisma notissimo e che ho sempre detestato per il suo ipocrita tono consolatorio: “Dietro un grande uomo c'è spesso una grande donna”.Dietro.
Non conoscevo il regista, lo svedese Björn Runge. Ha diretto magistralmente Jonathan Pryce (Jo) e la straordinaria (più che mai) Glenn Close (Joan). “The wife” è film di suggestiva complessità. Complesso come la vita. Non facile. Il gost writer di talento, nascosto all'ombra di un mediocre sedicente scrittore, non è la stessa cosa del gost writer di Trump, Renzi o Salvini. Perché in politica il testo non è tutto. Sono fondamentali i gesti e le smorfie, oggi più dei programmi. Lo scrittore invece è solo ciò che scrive. Nel film il vincitore dell'Oscar è solo un attore. Lo scrittore vero è una scrittrice, una moglie "innamorata" che ha imparato che il successo è una prerogativa maschile. E che le mogli debbono assistere, servire ed essere felici se il loro lavoro diventa il successo del partner. In tal senso lo spunto è simile a quello di “Scusate se esisto!" di Riccardo Milani .con protagonisti Paola Cortellesi e Raoul Bova, gradevole e commedia dove la brillante architetta deve servirsi di una controfigura . maschile per realizzare I suoi progetti. Ma nel film di Björn Runge non c'è solo il tema dello spreco femminile. C'è l'ambiguità del rapporto di coppia cui noi diamo il nome assai equivoco di “amore”. Un sentimento mai eguale a se stesso e che spesso nasconde e giustifica il peggio e la violenza. Joan entra in crisi quando Il marito vince addirittura il Nobel. Lo vince con libri di cui non è autore. D'improvviso quella vita nell'ombra di un marito vanesio ed anche erotomane le appare un incubo. Sceglierà di dire la verità almeno in famiglia, pur mantenendo pubblicamente integra l'immagine dell'uomo amato. Fra le tante ambiguità suggestive della storia trovo la fantastica capacità di Jo ma anche degli esseri umani in genere di autoingannarsi, su se stessi, sulle proprie intenzioni e sul proprio valore.

mercoledì 10 ottobre 2018

La nuova democrazia


E' molto interessante quello che succede. Di Maio che dice alla Banca d'Italia di candidarsi se vuole sostenere i suoi numeri che non piacciono ai 5Stelle è solo l'ultimo di una lunga serie che riguarda anche Salvini e suoi e, in ultima analisi riguarda già la stagione renziana. Dai no vax stellati è già stato sostenuto che la politica conta più degli scienziati. Non si sta dicendo esplicitamente, ma quasi, che anche i giornalisti, giacché osano criticare il governo, sono politicizzati. Anche loro dovranno sostenere il voto popolare, si dirà a giorni. E perché no gli insegnanti? Insomma chi prende la maggioranza dei voti validi, anche se di fatto fosse minoranza, nel popolo, prende tutto: nel partito e nel Paese. Ci si libera dei corpi intermedi, della burocrazia, di chi è chiamato a tutelare le minoranze, dei giudici, dei giornali, degli scienziati. E' chi vince può decidere che Giulio Cesare morì suicida, che 2+2 fa 5 e il cancro si cura con la cicoria, in barba alle multinazionali del farmaco. In nome del popolo sovrano. .

martedì 9 ottobre 2018

Respirare profondamente e pensare


In Brasile il fascista (senza virgolette) Bolsonaro, nostalgico della dittatura militare, stravince al primo turno e probabilmente subentrerà agli eredi di Lula. Uno che esalta la tortura, la pena di morte e che preferirebbe che il figlio morisse piuttosto che rivelarsi omosessuale. In Europa si prospetta una maggioranza sovranista e - diciamo. non antifascista. In Italia gli ex rossi diventano rossobruni. Su facebook trovo un tale che nel profilo ha il Che e che convintamente afferma che Hitler lui sì- sapeva come risolvere il problema ebraico. Cosa resta a sinistra nel mondo. Cuba? Forse il Portogallo? Per ora. Debbo chiedermi per forza fino a quando io stesso non rincretinerò. E i miei nipoti? Per ora respiro profondamente e provo a pensare in cosa sbagliammo. Come abbiamo fatto a consegnare popolo e ultimi ai variamente fascisti. Forse inseguendoli. Forse non mostrando un Socialismo radicale e praticabile.

