lunedì 20 settembre 2021

Invecchiare per piangere

Celebrandosi la riapertura della Scuola, L'Istituto comprensivo Archimede di Siracusa presenta al Presidente della Repubblica e a tutti noi una martirologia delle eroiche vittime di mafia. Ed io mi commuovo. Per quello che rappresentano, perché sono ancora siracusano dopo 13 anni a Roma, perché invecchio e divento fragile?

Il peggio materno, il peggio femminile

 

C'è qualcosa/qualcuno che mi angoscia ed atterrisce più della misoginia talebana. Addirittura! E' l'amore cieco e incondizionato di talune madri per i figli, "amore" contro tutto, contro tutti, contro il mondo. L'ultimo esempio nella madre di Gabriele e Marco, gli assassini presunti di Willy. Avrete sentito quella frase intercettata dove la madre, dopo aver disquisito del clamore dei media sull'assassinio, esclama: "Manco fosse morta una regina!". Invece è morto "solo" un ragazzo generoso, vittima del proprio coraggio, del proprio altruismo e di due bulli omicidi educati da una pessima madre.
P.S. Per ricordare a me stesso che la causa delle donne è la causa della civiltà e che però ciò nulla toglie che una donna, purtroppo non sterile, possa pronunciare parole nauseanti,

giovedì 12 agosto 2021

Oppure la gentileza


Sul trenino per Ostia, stretti come sardine, sfidiamo rassegnati il covid. I posti a sedere, senza intervallo alcuno, sono occupati quasi tutti da ragazzi che vanno al lido. Non vedono (o fingono di non vedere) la coppia matura in piedi. Poi succede l'eccezione. Un giovane uomo con pattino al seguito si alza facendo segno a mia moglie. Che, prima di sedersi, si schernisce. "Sto per scendere" dice l'uomo. Ma non è vero. Non scende. È un surplus di gentilezza evitare il disagio della persona. Così mi piace annotare la gentilezza di uno sconosciuto nell'epoca in cui gli sconosciuti ti accoltellano per una involontaria spallata o gli "amici" ti insultano sui social perché hai confuso lo Jonio con il Tirreno.
P. S. Ultimo caso capitato l'altro giorno ad un amico.

martedì 3 agosto 2021

Nel cinema il wc racconta il razzismo


Ieri ho recuperato tramite tv "The Help". Bello e molto militante con la storia di un libro scritto da una bianca, ma di fatto da molte mani di domestiche nere che descrivono vicende di ordinario ed anche inconsapevole razzismo. Il film ricevette tre nomination agli Oscar 2012 con Octavia Spencer laureata come migliore attrice non protagonista, Ambientato nel profondo Sud dei primi anni '60, "The Help" si muove con ispirazione analoga a film egualmente impegnati. Penso in particolare a "Green Book" e "Il diritto di contare", ancora con Spencer (coprotagonista). In "The Help" la discriminazione del proletariato nero e femminile, negli altri la discriminazione riguarda l'élite nera (musicisti e scienziati). Il comun denominatore più evidente è il WC. Nei tre film la fobia bianca verso l'uso di comuni servizi igienici è curiosamente la cartina di tornasole di un razzismo duro a morire.
P.S. Ho pensato ad analoga fobia riguardante l'uso di bagni femminili da parte di transessuali. Vedi nella Storia recente per l'ingresso di un/a transessuale nel Parlamento italiano.

martedì 20 luglio 2021

La faziosità che annoia


Torno a casa da una breve vacanza. E trovo il mondo noioso come prima. Mi annoiano soprattutto le certezze esibite, i complottismi, gli insulti. Soprattutto su facebook naturalmente. Su Cuba, ad esempio, ci si divide fra chi esalta le proteste contro il governo per la libertà (dicono) e chi vede nelle proteste la lunga mano dell'imperialismo Usa. E se fosse vera l'una cosa e l'altra? Se la rivoluzione mostrasse i suoi limiti? Se la gente contestasse la povertà, anche se largamente o totalmente effetto dell'embargo Usa? Al di là di Cuba, dove è scritto che i leader di una rivoluzione siano santi? Per forza dobbiamo scegliere fra Maduro e Guaidò? Dobbiamo scegliere fra l’Ayatollah iraniano e lo Scià?
E se detestiamo il Capitale – nazionale oltre che mondiale- dobbiamo per forza detestare i vaccini prodotti dalle multinazionali del farmaco? Dobbiamo per forza essere no vax?
Dobbiamo rifiutare di vedere un film capolavoro su Mediaset perché Mediaset è sentina di abbrutimento culturale?
E, se siamo lontani mille miglia da Renzi, per forza dobbiamo ammalarci di fegato vedendolo in costume vivace, felice, sullo yacht?

domenica 13 giugno 2021

La fortuna di una nipotina

 

Non riesco a smettere di pensarci. Aveva l'età - forse meno - delle mia nipotine di undici anni che ai miei occhi di nonno appaiono destinate a chissà cosa. Musica, disegno, scrittura? Una ha già deciso – è convinta- che vivrà a Parigi.
La bambina rom ci si è avvicinata mentre godevamo il sole del pomeriggio sorseggiando un caffè sul lungomare di Ostia. Con la mano protesa: "Una monetina. Una monetina". La proprietaria del bar è intervenuta, trascinandola via. Una madre, un adulto sicuramente osservava da lontano. Forse avrà rimproverato la bambina per la presunta inefficienza. Non riesco ad appassionarmi al Recovery Plan. Non riesco ad appassionarmi ad Astrazenica sì, Astrazenica no". Non riesco ad appassionarmi neanche alle sorti della Capitale contesa da opposto schieramenti, nessuno dei quali - lo so - ha qualcosa da dirmi sulla piccola rom. Nessuno sa spiegarmi come facciamo a fingere che ci sia un minimo di giustizia nel mondo. Nessuno sa spiegarmi quale eguaglianza propugna. Ma temo si sia tutti rassegnati all'Impero del Caso che decide dove farci nascere e come. La Politica mi allontana

