domenica 29 novembre 2015


Che la conferenza sul clima di Parigi sia del tutto inadeguata a salvaguardare la sopravvivenza del pianeta mi sembra certo. Altrettanto evidente che gli egoismi nazionali siano responsabili del rischio immanente, insieme alla cultura del denaro. Giuste le proteste degli ecologisti ovvero dei patrioti del mondo. Ma credo che i facinorosi che hanno usato come proiettili candele e altri oggetti posti in memoria degli assassinati dall'Is hanno compiuto un oltraggio troppo simile all'oltraggio dei terroristi. Tanto simile da apparire essi stessi terroristi. Non sono "compagni che sbagliano". Loro non lo sanno, ma sono il prodotto del Grande Vuoto esattamente come i terroristi conclamati. Formulo il mio NO convinto e il mio assoluto disprezzo verso chi disprezza i simboli della pietà verso gli assassinati.

sabato 28 novembre 2015

La cultura banalizzata


Manco a dirlo, divisione netta fra i favorevoli e i contrari al bonus di 500 euro ai giovani da spendere in "cultura". Favorevoli e contrari a prescindere, con linea di divisione coincidente con quella dei renziani e degli anti. I contrari ad esempio denunciano il carattere dispersivo e regressivo del provvedimento che distribuisce risorse a destra e a manca senza criterio (giovani benestanti e giovani che non hanno niente). Obiezione per me non convincente. Non mi piace l'idea di ghettizzare i giovani benestanti. Preferisco che non ci sia divisione fra chi riceve laute paghette da mamma e papà e chi no. E' bene che anche i giovani benestanti godano di risorse autonome. I correttivi vengano dalla tassazione generale che diventi finalmente autenticamente progressiva. Quel che non mi piace per niente è invece l'enfasi renziana sul piccolo provvedimento. Come se ancora uno volta si trovasse un problema fra tanti e lo si volesse risolvere col solito bonus. Ennesimo esempio di banalizzazione, fondatamente elettoralistica nella sua semplicità. . Con iniezioni di cultura per vincere il terrorismo.

mercoledì 25 novembre 2015

Il vuoto e l'avventura


Ho seguito con dovuto sgomento,ma senza sorpresa, l'intervista sul tg3 ad una signora belga. Una insegnante socialmente impegnata e dichiaratamente cattolica. Succede però che in una famiglia normale, "borghese" e "per bene" il figlio amato, educato al cattolicesimo e a valori civili, si converta all'Islam e poi aderisca all'Isis fuggendo in Siria. Non è il primo caso. Molti casi analoghi in Occidente. Questo è solo più nitido e reso evidente e drammatico dall' intervista. Considerazioni. La famiglia - lo sapevamo - è sempre meno l'agenzia educativa decisiva. Contano di più i pari (gli amici) e la rete. E contano sogni e narrazioni, in un mondo i cui le grandi narrazioni sembrano scomparse insieme al muro. Oltre a materiali condizioni di vita. Quindi certamente le periferie, a partire da quelle francesi, sono un mix esplosivo di ghettizzazione e ideologia religiosa,con l'Islam unica disponibile oggi ad una possibile interpretazione radicale. Non necessaria ma possibile, dico. Come lo fu una volta il cristianesimo. Una ideologia chiara e aggressiva, con buoni e cattivi nettamente divisi . Come altre religioni non sanno. L'Islam come occasione quindi. Non come madre solitaria del radicalismo omicida e suicida. Perché il padre è il Grande Vuoto. Che troverebbe altra madre da fecondare se l'Islam tutto si sottraesse alla fecondazione. Anzi, talvolta il Grande Vuoto si concede scappatelle, magari con le bandiere del tifo, ottimo pretesto per picchiare il prossimo o - così si usava qualche anno fa - con l'impresa di tirar sassi dal cavalcavia e vedere se si riesce ad ammazzare qualcuno. Scappatelle da cui nascono mostri "minori". Perciò l'intervista di stasera mi sgomenta senza sorprendermi. Se non facciamo guerra al Grande Vuoto, il mondo è in pericolo. Dovremo prepararci allora a molte conversioni occidentali, anche borghesi e dall'epidermide chiara. Con l'Islam pretesto religioso per buttar via la propria vita altrimenti inutile, insieme alla vita degli altri. A meno di un ravvedimento che significhi proporre alle nuove generazioni nuove grandi avventure positive.