sabato 6 ottobre 2018

L'ordine di grandezza


Sarà capitato anche a voi. D'improvviso qualcosa - un evento, una notizia - rende piccoli e risibili i nostri malumori, i nostri sdegni, le nostre antipatie. L'antipatia verso Renzi arrogante, verso Di Maio ignorante, verso Salvini disumano, etc. Mi è capitato oggi leggendo la storia dei due Nobel per la pace: l'irakena Nadia Murad e il congolese Denis Mukwege. La prima schiava sessuale dell' Isis, colpevole di aderire alla religione Yazida e perciò ripetutamente violentata. Il secondo ginecologo impegnato a "ricucire" (così si esprime) le vittime di inenarrabili stupri di gruppo da bande congolesi, stupri che non risparmiano i neonati. Ecco, capita così di infischiarmene d'improvviso di Renzi, Di Maio e Salvini. Mi capita anche di rimettere in discussione mie antiche convinzioni. Fra queste la non ingerenza negli affari di altri Paesi, ingerenza scredita da troppi interventi suggeriti da interessi economici e bassa politica.
P.S. Penso che stavolta i giudici di Oslo non dovranno pentirsi del premio assegnato a Nadia e a Denis. E tranquillizzo il nostro ministro del'Interno. I due Nobel non chiederanno protezione umanitaria in Italia.

Modeste note per gli entusiasti e sprovveduti 5 Stelle


Essendomi occupato per una vita lavorativa di formazione e di orientamento, collaborando coi servizi per l'impiego, oso osservare che del pacchetto "reddito di cittadinanza", come delineato dal ministro del lavoro Di Maio, mentre apprezzo tante buone intenzioni, ciò che mi lascia esterrefatto è la previsione di riformare i centri dell'impiego con appena 1 miliardo di euro. Si tenga conto che servizi analoghi sono svolti in Germania con 10 volte più dei nostri addetti e in Francia ed Inghilterra con 5-6 volte di più. E si tenga conto che i laureati fra gli addetti in Italia sono una minoranza (indicatore non esaustivo giacché alcuni diplomati hanno competenze notevoli, ma comunque indizio di un qualche problema). De Masi, il sociologo notoriamente non antipatizzante per i 5 Stelle, con ottime ragioni ha sostenuto che sarebbe più economico un reddito incondizionato piuttosto che condizionato all'impegno formativo e in lavori socialmente utili, con annesso un pesante e costoso apparato di controllo, come voluto da Di Maio per altre e diverse buone ragioni. Il punto è che moltiplicare e qualificare gli addetti ai servizi per l'impiego avrebbe costi dell'ordine di decine di miliardi, oltre che di tempi lunghi. Avrebbe bisogno di operatori capaci di capire e di interloquire coi sistema produttivo almeno locale e nazionale. Ed avrebbe bisogno di competenze orientative, psicologiche e diagnostiche atte a disegnare credibili profili dei candidati all'impiego, pena la non credibilità presso gli imprenditori. Ciò alla lunga potrebbe sperabilmente anche mettere in crisi la prassi particolarmente nazionale, fondata sullo scambio, di preferire i raccomandati a lavoratori di non accertata competenza (succede anche nei centri per l'impiego naturalmente) . Possiamo farlo? Forse sì. Ma rinunciando alla prevista riforma della Fornero e ribaltando la flat tax nel suo opposto: una forte progressività ed una severa patrimoniale. Forse neanche con altri alleati a sinistra i 5Stelle, paghi di colpire Pomicino e le caste scelte dal mazzo, avrebbero osato tanto. Con la Lega è inutile parlarne per la contraddizione che non lo consente. Amen. .

martedì 2 ottobre 2018

Un mondo capovolto


Il Sindaco di Riace può avere violato la legge. Non per lucro personale. Ma per generosità. E' giusto che paghi il dovuto, se si dimostra che ha violato la legge. Socrate, condannato a morte per una legge ingiusta, rifiutò di fuggire, potendolo. Per rispetto della Legge, cioè dei fondamenti della convivenza.. Ciò detto, Socrate meritò l'immortalità. I suoi accusatori l'oblio. Mi scandalizzo però per un curioso strabismo: Salvini, indagato per sequestro i persona e i leghisti condannati per avere derubato lo Stato di 49 milioni e non per realizzare opere caritatevoli, ma per farsi vacanze e comprare lauree in Albania, impartiscono lezioni di legalità a Mimmo Lucano ed ai suoi estimatori e vomitano fiele. Un mondo capovolto, col consenso del 60% degli italiani.

