mercoledì 31 luglio 2019

Indietro tutta: ovvero il potere come malattia


D'accordo, è una piccola cosa. Questa non è fra le ferite peggiori che il ministro ha inferto al Paese. Però mi sollecita riflessioni. I miei zii, ufficiali, avevano militari di leva come attendenti. Io, da bambino, ero assai perplesso. Mi sembrava inconcepibile che quei soldati servissero la patria, sbrigando le faccende domestiche delle mie zie o anche, se ben ricordo, accompagnando a scuola il loro nipotino (cioè me). Ricordo vagamente la spiegazione delle zie (che non spiegava niente). Quei soldati – mi dicevano- erano contenti d i fare quel lavoro, preferibile alle fatiche della caserma. Mah! Poi l'Italia ha fatto passi avanti anche su questo. Con qualche passo indietro ogni tanto. Fece scalpore anni fa la scorta della ministra Finocchiaro impegnata ad assisterla al supermercato. I poliziotti che si dedicano al trastullo del figlio del loro capo sulla motoretta marina, non potendo facilmente dir no, è un po' peggio. Poliziotti peraltro costretti – con grave e visibile imbarazzo - ad intimidire cronisti che vorrebbero fotografare l'evento. Dico due cose. La prima è che mi sorprende che l'amatissimo ministro metta a rischio la sua immagine per così poco. Perché? Per lucrare qualcosa dal suo status? Per compiacere il figlio, mostrandogli lo smisurato potere del papà? Non mi pare proprio che ne valesse la pena. Come non valeva la pena per altri politici fare carte false su case a Montecarlo o a Roma o per vacanze su yacht, pur disponendo di adeguate risorse per pagarsi case o vacanze. Capisco assai più i miei zii ufficiali che qualcosa di consistente in rapporto al loro reddito ricavavano dai servizi gratuiti degli attendenti. I politici insomma spesso mi sembrano assai meno intelligenti dei miei zii. La seconda cosa sembrerà ironica o insincera. Invece mi rammarico davvero per il povero figlio del ministro. Un ragazzino non merita che la sua identità a autonomia venga compromessa da un padre potente. Gli auguro di cuore di emanciparsi al più presto dallo scomodo padre.

lunedì 29 luglio 2019

La Repubblica anti antifascista


Me lo sto chiedendo. Se, per un disturbo mentale, io mi svegliassi domani avendo dimenticato tutto della Costituzione del mio Paese, da cosa mi accorgerei di vivere in un Paese che ha inscritto l'antifascismo nella Carta fondamentale? Più probabilmente riterrei di vivere in un Paese che ha nei suoi principi fondativi la lotta all'antifascismo. Lo penserei leggendo che ancora una volta, a Frosinone questa volta, un giovane viene malmenato perché indossa una maglietta di Cinema America, la benemerita associazione di giovani impegnati nell'animare con il buon cinema le notti romani. Un manipolo di fascisti gli chiede: "Cosa significa questa maglietta? Sei forse un antifascista"? Cosa intollerabile evidentemente: l'associazione puzza di cultura, di antifascismo cioè. E infatti a Francesco Di Palma la maglietta viene strappata. Era successo mesi fa a Trastevere dove – sapete – il conflitto ideale fra fascisti, spacciatori, giovani perduti nel nulla, e il popolo di Cinema America è più visibile. Svegliandomi oggi cercherei una qualche dichiarazione del ministro dell'Interno a sostegno delle ragioni dei picchiati. Non c'è. C'è invece una dichiarazione che parla di un fatto più grave e dice che l'unica vittima oggi è il carabiniere ucciso. Non dice che è la vittima cui prestare la maggiore attenzione e il maggiore rispetto. No, dice che è l'unica. Svegliatomi dal mio sonno capirei che si vuole dire che ci sono state altre vittime presunte che non meritano attenzione. Se sono state bendate ed ammanettate con le braccia dietro la schiena, hanno avuto quel che meritavano. Tirando le somme e accorgendomi che dai vertici dello Stato nulla si replica al ministro, accorgendomi altresì che CasaPound è ancora lì nello stabile occupato abusivamente a Roma e che la sindaca chiede solo che la scritta in cemento sullo stabile di pregio venga rimossa, accorgendomi di questo, scoprirei che la Repubblica Italiana è fondata contro l'antifascismo.

sabato 27 luglio 2019

Quel che resta ancora dell'Italia "normale"


Il mio "buon fine settimana" all'Italia forse ormai minoritaria che resiste. Quella del pescatore siciliano Gaspare Giarratano che, dopo che la sua barca ha salvato dalle onde un gruppo di migranti, rifiuta l'offerta della Ong Mediterranea, un indennizzo 10.000 euro per la pesca perduta e/o per i rischi di multa o addirittura sequestro.
Quella del più noto Luca Bizzarri che scrive semplicemente:
"Sono figlio di un Carabiniere, un abbraccio immenso a chi soffre. Spero che l’assassino di stanotte sia arrestato, che sia processato in tempi brevi, che gli sia assicurata una difesa, che venga giudicato secondo la legge, che sconti la sua pena in un carcere e non in una topaia".
Luca non lo dice ed il messaggio è più tagliente proprio per il non detto. Luca ha scritto le parole che avrebbe dovuto scrivere il ministro dell'Interno (o il premier o l'altro vice). Il ministro dell'Interno invece preferisce competere col linguaggio degli avventori dei bar strafatti di birra fino ad inventare (o ad auspicare) una inesistente pena dei lavori forzati. E gli altri politici del blocco similfascista cercano di non essere troppo da meno.