martedì 24 novembre 2015

Il mio lutto


Con la mente a Venezia, insieme ai padri e ai nonni italiani, manifesto il mio lutto astenendomi oggi, da subito, dal digitare altre parole.

lunedì 23 novembre 2015

Valeria


Nella foto che abbiamo di lei Valeria ha la bellezza quieta di un borgo italiano, costruito col lavoro lungo di tanti. Una bellezza etico-estetica che non si forma nell'artificio delle palestre e dei visagisti: lo specchio di una raggiunta armonia di pensieri. Molte sono come lei certamente, ricercatrici, volontarie. Che scopriamo sempre tardi, come se solo la morte potesse rendere visibili i giovani talenti italiani aperti al mondo e ancora fiduciosi. Malgrado tutto. Malgrado il livore di quelli che irridono all'impegno perché è intollerabile per loro credere che si possa essere migliori. Ora il lutto doveroso e sentito. Sarebbe bello che a genitori straordinari che in parte spiegano la bellezza di Valeria si potesse offrire qualcosa di più di una borsa di studio alla sua memoria. Molto di più. Una conversione degli animi che ci faccia recuperare la bellezza e l'intelligenza della gioventù d'Italia. La laicità “aperta” dei genitori di Valeria acconsente a che nel funerale laico ognuno partecipi con il suo credo . “Anche un Iman, se vuole, dica qualcosa”, dice il padre. Condividendo quella laicità, antidoto alla follia del tempo presente, lascio fra i miei personalissimi crucci il pensiero che nulla Valeria possa ora sapere del tributo che l'Italia le rivolge.

domenica 22 novembre 2015

Ritorno fra gli umani


Ben tornato fra gli umani, Adeslam Salah. Poco importa come tu sia stato coinvolto nella follia Isis. Hai creduto di trovarvi un senso alla tua vita. Hai imparato ad odiare l'Occidente. Poi hai temuto per i tuoi cari. Ti eri sottratto alla comunità degli umani in cui ci sono generosi ed egoisti ed anche assassini che uccidono per qualche scopo, per sopravvivere o per vivere meglio a danno di altri. Evidentemente all'improvviso l'illuminazione è scesa su di te, salvandoti. Evidentemente hai compreso che dopo esserti fatto esplodere non avresti trovato non so quante vergini ad attenderti. E nemmeno avresti trovato lo strano dio maschilista che promette piacere solo ai maschi. Chissà, forse, hai anche pensato: "Ma perché cristiani, ebrei, buddisti non credono alle vergini che attendono e non credono neanche in Allah? Perché ogni specifica religione ci affigge con specifiche torture, dalla circoncisione alla infibulazione, svalutando le invenzioni sadiche altrui? Perché fra le varie favole religiose dovrebbe essere fondata propria quella degli islamici dell'Is"? Forse ti sei imbattuto in una rivelazione laica ovvero della ragione. Benvenuto, comunque. Adesso scegli fra il sentiero facile dei distruttori muniti di ragione e quella più difficile e più appassionante di chi costruisce qualcosa.

sabato 21 novembre 2015

La scoperta della logica


Non lo avevo visto. L'ho visto ora. A Ballarò l'implacabile Salvini incalza un musulmano (non so chi fosse) che contestava il famoso titolo sul Giornale, "Musulmani bastardi". "Non erano musulmani i terroristi? Non sono bastardi?" incalza l'intrepido Salvini con logica implacabile, pseudo-aristotelica. Quieto, quieto, interviene Moni Ovadia: On.Salvini, all'indomani della strage di Capaci ad opera di mafiosi che erano siciliani, lei avrebbe gridato "siciliani bastardi?" All'improvviso l'innervosito Salvini non vuole più parlare di titoli di giornali e minaccia di andarsene. Insomma, non c'è bisogno di fare chiassate. Basta riscoprire la vera logica aristotelica (cioè l'intelligenza) per far saltare i nervi a Salvini. Teniamone conto. L'intelligenza è prevenzione. Anche del terrorismo.