Complessità e silenzio

 

Complessità è la liberazione di Brusca, dopo 25 anni di detenzione. Troppo pochi per uno dei più feroci assassini della nostra storia. Giusti, se non troppi, per chi crede al pentimento e crede che chiunque di noi non è mai eguale a se stesso. Liberazione giusta giuridicamente e politicamente per uno Stato che deve mantenere ciò che promette e liberazione utile per la lotta alla mafia, ma liberazione intollerabile per i familiari delle vittime.
Complessità è mettere in conto che si possa morire di vaccino (forse) sapendo che dal vaccino più probabilmente si sarà salvati.
Complessità è detestare l’imperialismo Usa e detestare più o meno altrettanto molti generali antimperialisti despoti o anche intrallazzatori.
Complessità è rinunciare a sentenziare e interrompere con misura il silenzio.
P.S. La complessità è estranea alla "amica" fb appena cancellata che non riesce a formulare un post senza una sentenza definitiva rigorosamente accompagnata da un "caxxo".

sabato 22 maggio 2021

Le briciole di Socialismo di Enrico Letta


Dopo l’infelicissima sortita nel Ghetto ebraico accanto ai filoisraeliani Salvini, La Russa, Boschi, Tajani, Letta ha cercato semplicemente di dire qualcosa di sinistra con la dote di cittadinanza da finanziare mediante piccola quota delle eredità più corpose. “Dire”, non “fare” perché sa bene che il governo Draghi-Salvini non potrà mai fare nulla di simile, non potrà mai istituire alcuna imposta patrimoniale, nulla che sia platealmente opposto alla tassa piatta voluta dalle destre. Infatti Draghi gli ha risposto con toni salviniani (anche distanti dal suo stile solito). Più o meno: “il governo non mette le mani nelle tasche degli italiani”. Il governo dà e non prende. Ammesso e non concesso che esista una sporta da cui si dà e che non è alimentata da nulla. Per la verità alimentata dal debito: cioè dalla dote negativa consegnata alle generazioni future. La proposta di una dote di cittadinanza che accompagni a partire dall’età adulta in progetti di formazione, di lavoro o di vita non è nuova per niente. E’ sul tappeto delle proposte del Forum Diseguaglianze e Diversità (Barca- Giovannini) da anni. Anche se il Forum per la verità la prevede come misura universale e incondizionata a differenza di Letta che la pensa solo per i meno abbienti. Ha ragione il Forum se la dote deve essere strumento di emancipazione, anche dei giovani di famiglie abbienti, dai condizionamenti familiari. Ma questo – capisco – è impopolare nell’Italia populista e pauperista. Quindi in questo Letta si è adeguato alla corrente. Credo che la misura, anche, se si vuole, con la sua portata risarcitoria verso una generazione valga di per sé, al di là delle forme scelte per finanziarla. Benché il prelievo dai patrimoni ereditati – oltre il milione – possa suggerire (tiepidamente) una filosofia di pari opportunità e il progetto di essere giovani persone e non già solo figli di Berlusconi, Agnelli, Briatore o Grillo.

giovedì 29 aprile 2021

Eraclito e il terrorista padre affettuoso

 

Cosa hanno conservato di quel che erano 40 anni fa i terroristi arrestati in Francia? Scommetto che non conservano nulla. “Non ci si bagna due volte nelle stesse acque” sentenziava il filosofo Eraclito. Incontrovertibile, credo. Non solo i terroristi, nemmeno io sono eguale a quel che ero 40 anni fa. Benché più somigliante a quel lontano me stesso di quanto non lo sia Pietrostefani (organizzatore dell’assassinio del commissario Calabresi). Lui è cambiato di più perché il colore della sua mente è cambiato di più. Ma allora si vogliono condannare e punire persone che non esistono più? E’ una questione complicatissima che si può sciogliere solo con l’accetta. Anche gli stupratori presunti di quella maledetta villa in Sardegna non sono più quelli di due anni fa. E anche l’omicida preso da un “raptus” d’ira non è lo stesso dopo pochi minuti. Allora, se ha ragione Eraclito, liberi tutti? Oppure, malgrado Eraclito, nessun libero?
I nostri pensieri, la nostra personalità, cambiano talvolta totalmente nel tempo, mentre la materia che costituisce il nostro corpo è sicuramente diversa totalmente. Però c’è l’Io, quella funzione psichica (o cos’altro) che pare assicurare e governare la continuità. Per quell’Io diciamo che quel brigatista è sempre lui anche se rinnegasse tutto il suo passato.
Non solo si può cambiare totalmente nel tempo. Nello stesso tempo, nella stessa persona, convivono spesso persone diverse: sono degli Io indivisibili per nessi imperscrutabili. Lo dice molto bene, con una intelligenza ed una empatia straordinarie, oggi Gemma Calabresi, moglie del commissario ucciso, spiegando al figlio giornalista il senso del suo perdonare. “Quel terrorista, quell’assassino, non è e non era solo un assassino. Forse era o è anche un padre affettuoso e tante altre cose”. Ha ragione Gemma Calabresi. In certo modo sembrano aver ragione anche gli intellettuali (Adriano Sofri, Oreste Scalzone, etc.) che oggi si indignano per quegli arresti, tanti anni dopo. Con la differenza che non provano eguale empatia per le vittime e per la sofferenza dei familiari, direi per inciso. Insomma nella mia mente le ragioni di Eraclito sono ben presenti. Come sono presenti le ragioni delle filosofie deterministiche che escludono libertà e responsabilità. Ed anzi spesso sorrido dell’arbitrio del diritto e della psicopatologia forense, per cui si può assolvere un omicida perché incapace di intendere e di volere. Perché mai un raptus, effetto magari di chimica del cervello o di sostanze, dovrebbe assolvere e non assolvere invece una storia di violenze subite o di “mala educazione” (come quella, ad esempio, del pargolo di un ricco comico con villa in Sardegna). Perché non dovrebbe assolvere (o essere un’attenuante) avere la sfortuna di ereditare una fortuna?
Ecco, sembrerà che io sia fautore dell’indulgenza e del liberi tutti. Invece è il contrario. Nella mia mente le ragioni della politica della convivenza spazzano via le ragioni della filosofia. Penso che la convivenza sarebbe impossibile se non fingessimo la responsabilità e la libertà, insieme alla continuità e permanenza dell’Io. Senza quella che chiamo “utile finzione” sarei autorizzato di fatto ad ogni delitto. Anche se mi si chiedesse il pentimento per essere assolto. Anche se mi si chiedesse un pentimento sincero, esplorato non so come. Potrei rubare, stuprare, uccidere, programmando (o fidando in) un futuro pentimento. Perciò è utile ed è indispensabile che la persona che oggi insegna italiano o fa applaudite conferenze a Parigi risponda di quella persona di 40 anni fa che programmò l’uccisione di un commissario o assassinò con le sue mani un servitore dello Stato. Senza dimenticare la portata rieducativa - oltre che deterrente - della pena e "premi" equilibrati al ravvedimento, nella misura in cui il ravvedimento è accertabile.

