giovedì 16 gennaio 2020

Hammamet: Favino come Craxi, cioè come chi?


Il film di Amelio, insieme all'imminente ventennale della morte di Craxi, sta stimolando riflessioni sul leader socialista. Non trovo però né nel film né nelle riflessioni sulla nostra Storia di fine secolo scorso punti di vista originali. Forse non possono esserci. Craxi resta per gli estimatori un grande statista riformista e l'uomo che a Sigonella difese la sovranità nazionale contro l'invadenza Usa. Per i detrattori resta l'uomo che ruppe col Pci, uomo dall'ego spropositato, disinvolto praticante del finanziamento illegale alla politica, nonché personalmente corrotto, e infine il Presidente del Consiglio che contrastò gli americani per liberare un assassino. Per me è soprattutto il governante che diede via libera a Berlusconi e alla Tv privata, operazione con la quale una pedagogia morbosa da guardoni prese ad intossicare il Paese. Infine è la levatrice del leaderismo di Berlusconi, Renzi, etc.
La maggior parte delle parole spese commentando il film di Amelio riguarda la straordinaria operazione mimetica realizzata da Favino. Identico a Craxi nei lineamenti, nella postura, nelle movenze, nei toni. Bene. E quindi? Il nocciolo estetico di Amelio è nella descrizione di un declino, in parte il naturale declino di ogni uomo che invecchia e si ammala, in parte il declino più difficile da accettare per chi è stato lungamente rispettato o temuto. Favino mi è piaciuto, più che nella sua talentuosa operazione mimetica, ieri alla "Vita in diretta" quando ha tirato in ballo Shakespeare, alludendo a Re Lear. "Ci identifichiamo in un re che perde tutto, potere ed affetti; sentiamo che se succede ai re, può succedere a chiunque".
Verosimile che attorno al re decaduto restino, oltre al nipotino, donne adoranti o passive: la figlia e l'amante diversamente adoranti e la moglie paziente che non chiede nulla. Probabilmente il film avrebbe avuto maggiore compattezza ed efficacia senza interpolazioni fantasiose alla storia vera. Quel che soprattutto succede con l'ingresso nel film del giovane figlio di un protagonista e vittima di tangentopoli.
Concludo ricordando la mia vacanza ad Hammamet nell'estate del 99, contemporanea quindi agli ultimi giorni di Craxi. La nostra guida era un tunisino laureato in sociologia a Trento. Si divertiva un mondo insultando Craxi, anche passando in bus accanto alla protetta dimora. "Qui vive il delinquente vostro ex Presidente". Ricordo la mia irritazione, benché personalmente fossi tutt'altro che vicino all'ospite di Hammamet e di Ben Alì". Successe poi che io – a mio modo – replicai durante la visita alle rovine di Cartagine. "Come si spiega questa moderna ed imponente villa presidenziale sulle rovine"?
E lui: "A noi non piace scherzare su queste cose". Appunti per una storia del troppo frequente uso privato della responsabilità politica. Non solo in Italia e non solo in quegli anni..

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