Se l'ignoranza fa più paura


Forse ci sono state nuove scoperte nel campo dell'intelligenza e delle scienze dell'educazione che ignoro. Benché professionalmente me ne occupassi. O forse in parti dell'Islam vigono altre "scientifiche" convinzioni al riguardo. Ai miei tempi e fino all'altro ieri, per dire ad uno studente che non mostrava di capire ciò che aveva studiato, si diceva: "Lo dici a memoria" oppure gli si diceva: "Non dirlo a memoria". Alla mia indimenticata professoressa di ginnasio non bastava che ripetessimo "arbore amica le ceneri di molle ombre consoli" (Foscolo, I sepolcri) . Voleva che capissimo perché il poeta dice "arbore" e "non albero". "Usa un latinismo" rispondeva qualcuno. "Vero, in latino l'albero è femminile, diceva la professoressa. Ma perché Foscolo sceglie il latinismo?". E ci guidava a comprendere che a Foscolo serviva il femminile perché il femminile meglio esprimeva il sentimento di cura e la protezione degli alberi sui sepolcri. Il risultato è che oggi io "sento" e capisco "I sepolcri" assai più di quanto non capisca "La Divina commedia", mal studiata con altro insegnate dopo, al liceo. Bene, se però hanno ragione i terroristi che hanno sequestrato e fatto strage degli ospiti dell'albergo in Mali, la mia professoressa era una perditempo e le scienze dell'educazione sono da archiviare. Per dimostrare di essere veri musulmani e salvare la vita si chiedeva agli ostaggi di recitare un verso del Corano. Lo reciti, sei salvo. Non lo reciti, sei morto. Nessuna verifica sulla padronanza di ciò che si recitava. Vero o falso? Domande incrociate? Nulla di nulla. La mia conclusione è che la religione dell'Isis è una religione di trogloditi. Poi ho un dubbio forte. Mi chiedo se la stupidità assoluta dei terroristi debba rassicurarmi o terrorizzarmi. Non so se pensare che non potranno fare troppo male perché stupidi e ignoranti o, al contrario, che ne faranno molto perché stupidi e ignoranti. Ci sto pensando. Propendo per la seconda.

venerdì 20 novembre 2015

Crozza "politico"


Seguo Crozza in TV. Credo che lui produca emozioni politiche più dei politici ufficiali. Qualcuno disse, non senza fondate ragioni, che Crozza bruciò il sogno politoco di Ingroia con la innocente rappresentazionde di un aspirante leader stanco e indolente. Non sono certo gli interessi personali a muovere i voti ormai. Per il semplice motivo che si è anestesizzati da "narrazioni" che ti fanno dimenticare che se non hai casa, l'abolizione della tassa sulla prima casa non dovrebbe esaltarti. E, se non hai un euro non dovresti applaudire Salvini che propone la tassazione unica al 15%.Dovresti inseguirlo col forcone. Invece lo applaudi. Bene, ciò detto, non mi piace Crozza "politico" un po' come il popolo di facebook. Oggi una lunga denuncia delle colpe dell'Occidente come strasentito sul web. Senza sfumature e dialettica. Sicché convince i già convinti. Ottimo invece Crozza che torna a rappresentare Razzi e l'ignoranza cialtrona. Ma quasi con affetto. Ed ottimo il suo Diego Della Valle, calco perfetto del ridicolo parlare del nulla. E non male il De Luca, a tratti, soprattutto nella geniale smorfia di disgusto indirizzata verso chiunque non sia De Luca. Questo è il Crozza indissolubilmente attore, interprete e "politico" nel senso migliore.

Solidarietà al ministro dell'Interno


Esprimo convinta solidarietà al nostro ministro dell'Interno, per i progetti criminali a lui diretti dalle cosche mafiose. Non mi fa velo la consapevolezza che oggi la minaccia mafiosa appare quasi risibile al confronto con quella del terrorismo di cui non immaginiamo limiti o funeste fantasie. Prescindo anche facilmente dal mio totale dissenso verso Angelino Alfano, politico. La mia solidarietà è piena, senza "se" e senza "ma". Perché le Istituzioni contano più degli uomini che le rappresentano al momento. E perché è prezioso per me esercitarmi alla pratica della distinzione. Ad un ministro a me meno lontano politicamente forse non mi sarei ricordato di esprimere solidarietà.

giovedì 19 novembre 2015

Dividersi sul tricolore di Francia?