venerdì 23 aprile 2021

Pandemia, occasione perduta per ripensare la Scuola


Sulla Scuola, come su molto altro, non si ha il coraggio di guardare l’evidenza. Non si ha il coraggio di vedere che la didattica a distanza, variamente corretta da momenti di presenza reale, con modulazione disegnata dal virus e non dalla pedagogia (ovvero da una teoria dell’educazione e dalla diffusione reale di tecnologie e saperi informatici), è un fallimento. Gli studenti hanno sprecato un anno e mezzo muovendosi a tentoni e privi di guida alcuna, ora sentendosi liberati, ora sentendosi abbandonati. Per verificarlo basterebbe interrogarli. Ma non lo si è fatto e non si farà. Non ci sarà ricerca che documenterà come hanno vissuto questo periodo. Non li si interrogherà seriamente nemmeno sui loro apprendimenti. Per tranquilizzarli (risarcirli?) li si rassicura che non subiranno vere interrogazioni ed anche per i maturandi l’esame sarà “leggero”. Così “promuovendoli” (assolvendoli o assolvendoci?) li terremo buoni. Io, facendo il mio consueto esercizio di cancellazione della realtà, credo di scoprire che tutt’altro approccio – emergenziale (ma non solo emergenziale) – era possibile. Cancellare la realtà significa sottrarsi all’adesione acritica a quello che c’è. Cancellare la lezione a distanza che nella sua realizzazione è una replica infelice della lezione in presenza nella quale il docente può regolare e correggere le sue parole interrogando i visi degli studenti (partecipi, annoiati, distratti, stanchi?). Ma cancellare mentalmente la realtà esistente significa anche cancellare la presunzione che qualcosa (cosa?) resterà nelle menti degli allievi. Cancellare la realtà della Scuola per inventare una Scuola dell’emergenza o una nuova Scuola tout court, una Scuola che parta da bisogni reali. Ad esempio, mi sembra lampante che i più non sappiano davvero cos’è una percentuale. Se no, non entrerebbero in panico apprendendo che in un caso su un milione il vaccino provoca la morte. O almeno proverebbero un’ansia maggiore leggendo che il farmaco che normalmente usano la morte la dà 10 volte più spesso, 10 casi su un milione. Sono convinto che il nostro sistema di istruzione non si occupa di verificare l’apprendimento “vero” della percentuale ovvero la capacità di farne uso nella vita. Questo vale anche, ad esempio, per la conoscenza dei nostri principi costituzionali e per tanto altro.
Gli apprendimenti sconnessi della didattica a distanza non sono apprendimenti veri se non organizzati in un sistema di connessioni e di senso: un sistema che meglio, e comunque debolmente, è realizzato nella classica lezione in presenza in cui gli studenti si danno le spalle per ascoltare le parole del docente. Si danno le spalle perché le interazioni e gli apprendimenti fra pari (fra studenti) non sono considerati significativi.
A me pare che l’emergenza pandemica avrebbe dovuto suggerirci l’esplorazione di altre modalità di apprendimento, peraltro da conservare poi nella normalità post pandemica. Ci sono saperi che melio si apprendono in gruppo, altri da soli, altri da soli con guida. Penso a una configurazione di strategie didattiche su più moduli: 1) l’offerta di materiali didattici (anche a distanza), 2) piccoli gruppi (4/5 studenti) in presenza in funzione di apprendimento/socializzazione, 3) la guida personalizzata (uno ad uno: esperto-studente) che dia senso, direzione, correzione e sistematizzazione agli apprendimenti. Sottolineato quindi che proprio la modalità di lezione frontale, con gruppi di 20/30 appare la meno produttiva, interroghiamoci particolarmente se abbiamo competenze utili per il modulo 3? Penso di sì. Li abbiamo fra i docenti della scuola, fra i docenti pensionati, fra filosofi, psicologi, etc. Le competenze ci sono, ma non sappiamo trovarle e certificarle. Forse ci sembra che tali figure somiglino ai precettori di un lontano passato e che il passato è passato e che è assurdo riproporlo. E invece – credo –il passato è un deposito anche di buone pratiche da attualizzare. Il precettore era per pochi. Ma possiamo/dobbiamo pensare ad un precettore-tutor-mentore-orientatore che recuperi l’unitarietà educativa in un sistema moderno e pubblico di apprendimenti personalizzati. Nel futuro – ma già ora – avremo bisogno – studenti, giovani e adulti (adulti, questi dimenticati, spesso analfabeti funzionali) – di chi ci sta a fianco e ci guida più di chi declama la stessa lezione – online o in presenza – standoci di fronte. E nel futuro (ma sarebbe stato meglio già adesso e soprattutto adesso) le competenze “orientative” saranno possibili come competenze iscritte nella costellazione di saperi certificati che dovrebbe accompagnarci e pronte ad essere mobilitate come accade ai riservisti in tempo di guerra. Se neanche la pandemia ci sollecita a questo…
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domenica 18 aprile 2021