venerdì 28 settembre 2018

Populismo o Socialismo


Farò una rivelazione al popolo pentastellato. Si può recuperare al 100% la sovranità nazionale minacciata da Bruxelles, dai mercati, dai burocrati e da altre diavolerie simili. Lo si può fare semplicemente non indebitandosi. E come si farà il reddito di cittadinanza, la riforma della Fornero, etc. ? Semplice. Tassando chi più ha. Con più progressività: il contrario della flat tax. Aumentando l'Iva sui consumi di lusso. Introducendo una seria tassa di successione. Introducendo una severa patrimoniale. Aggiungo che meglio del reddito di cittadinanza sarebbe il lavoro di cittadinanza. Mettere al lavoro tutti i senza lavoro in un contenitore di apprendistato e di lavori pubblici (sicurezza del territorio, ma anche servizi culturali diffusi). Anche questo - soprattutto questo - creerebbe ricchezza). Elementi di Socialismo prima del Socialismo compiuto. Chiedo quindi al popolo 5Stelle se non sospetti un tantino che quel che propongo non si può fare semplicemente perché i capi del movimento non hanno intenzione alcuna di redistribuire reddito e potere. A loro basta colpire le piccole caste e fare ammuina, diciamo. Il Capitale ed i capitalisti non sono neanche nominati. Solo corteggiati con l'orrenda flat tax.

lunedì 17 settembre 2018

Pensieri in disordine


Ho sempre minor voglia di parlare di politica, soprattutto qui, su facebook. A che serve? Talvolta poi mi pare che non valga la pena di parlare di nulla. Al più di piccole esperienze personali. Bello lo scorso sabato in gita con persona a me vicina (moglie) ed amici. Al mattino visitare la suggestiva necropoli etrusca di Cerveteri. E lì cercare di interiorizzare a mo' di consolazione l'apparentemente sereno rapporto con la morte di una civiltà scomparsa. Al pomeriggio scoprire la bella cittadina e partecipare all'evento promosso dall'amico fb Ugo Menesatti, ora diventato amico tout court, e da Anna Tonelli. L'efficacia e verità della prosa del primo e dei quadri della seconda. Al ritorno ad Ostia fermarsi in un locale di cucina umbra e apprezzare sapori, ma soprattutto la professionalità della giovanissima che ci serve al tavolo e ci spiega esattamente cosa stiamo per mangiare. Sempre più convinto che ad Ostia si trovino le ragazze più graziose e professionali. Non so perché. Forse sono altrettanto in gamba i ragazzi che conosco di meno e che per due soldi consegnano pizze a domicilio. Riflettere sulla "meglio gioventù" così strapazzata e largamente sprecata. Poi sapere di Andrea il quindicenne che perde la vita per un selfie sul tetto del centro commerciale. Come tanti prima di lui in circostanze analoghe: fotografarsi mentre si rischia, nella gara a chi rischia di più. Perché? Interventi di dotti sociologi, psicologi, etc. Sensazione di una frattura epocale, sensazione di non poter avere accesso ai pensieri di figli e nipoti , pensieri che non si formano né a scuola né in famiglia, bensì nella caotica rete. Cosa posso dire? Cosa proporre? Ai nipoti direi almeno questo: uscite dal branco, abbiate il coraggio di pensieri originali. Poc'anzi in Tv ho ascoltato la storia di una quarantenne che dopo aver provocatoriamente celebrato il matrimonio con se stessa, ha manifestato l'intenzione di diventare madre da sola, senza un partner. Si può essere d'accordo o no. Io lo sono giacché non credo che il futuro appartenga alle coppie. Però ho pensato soprattutto a questo: che uscire dal branco consente di donare immaginazione salvifica per sé e per gli atri. Antidoto alla pulsione - omicida o suicida - di morte. La politica poi potrebbe/dovrebbe progettare piani educativi e piani di inserimento. Non escludendo nessuno. Ma a che pro dirlo? Potrebbe/dovrebbe. Non accadrà.