La strage di Parigi è stata anche occasione di aspre contese dialettiche nel popolo rissoso di facebook. Molti amici ed amiche hanno mostrato il loro profilo con i colori della bandiera francese: variante del "Io sono Charlie" dopo l'attentato dello scorso gennaio. Non potevano passarla liscia. Crozza ha risposto ironizzando, amaro, sulla diversa attenzione e il minore coinvolgimento dopo l'attentato sui cieli del Sinai ed morti russi, nonché dopo la strage di libanesi a Beirut. Dietro Crozza molte varianti sul tema. Davvero due posizioni incompatibili? O semplicemente la voglia di menare le mani? Penso la seconda. A me sembrano evidenti due cose, diverse e però compatibili. La prima: tutti gli uomini sono eguali e meritano eguale rispetto, indipendentemente da razza e nazionalità. Ha ragione Crozza in questo. La seconda: ognuno di noi ha maggiore empatia verso chi più gli somiglia, nella lingua, nella fede, nel colore della pelle, etc. Siamo tutti, moderatamente o smodatamente, razzisti. O familisti o qualcosa di simile. Perché sentiamo con diversa intensità la morte del familiare o dell'amico. Credo si possa dire che chiunque piangiamo, di fatto piangiamo noi stessi. Conclusivamente, grazie a Crozza per averci ricordato l'umanità che oggettivamente condividiamo e che soggettivamente non dobbiamo dimenticare di condividere. Magari potrebbe farlo con minore spocchia. E grazie agli amici che si sono vestiti del tricolore dei cugini francesi. Ciò detto, proporrei conflitti diversi al popolo facebook. Insieme ad un comune investimento nella ricerca di ciò che produce l'orrore multiforme che avvolge quest'epoca. Dai suicidi-omicidi col pretesto religioso a quelli nei Campus Usa a quelli motivati addirittura da una bandiera sportiva. Diversi ed eguali. Personalmente sottolineo ciò che li unisce nella perdita di senso della vita, quella altrui e la propria. Lavoriamo su questo.

mercoledì 18 novembre 2015

Gli ultimi saranno ultimi: tranne qualcuno


Impegnativo fin dal titolo dissacrante, "Gli ultimi saranno ultimi", il film di Massimiliano Bruno. Il più riuscito fra quelli che ho visto di lui, con anche con la migliore interpretazione di Paola Cortellesi che sapevo brava, ma non così. Con i toni della commedia drammatica, Bruno denuncia l'orrore della precarietà. Valeria conduce una vita a suo modo serena, pur con un marito inaffidabile, Stefano (Alessandro Gassman), perché si sente garantita almeno in questo, nel proprio lavoro. Il contratto a tempo determinato sarà sempre rinnovato perché l'azienda che produce parrucche certamente non farà a meno della lavoratrice più competente. E poi Valeria è benvoluta da tutti in azienda, capi compresi. Solo che Valeria resta incinta. Finalmente il bambino atteso. Pensa che, con normale prudenza, aspetterà poco tempo per dirlo, il tempo per rinnovare il contratto. Intanto Valeria ci rivela il suo carattere aperto, con prove di socialità. Ad esempio, riesce a far assumere nella sua azienda una ragazza che le chiede aiuto per un lavoro. Nella giungla della competizione fra affamati di lavoro e sicurezza, però non può esistere riconoscenza. C'è solo l'atroce “mors tua vita mea”. Infatti la ragazza raccomandata svela la gravidanza della “benefattrice” semplicemente perché un posto si liberi. Non si legge neanche condanna per il tradimento in Valeria e nell'autore. In Valeria c'è solo straziato stupore. Non c'è condanna quando si impara che siamo tutti miserabili attori in competizione. Per colpa di tutti e di nessuno. L'azienda non ha convenienza a conservare il posto della brava operaia. Perché compete con aziende che non lo conserverebbero, in Italia o nella minacciosa Cina. L'azienda deve essere impietosa per responsabilità verso i propri dipendenti, si dice, ed è un po' vero. Mi pare che gli autori vogliano dire che lo spazio riformista e garantista è illusorio. Nella mitica flexsecurity l'accento batte su “flex”. Security solo se avanzeranno risorse. Cioè mai. Se avanzano andranno in bonus o si cancellerà la tassa sulla prima casa. Si può solo saltare la staccionata quindi, non scalarla. Se questo non è quello che vogliono dire gli autori, è quello che voglio dire io. La voglia di lottare viene meno poi quando l'unica certezza si perde, quella dell'amore del marito cialtrone che si scopre anche fedifrago. Qui Valeria si riappropria anche della infelicità silente della madre. Il mito di Valeria è sempre stato il padre, sindacalista combattivo e integerrimo. Solo ora Valeria capisce il dolore di quella madre, ignorata e tradita mentre il suo uomo, come gli uomini in genere, riempie la vita di gesta da raccontare, gesta politiche ed erotiche che siano. “Così da sempre”, mi veniva da pensare al cinema. Fin dai primi uomini cacciatori che forse – raccontano alcuni antropologi - tornavano quasi sempre a mani vuote, come il marito di Valeria, trovando la caverna riscaldata dalla compagna che aveva provveduto anche a raccogliere bacche per sopravvivere. La storia di Valeria si incontra alla fine con la storia del poliziotto Antonio (Fabrizio Bentivoglio), della sua viltà o della sua umanità. Il poliziotto è stato trasferito dal nord nella cittadina laziale, Anguillara, dove si sviluppa la storia. Colpevole di non avere protetto il collega, ferito a morte dallo sparo di un quindicenne. Ha indugiato troppo di fronte alla necessità di troncare una giovane vita. Nel finale trova l'occasione di “redimersi”. Valeria irrompe nella sua ex azienda e, con una pistola strappata all'amico vigilante, minaccia il capo. Vuole il suo lavoro, per quanto stupido e mal retribuito. Lo pretende. Suspense con il poliziotto accorso, con la pistola puntata. Lunghi attimi pistola contro pistola, mentre a Valeria si rompono le acque. Uno sparo. Valeria ferita (e pare morente) che partorisce in ambulanza. E -peccato! - un finale consolatorio. Valeria non muore. Vediamo quindi, anni dopo, il marito redento al lavoro finalmente, in officina, che prepara il figlioletto all'incerto futuro. P.S. “Gli ultimi saranno i primi ma non si dice quando” è la chiosa finale del film. Direi così invece: “Alcuni (pochissimi) ultimi saranno i primi. Serve che succeda per credere nella democrazia, nell'eguaglianza, nelle pari opportunità, e cose così….Nella cosiddetta “Costituzione più bella del mondo”, la nostra, l'inganno fa capolino. Penso all'art. 34, in particolare, col secondo comma che promette: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Sì. Quanto capaci, quanto meritevoli per raggiungere i gradi più alti? “Uno su mille ce la fa” canta Morandi. Gli altri 999 sperano e talvolta si stancano di aspettare. Quel che conta è che non si stanchino insieme di aspettare. Se no, salta tutto.