La Provvidenza o il Caos

 

La mano invisibile del mercato (Adam Smith), la provvidenza laica che fa sì che dalle nostre “libere” scelte discenda il migliore dei mondi possibile, il meglio per ognuno di noi, è una bufala pazzesca. La mano invisibile non assicura che la mia competenza incontri una domanda e mi dia lavoro e reddito. Non assicura che i migliori non debbano essere sottoposti ai peggiori. Non assicura che una donna eccellente non abbia un capo maschio incompetente. Non assicura che il fortunato imprenditore non fallisca e finisca a dormire in auto e ricorrere alla Caritas. Non assicura che il vaccino arrivi a tutti, neanche a chi vorrebbe/potrebbe strapagarlo. Non assicura nemmeno che da morti non dobbiamo finire per mesi in un deposito in attesa di avere sepoltura. Non c’è Pil che tenga, non c’è Draghi che tenga. Il mondo è da rifare nel segno di una gerarchia delle priorità di cui non troviamo segno nei risultati del mercato.

La morte ed io

 Non risolvo il mio problema cognitivo riguardo la morte. Benché sappia che non è un problema, che non c'è nulla da dire, soprattutto per chi - io fra questi - non crede in alcuno aldilà. Eppure la morte mi sbalordisce. Sicché oggi non smetto di pensare al vicino di casa, all'amico Giuseppe, "scomparso", come si dice. Era troppo vivo quando l'ho visto giorni fa, giovane settantenne in bici, troppo vivo per essere ora morto, mi dico. Ed è come se non riuscissi a credere che lui non sappia di essere vissuto. Egualmente (o di più) non riesco a credere che io smetterò di esistere e nulla saprò di quello che diranno di me, che insomma sarò assente alla mia morte. "Non crediamo in ciò che sappiamo" dice il filosofo Slavoj Zizek. Deve essere così. Poi penso con sbalordimento ai conflitti dei morituri. Come ci salta in mente di farci guerra? Di ingiuriarci. Di corrompere, imbrogliare per una seconda casa o per godere un piatto di ostriche? Boh, pensieri inutili o insensati.

lunedì 22 marzo 2021

Io, fra i garantiti


Io ed i miei amici apparteniamo prevalentemente al ceto dei garantiti. Mi pare quindi che prevalentemente discutiamo (ed entriamo talvolta in conflitto) su chi vogliamo si aggiunga ai garantiti. Diciamo che siamo divisi sulla direzione del nostro "altruismo". Moltissimi - mi pare - rimpiangono l'art. 18 e le garanzie perdute per i dipendenti a tempo indeterminato. Molti chiedono garanzie per i precari a termine, altri per le partite Iva. Pochi - mi pare - chiedono lavoro per chi non l'ha mai avuto; pare infatti che si soffra di più a perdere qualcosa che non già ad essere da sempre privi di tutto. Pochissimi appaiono avere in cima ai loro pensieri i senza tetto italiani o quelli che premono alle nostre frontiere. E quasi nessuno esulta perché Letta ha rivendicato lo ius soli o ius culturae. Registro ed ometto il giudizio. Dico solo che fra un'invettiva e l'altra contro il famigerato "neoliberismo" difficilmente scorgo segni di un progetto di cambio di sistema nel segno della fratellanza universale, almeno qualche passettino...

mercoledì 10 marzo 2021

Cosa si aspetta il popolo

 

Quasi tutti ad elogiare Mattarella che fa la fila per vaccinarsi. A pensarci non è difficile essere popolare. Però lo stesso tipo di cose riesce meglio ad alcuni. Ai 5stelle nell’epoca in cui ministri e presidenti di Camera pentastellati prendevano il bus è venuta minor gloria; infatti hanno smesso. Ma, riguardo il vaccinarsi, non è chiaro cosa voglia il mitico popolo: che chi sta in alto aspetti il turno perché il vaccino è un dono o che invece si vaccini prima per dare l’esempio perché il vaccino comporta rischi. Vedi i big del pianeta – a partire da Johnson - che si sono sacrificati per dare l’esempio e vedi egualmente i big più piccini come De Luca che hanno ricevuto contumelie, mentre speravano di ricevere lodi. Come siamo incontentabili e strani noi umani! Ciò che più mi stupisce è che ogni filosofo-moralista (voglio dire chiunque) sia così apodittico e fermo nel suo sentenziare. Come se ogni filosofia diversa dalla propria fosse insostenibile e scandalosa. Non era  Hegel ad asserire che una filosofia è superiore se comprende le ragioni delle altre filosofie? No, non è questo il tempo del comprendere.   