sabato 13 luglio 2019

Vittoria, il declino e la mia tristezza


Conobbi Vittoria quando l'Istituto Ortopedico Rizzoli suggerì a me che vivevo a Siracusa - un centinaio di chilometri di distanza - di ricoverarmi nell'Ospedale di quella città nel territorio ragusano. Avevo avuto una brutta frattura per un incidente stradale. Da Bologna suggerirono il reparto ortopedico di Vittoria ritenuto fra i più avanzati in Italia. Avevano ragione: non conservo traccia di quella frattura.
Poi sono tornato a Vittoria (poco più di 60.000 abitanti) per lavoro negli anni '80. Lì aveva sede uno dei pochi Informagiovani siciliani. Che seguivo per conto della Direzione Generale dei Servizi Civili del Ministero dell'Interno. L'Informagiovani era in centro, in uno spazio comunale. Funzionante, organizzato, esemplare anche nei particolari: compresa la raccomandazione agli utenti maschi di mirare bene nell'unico bagno disponibile. Allora Vittoria era governata da un Pci che riceveva tradizionalmente la maggioranza assoluta. Imparai ad apprezzare tante cose di quel territorio a forte vocazione agricola: soprattutto il mitico "cerasuolo", vino rosato dall'aroma di ciliegia.
Poi, lontano ormai dalla Sicilia, ho sentito parlare di Vittoria solo per la condizione schiavile dei suoi nuovi braccianti immigrati, per mafia, ricatti, violenza.
Ora la cronaca mi dà notizia di Vittoria per un dodicenne ucciso e un undicenne cui hanno amputato le gambe ed è a rischio di vita per la spavalderia criminale di un rampollo della mafia locale, alla guida di un Suv. per le stradine della città, strafatto di droga ed alcol.
Niente, solo ricordi. Volevo solo comunicare la mia abissale tristezza per l'ennesimo segnale del declino in cui scivola l'isola in cui vivevo ed il Paese in cui vivo. Non è passato un secolo: solo trent'anni.

venerdì 12 luglio 2019

Ridurre il numero dei parlamentari?


Per risparmiare qualche milioncino. Secondo le rivelazioni Invalsi siamo messi male soprattutto in matematica. Ciò giova enormemente ai populisti ed agli azzeccagarbugli. Vorrei sapere quanti sono in grado di interrogarsi (prima che rispondere) su quante volte il risparmio per la riduzione sta ad esempio nel costo per quota 100, reddito di cittadinanza, 80 euro, flat tax e soprattutto spese per ordinamento regionale. Non lo so neanche io. Ma almeno so che debbo chiedermelo e posso cercare il risultato.
Nel merito, al di là dei costi e dei risparmi, si riduce la rappresentanza. Assai meglio sarebbe l'abolizione del Senato ed il monocameralismo. Prosegue invece l'onda lunga populista innescata dai Berlusconi e dai Renzi. A conclusione c'è l'abrogazione pura e semplice del Parlamento sempre più svuotato dai leader carismatici.

giovedì 11 luglio 2019

Dilemmi


Almeno questo credo di averlo capito. I miei dilemmi crescono perché non lavoro più. Ed ho troppo tempo per interrogarmi, rispondermi ed obiettarmi e contro obiettarmi. Andrò stasera ad Ostia Antica a sentire Zingaretti? Vale la pena cambiare la camicia e fare una decina di chilometri in auto? Ma i dilemmi peggiori sono quelli del tipo "intervenire o no?". Come poco fa. Una giovane coppia che litiga in un'auto in seconda fila. Capita spesso. Lui agita le braccia assai più di lei. Lui le ricorda che la forza fisica è dalla sua parte; ed anche la resistenza alla critica sociale è dalla sua parte. Come faccio ad escludere che non sia il prologo di un femmicidio? Come praticamente quasi sempre, non interverrò, sentendomi confortato dalle abitudini correnti (anche in casi platealmente più gravi che spero non debbano capitarmi). No, non posso intervenire su una coppia che litiga solo a parole. Come non intervengo le moltissime volte in cui gli utenti di uno sportello litigano fra loro o con l'impiegato. Mi pare che si litighi sempre più. Possibile che si tratti di mia distorsione percettiva? Comunque guardo e taccio.Fra poco dovrò pur decidere se consumare una cena frugale a casa o recarmi alla Festa dell'Unità (Unità che non c'è) per Zingaretti e - spero- un piatto di trippa alla romana.