domenica 15 novembre 2015

In silenzio, in attesa


Solita passeggiata domenicale nel centro di Ostia in direzione mare. Forse sono le lenti deformanti del mio stato d'animo. Però mi sembra una domenica diversa. E' una bella giornata di sole. Non si può spiegare col clima che ci sia così poca gente in giro. Peraltro colgo uno strano silenzio. Davvero è una mia percezione distorta? C'è qualcosa di oggettivo che mi dice di no. E' una domenica senza banchetti di partiti e movimenti. Il PD non c'è mai stato in piazza. Forza Italia sempre meno, fino all'assenza totale. Qualche volta c'è Casa Pound con i suoi proclami "sociali" riservati ai soli italiani (stupratori e imbroglioni compresi, immagino). Più spesso ci sono gli strani salviniani romani (Boh!). E spesso Fratelli d'Italia. Praticamente sempre c'è M5S. Ma oggi non c'è. Non c'è nessuno. Già, anche parlare dei famigerati immigrati che alloggerebbero in hotel 5 stelle o degli ennesimi episodi di corruzione appare fuor di luogo. Come se stessimo aspettando qualcosa. Qualcosa che temiamo e da cui non abbiamo riparo. Così, se ci avventuriamo nella movida trasteverina può succederci di ricevere un cazzotto in faccia. Gratuito. E' la moda del momento. In qualche modo debbono pur riempire la vita i nostri giovani. In qualche modo debbono riempire la vita gli esclusi delle periferie francesi. Così aspettiamo che il peggio succeda. Nell'irriformabile mondo della globalizzazione, senza ripari, un qualsiasi contagiato dall'epidemia del vuoto sembra possa far esplodere questo mondo.