domenica 7 marzo 2021

Il mio 8 marzo

 

Dedico l’8 marzo alle donne della mia vita, quelle che mi fanno minoranza in famiglia, alla persona a me vicina da decenni, alle figlie, alle nipoti, a Ninni, Cristina, Claudia, Francesca, Alice, Nina.
Il caso ha voluto che si realizzasse il mio desiderio di generare figlie. Non sapevo il motivo del mio desiderio. Sapevo e so bene dello svantaggio femminile. Sapevo che una figlia avrebbe avuto più ostacoli che un figlio a realizzarsi. Avrebbe come partecipato ad una corsa con ostacoli supplementari, avrebbe faticato di più per avere meno. Lo sapevo. Forse però il mio pensiero soggiacente era che comunque l’impegno supplementare la avrebbe reso migliore: non avrebbe avuto probabilmente tutti i riconoscimenti meritati, ma una vita più dotata di senso sì. Così – mi pare – è stato con le mie figlie. E le nipotine promettono bene.
Auguri
alle donne della mia vita e a tutte le donne:
auguri
non disinteressati giacché la qualità della mia vita, come quella di tutti gli uomini, dipende largamente dal successo delle battaglie delle donne. Ne sono convinto

Lo scandalo McKinsey


Si crede di dire qualcosa di intelligente ed incontrovertibile quando si dice che la politica è una cosa e la tecnica un’altra cosa. In realtà politica e tecnica si intrecciano sempre. Allora succede che  un governo di tecnici e dei "migliori" (il sogno platonico del governo affidato agli aristoi/filosofi), comunque politico perché votato da rappresentanti del popolo,  affida i dettagli operativi a tecnici più tecnici e così poi sempre più giù fino ai manovali/operatori. Dov’è lo scandalo? A me sembra indispensabile ed ovvio che  sempre un politico debba essere un po’ tecnico almeno per sapere se il tecnico di cui si avvale si muove entro la cornice affidatagli. Quando il politico non sa nulla di tecnico si fanno pasticci. Vedi l’esemplare caso Di Maio che, come ministro del lavoro, si lascia incantare per ignoranza dall’invenzione, nominalisticamente affascinante dei navigator e dall’italo-americano che porta in Italia la scoperta dell’acqua calda. P.S. Con questo non sposo Draghi, anche se sembrerà così come ogniqualvolta mi capitasse di essere d’accordo con lui o addirittura con Salvini sul fatto che piove o non piove. Sarò con il politico Draghi però se, con il Recovery Plan o in qualunque modo, privilegerà di assicurare un tetto ed un lavoro dignitoso ad ognuno. Se poi ridurrà sensibilmente gli storici divari Nord/Sud e Uomo/Donna diventerò un suo entusiasta sostenitore, McKensey o non McKensey. Improbabile che accada. Ma su questo lo giudicherò.

sabato 6 marzo 2021

Gabriele Paolini che rappresenta quasi tutti gli italiani

 L'ho pensato  ieri guardando in Tv l'ennesima "coraggiosa" irruzione del disturbatore seriale. Stavolta il cartello diceva: "VERGOGNA, FIORELLO 50.000 euro a sera".

Ho pensato: "Sicuro? Così poco? Pensavo molto di più, almeno per ripagare il corrispettivo di introiti pubblicitari per la Tv".
Troppo poco se la misura è il dare/avere del mercato.
E poi , perché mai scandalizzarsi per Fiorello o per Fazio, se nessuno si scandalizza per gli stipendi milionari e le liquidazioni degli amministratori delegati, per i dividendi di Amazon e ancor meno per i proventi dei campioni della pedata?
Il fatto è che gli italiani - come ha osservato recentemente Tito Boeri- sanno quasi niente di economia. Aggiungo che ignorano quante volte i milioncini economizzati col taglio dei parlamentari (della democrazia, dice qualcuno) stanno nei miliardi del bilancio dello Stato o nel Pil nazionale. Non percepiscono proprio l'ordine di grandezza.
Quindi, ok, fermo restando che a mio avviso il mondo potrebbe andare avanti meglio di ora con il più ricco che guadagni solo il doppio del più povero, incentivo/disincentivo più che sufficiente, comunque scandalizzarsi a sproposito giova solo a far confusione e a lasciare il mondo com'è. Mi chiedo se è questo che vogliono i miei concittadini: un insultino a Fiorello o a Fazio e poi avanti tutta con le ingiustizie più grandi e più taciute.

lunedì 1 marzo 2021

Tante sinistre, nessuna sinistra

 

C'è quella ecologista che l'albero non si tocca e quella che l'Ilva deve ridurre un po' le emissioni per fare un po' meno morti (un po'come chiudere bar e ristoranti di sera), ma il lavoro resta in acciaieria. C'è quella che non si licenzia e pazienza se non si assume. C'è quella che c'è l'ha con le Banche, ma non con il Capitale. C'è quella che ce l'ha con i capitalisti filantropi. C'è quella che non crede all'eguaglianza, ma ad accorciare un tantino le distanze. C'è quella sovranista e quella che vuole essere co-sovrana in Europa e nel mondo. C'è quella che guarda agli Usa, quella che guarda alla Russia e quella che guarda a Cuba. C'è quella che ce l'ha con i tecnici e adora chi non sa niente. C'è quella col Pci con la i e quella del Pc senza i. C'è quella che considera Francesco l'unico vero comunista e c'è quella che l'importante è che la Chiesa paghi l'Imu. C'è quella che vuole essere maggioritaria a costo di diventare rosa pallido. C'è quella che l'importante è essere nel giusto anche se non si conta niente.

lunedì 22 febbraio 2021

"Capire” e “spiegare” non sono sinonimi di “giustificare”

 

Le sanzioni alla Germania dopo il primo conflitto mondiale spiegano il nazismo, ma non lo fanno giusto
Il dispotismo zarista spiega la strage della famiglia dello zar (bambini compresi), ma non la fa giusta
La barbarie fascista spiega l’esposizione dei corpi (compreso quello dell’amante del duce) a Piazza Loreto, ma non la fa giusta
Via Rasella spiega l’eccidio delle Fosse Ardeatine, ma non lo fa giusto
Gli eccidi fascisti in Jugoslavia spiegano le Foibe, ma non le fanno giuste
Pearl Harbor spiega Hiroshima incenerita, ma non la fa giusta
Esigenze investigative spiegano la tortura, ma non la fanno giusta
Le violenze subite dall’adolescente spiegano la sua pedofilia, ma non la fanno giusta
La volgarità parafascista di Meloni spiega le ingiurie sessiste, ma non le fa giuste.
Malgrado la confusione continua, capire e spiegare appartengono all’intelligenza, giustificare appartiene all’etica.

sabato 20 febbraio 2021

Stagione che vai, ingiustizia che trovi

 


Ci fu e c'è ingiustizia e irragionevolezza nel socialismo realizzato ed anche quello immaginato, nel sogno talvolta di un salario a prescindere e senza rischio alcuno di mobilità coatta o di declassamento. Retribuzioni simili, ma prestazioni di qualità e quantità dissimili. Chi passa giorni al sole che brucia raccogliendo pomodori o notti insonni a cercare farmaci e cure e chi sonnecchia annoiato. A monte anche lì il Grande Caso che assegna padri e il Grande Arbitrio che assegna privilegi.

Nel Capitalismo però le distanze si accentuano a dismisura, mentre il trionfo del  Grande Caso e il Grande Arbitrio diventa assoluto. Perché conta la nascita – nascere donna o nascere nel Sud del mondo-  ma conta anche passare per caso dalla viuzza in cui incontri la fortuna o in cui poi un qualsiasi evento ti premia a dismisura con algoritmi esponenziali o ti punisce crudelmente, mentre  tanti sono in bilico fra successo e fallimento. Perché, malgrado quel che ti succede sia frutto di infiniti fattori, in gran parte imprevedibili, per cui non hai né colpa né merito, il Sistema ha deciso che tu sei responsabile, da condannare o premiare. Se no, il Sistema non regge.

Sto pensando a tali ovvietà pensando alla presente oscura stagione che ha introdotto la specifica lotteria pandemica entro la lotteria capitalistica. Con ognuno che dice: "a me no". Non a me che lavoro nella stazione sciistica, non a me che lavoro in albergo, non a me che lavoro nel bar, non a me che lavoro in palestra, nel museo, nel cinema  o in teatro. “Non a me che lavoro come attore e sono alla fame se non recito, mentre gli impiegati del teatro ricevono lo stipendio comunque”, diceva oggi in  una intervista un celebre attore. Intanto  la Destra, per inciso, sposa con facile furbizia tutti gli " a me no" e la Sinistra, affascinata dal senso del dovere pubblico,  appare propensa a chiudere tutto. Ma non può chiudere le multinazionali del commercio elettronico.  Così Amazon  vistosamente si giova delle disgrazie altrui, sostituendosi  ai piccoli esercizi rovinati. Profitti cresciuti di un terzo nell’anno della lotteria pandemica. Con quale merito? Magari ci consoleremo con i quasi 500mila di neo assunti, piccola parte dei milioni che hanno perso il lavoro.

 P.S. Coltivo la speranza che i milioni di “a me no” scoprano che collettivamente siamo artefici del nostro destino e insieme dobbiamo condividere premi e disastri. Che possiamo espropriare i padroni della Grande Lotteria, scoprendo una nuova evidenza.  

martedì 16 febbraio 2021

Il Socialismo marziano

 

Su Marte abbiamo studiato i tormenti terrestri riguardo la civiltà da costruire. Vi spiavamo e non comprendevamo la vostra cultura. Man mano abbiamo compreso. Voi non credete nell’eguaglianza delle persone. Dite di crederci, ma poi dimostrate il contrario. Pensate di dire cose sagge, parlando di pari opportunità. Che non significa nulla giacché le opportunità sono pari solo se diventano pari potere, pari felicità. La potenza è potenza solo se poi diventa atto, per usare il linguaggio di un vostro filosofo (Aristotele). Oppure il diritto è diritto se diventa effettivo, per usare il linguaggio della Costituzione (art.3 e art. 4) di un vostro Paese chiamato Italia.
Siete divisi fra liberisti e statalisti. I liberisti, quasi sempre vincenti, ritengono che un uomo può diventare padrone di fabbriche, terre, media e web e comprare il lavoro di altri. Nei sistemi liberisti (o capitalisti) i proprietari non sempre assumono i più capaci. Sono legati a favori reciproci e interni alla società. Perciò spesso assumano i raccomandati. Quindi il mercato non è mai razionale: non avviene spesso che i compiti siano svolti dai più competenti. Per fare efficace il mercato del lavoro i liberisti consentono il licenziamento di impiegati inutili che poi non sanno trasferire in compiti utili. Lo spreco di risorse umane è una costante.
Avete pure gli statalisti-socialisti. Se sono all’opposizione i socialisti terrestri si limitano a fare dispetti al mercato e, non sapendo rovesciarlo, fanno pasticci. Ad esempio bloccano i licenziamenti fino a far fallire le imprese. Oppure non sapendo trovare, proporre o imporre alternative di impiego per i lavoratori, mettono una toppa qua e là, sicché nella Terra avete imprese inquinanti che più che ricchezza producono malattia e morte. Ci si accontenta e si grida alla vittoria se si riducono un po’ emissioni nocive e morti. Non si trova soluzione.
Il vostro Socialismo, quando credete di averlo realizzato, è una Società bloccata dove nessuno ha interesse ad eccellere cioè a dare di più. E spesso è dispotica. Nel senso che proibisce e punisce il dispiegarsi di desideri socialmente distruttivi che non sa prevenire o riorientare.
Nella nostra società socialista marziana tutto è pubblico. Ma lo è davvero. La felicità di ognuno è un problema di tutti. Il lavoro? Ognuno fa fra i lavori che può fare quello che più è utile agli altri. Se quel lavoro smette di essere utile passa ad altro lavoro che può fare ed è più utile. Ognuno può smettere di lavorare quando vuole. Non c’è bisogno di alcuna quota 100. Semplicemente si avrà una pensione proporzionata agli anni di lavoro. Anche su Marte sono in vigore incentivi: per la qualità e per la quantità del lavoro svolto. Chi guadagna di più guadagna il doppio di chi guadagna meno di tutti. Il doppio: non mille volte o un milione di volte di più. Tanto basta. Noi coltiviamo la felicità. E voi?

lunedì 8 febbraio 2021

I buoni e i cattivi oppure Shakespeare

 


Noi spettatori pensiamo di assistere nella scena del  mondo a conflitti fra buoni e cattivi, spesso nella forma di perseguitati opposti a persecutori. In tal caso il nostro tifo è per i primi. Ricordo, più o meno alla rinfusa, gli ultimi casi.

C’è Natalny imprigionato da Putin. Salvo per miracolo Natalny dopo un tentativo di eliminarlo mediante veleno nelle mutande. Poi lui, guarito e al sicuro in Germania, decide di tornare in patria, la Russia  di Putin dove è prontamente processato per una storia di truffa e quindi condannato. Non ci passa lontanamente per la mente che la condanna non sia stata un pretesto per eliminare un oppositore. Magari, per ipotesi, potrebbero essere vere entrambe le cose: Natalny imbroglione e Natalny oppositore coraggioso del despota russo. Nulla vogliamo sapere neanche sul credo xenofobo e razzista di Natalny che tranquillamente chiamava “scarafaggi” gli immigrati. No, non vogliamo saperlo. I buoni sono buoni e basta. Perché gli oppositori dei cattivi sono buoni. Per forza.

Similmente assistiamo all’imprigionamenti di Aung San Suu da parte di generali golpisti in Myanmar (Birmania). Lei che torna in prigione dove era già stata per 15 anni, vittima anche allora dei golpisti. E poi Nobel per la pace e poi liberata ed al governo del suo Paese. Lì, in tale parentesi,  però i pochi informati registrano che l’eroina è protagonista o complice nella deportazione in Bangladesh (nel più grande campo profughi al mondo) e nel genocidio della minoranza musulmana dei Rohingya. Cerchiamo di non sapere però se qualcosa non torna nel nostro tranquillizzante schema di buoni contro cattivi. Anche il fatto che persecutori siano quelli della maggioranza buddista ci disturba perché  per noi I buddisti sono buoni e pacifici.

A volte capita che ci dividiamo nel decidere chi sia il buono e chi il cattivo. Purché un buono ed un cattivo ci siano.

Fra il Presidente del Parlamento catalano,   Puigdemont, che nel 2017 tentò di realizzare l’indipendenza della Catalogna  ed il premier del governo di Madrid Rajioy ci siamo un po’ divisi, anche se il più largo favore ha  riguardato il primo, in esilio a Bruxelles,  e gli uomini a lui vicini finiti in prigione. Chi finisce in esilio o in prigione è il buono.

Fra Maduro, il Presidente del Venezuela e il suo avversario Guaidò ci siamo divisi con nettezza. Uno fra I due deve essere un golpista. Chi? Per la Sinistra radicale ed antimperialista il golpista è Guaidò, l’ex Presidente dell’Assemblea Nazionale che si proclama Presidente. E’ uno strumento dell’imperialismo Usa interessato al petrolio venezuelano. Però, non solo gli Usa, ma anche la Ue riconoscono Guaidò. Il golpista  è lui o è Maduro che aveva esautorato il Parlamento ostile sostituendolo con un’Assemblea Costituente su sua misura e di stampo corporativo?

Buoni e cattivi? O invece agenti della complessità della Storia che conosce dialettica, drammi, contraddizioni in uno spettacolo di cui siamo spettatori o comparse? Non politici e neanche filosofi forse,  ma piuttosto letterati possono sentire il conflitto irrisolvibile delle opposte ragioni. Penso ad un letterato, Shakespeare, che lo fece in modo esemplare nel “Giulio Cesare”  dove inutilmente ti chiederesti se il drammaturgo sta con Cesare, il dittatore nato dal partito popolare ed amato dal popolo, o con I suoi assassini, I congiurati che lo uccidono in nome delle libertà repubblicane. Con l’amico del popolo o con lo establishment ci chiederemmo oggi.

Ma non vorrei concludere celebrando la complessità. Che è un dato, una condanna,  non una religione.  Chiudo invece con l’unanimità che oggi raggiungiamo in un obiettivo che finalmente ci accomuna. Siamo unanimi, almeno come italiani, nel pretendere la libertà di Patrick Zaki e la verità su Giulio Regeni.   

sabato 30 gennaio 2021

Il Rinascimento in Arabia Saudita


Nessuno insulto. Non è il mio genere. Però ho trovato stucchevole - debbo dirlo - la piaggeria del senatore italiano verso il principe di un Paese, l'Arabia Saudita, un Paese che nessun popolo civile può invidiare. Perché non si può invidi are un Paese misogino, un regime autoritario, un regime che assassina e fa a pezzi un oppositore. L'Arabia Saudita protagonista di un nuovo Rinascimento paragonabile a quello che conobbe Firenze secondo il suo ex sindaco? Scherziamo? Possibile che ci si venda l'anima per una manciata di denaro? Denaro in cambio di che? Il senatore fiorentino afferma impavido che l'Italia deve invidiare il costo del lavoro in Arabia Saudita. Parla di un Paese in cui la manodopera straniera è pagata un quarto di quella locale ed in cui non c'è diritto ma solo concessione. Qualcuno l'ha detto benissimo in un tweet: "E' come invidiare gli Stati del Sud dell'America dell'800 per il costo del lavoro schiavile nei campi di cotone".
A parte ogni doverosamente severa valutazione etica-estetica, aggiungo una valutazione che a molti sembrerà marginale. Riguarda l'improvvisazione, la cultura (la mancanza di cultura) con la quale il senatore porta l'immagine del suo e nostro Paese nel mondo. Non immagino altri, non immagino Prodi o Ciampi o Draghi svilirsi e simulare saperi in tal modo. Mi sento in imbarazzo. Ma risparmio contumelie ed altre divagazioni.

venerdì 29 gennaio 2021

Oltre l'epidemia del covid e di quella del sadismo


C'è un'altra epidemia, oltre il covid ed oltre quella della violenza sadica esercitata da troppe mele marce contro i più deboli, nelle Rsa, come nelle carceri, di cui ho detto nel post precedente. E' "oltre" perché assai più dura da sconfiggere. Sappiamo come sconfiggere il covid. E' impegnativo, ma sappiamo i prezzi da pagare.
E' più impegnativo liberarsi delle mele marce. Perché i violenti fra gli operatori sociosanitari e le forze dell'ordine sono legati a doppio filo a scelte sistemiche cui è difficile rinunciare. E' impegnativo e complicato domare la rete clientelare e la ratio economica che induce a servirsi di cooperative di comodo e di incompetenti sottopagati nelle Rsa così come è impegnativo trovare criteri di selezione di competenze tecniche e psicosociali fra i servitori in divisa dello Stato, criteri sostitutivi della raccomandazione del generale. Già, perché diventare generale se neanche posso raccomandare un poveraccio? Molto impegnativo, ma possibile cambiare registro, anche se difficilmente il voto premierà i riformatori.
Appare però troppo arduo, al limite dell'impossibile, sconfiggere l'epidemia di femminicidio con connesso frequente infanticidio che la malattia narcistica del maschio produce. Ieri l'ultimo episodio a Torino, coerente con un copione già visto e rivisto e che nessuno sembra sapere/volere cambiare. Lei vuole lasciarlo e lui la uccide ed uccide il figlioletto, tentando poi il suicidio. Sì, la politica può moltiplicare i centri antiviolenza, può moltiplicare e raffinare l'informazione: può e lo fa poco. Ma il non detto è la crisi del maschio e la crisi della famiglia. La sacra famiglia è intangibile per la cultura di destra, ma neanche la Sinistra ha armi o visioni all'altezza. Se le avesse non si metterebbe in conto come fatale il degrado sociale, non si taglierebbe sulla Scuola. Si selezionerebbero insegnanti e formatori con la stessa accortezza con cui si selezionano gli astronauti. Si spiegherebbe ai maschi che "amore" non è sinonimo di "possesso" e che comunque il mondo è pieno di occasioni alternative di amore, alternative ad un fallimento. Vorrei aggiungere altro e però non posso. Non posso dire che chiuderei Mediaset ed ogni fucina di "amori" e di narrazioni malsani. Non posso dirlo. Ma lo penso. E' pensabile quindi anche per la politica. Non per la politica impegnata nel conflitto Renzi- Conte (ed annessi). Penso quindi che occorra lavorare perché la politica sia premiata se si occupa dei problemi veri. Cosa ancor più complicata: che sia premiata se si occupa dei problemi di chi non vota.

Cosa mi suggerisce la violenza nelle Rsa


A Varazze altri 3 operatori sociosanitari di una Rsa arrestati per violenze agli inermi anziani ospiti. A parte l'indicibile nausea che la notizia mi procura, continuo a dirmi che qualcosa non va proprio nelle modalità di selezione del personale sociosanitario. E purtroppo la politica non affronta il tema. Troppi casi in questo settore, come troppi sono i casi di violenza che hanno protagonisti gli uomini in divisa, nelle carceri, nelle caserme e per strada. La dove il mestiere non è una scelta vocazionale (così per fortuna più spesso fra medici ed infermieri), ma una opzione meramente occupazionale selezionata da favori e clientele, lì qualunque personale frustrazione si converte in sadismo. La politica smetta di occuparsi di politica politicante e si occupi della vita!