sabato 14 novembre 2015

Aspetto Francesco


Ci sarebbero tante cose difficili da fare per opporsi alla barbarie. Innanzitutto liberarsi della barbarie che è in noi per andare all'attacco leggeri. Si dovrebbe reinventare il sogno di un'Europa unita davvero, non più divisa dalle piccole convenienze. Si dovrebbe reinventare il sogno di una Organizzazione degli Stati Uniti del Mondo. Un po' più dell'Onu. A piccoli passi, ma non troppo piccoli. Perché non sappiamo quanto tempo abbiamo. Cominciare ad esempio sopprimendo il diritto di veto delle nazioni più forti. Poi votando insieme un'assemblea rappresentativa dei popoli e delle culture del pianeta. Pensando al che fare, entro presto in apparente contraddizione. Sono abbastanza convinto infatti - da laico, anzi da ateo - che le religioni sono fattori decisivi nella insicurezza del pianeta perché inevitabilmente divisive e perché inevitabilmente dotate di appendici fanatiche. Oggi l'Islam più che altre, ma comunque non solo l'Islam. Ciò detto nell'assetto attuale della comunicazione nel mondo, penso che solo la voce di una riconosciuta autorità religiosa quale quella di Francesco può essere chiara e udibile a tutti. Aspetto quindi le parole di Francesco. Mi aspetto che promuova un incontro solenne di tutte le autorità religiose del mondo. Che possano dire chiaramente che né Dio né Allah né alcun altro Dio è così stupido da godere dei corpi smembrati dei kamikaze e delle loro vittime. Che Dio, comunque si chiami, ha cose più serie di cui occuparsi, governando il mondo. Non dispero poi che l'umanità convertita alla pace, alla cura di sé e all'arduo buon senso, faccia ameno domani di ogni religione e di Francesco, Francesco che resterà comunque l'eroe dell'umanità laica di domani se riuscirà a fare quello che oggi i cosiddetti "politici" non saprebbero mai fare. .

L'Islam, l'Isis e l'uovo al tegamino di Libero


Avevo scritto, alla notizia dell'ultimo orrore, che auspicavo "la rinuncia a utilizzare l'orrore per modesti o squallidi fini personali. Smettendo di premiare chi specula sull'orrore". Naturalmente sapevo che il mio è un auspicio sterile. Ci pensa Libero a confermarlo, con il titolone "BASTARDI ISLAMICI". Inconcepibile, stupidissimo, ma non sorprendente e che certamente sarà premiato dai lettori. Sono pressoché certo che il direttore di quel giornale non crede a quel che scrive. Non può pensare che tutti gli islamici siano "bastardi". Escluderei anche che il Tizio non sia consapevole di attizzare, con quel titolo, nuovi odi e veleni e di dare il suo piccolo contributo a disintegrare la convivenza nel pianeta. Lo sa. Ma se ne infischia. E lo capisco. Ragionevole, nell'ottica del tornaconto personale, bruciare la foresta di tutti per farsi un personale uovo al tegamino. Per aumentare consenso e tiratura. L'episodio tristissimo mi conferma nella convinzione di una priorità doverosa e trascurata: una discussione senza rete e la demitizzazione della sacra libertà di stampa che consente al direttore di Libero una voce amplificata per 100.000 o giù di lì rispetto alla mia. Ciò è in conflitto assoluto con la mia idea di democrazia sostanziale. So bene che come me la pensano quattro gatti e pochissimi anche fra chi detesta Libero. Resti questo come un appuntamento per la prossima epoca.

La civiltà da difendere


Non si può immaginare di abbracciare un popolo intero, il francese. O meglio l'umanità intera, perché la paura non ha Calais e Ventimiglia come confini e perché abbracciando un popolo si rischia di abbracciare anche assassini e complici. Abbraccio un papà francese appena intravisto in TV correre non so da dove e immagino verso una incerta sicurezza, con la sua bimba in braccio. Perché è questo che oggi dobbiamo difendere: l'invenzione dell'amore per il nostro prossimo, dai più vicini, i figli, ai più lontani e a quelli che saranno. Invenzione forse irripetibile nello sterminato cosmo. Irripetibile e forse prossima ad estinguersi. Vorrei saperla difendere. Vorrei che imparassimo a difenderla. Vorrei che mobilitassimo le intelligenze, anche le più minute, sparse sulla Terra. Cominciando a individuare la radice del male. Rinunciando a utilizzare l'orrore per modesti o squallidi fini personali. Smettendo di premiare chi specula sull'orrore. La mia intelligenza mi suggerisce che la malattia non è l'Isis o il fondamentalismo islamico. Che sono solo le più vistose e orride manifestazioni di un morbo che si manifesta con pustole e tumori diffusi. E' lo stesso male che induceva a "religiosi" suicidi collettivi. O a massacrare compagni di scuola in un college americano. O addirittura a volere la morte del tifoso di una squadra avversaria. Mi giunge quasi nostalgia per i "sani" assassini di un tempo. Quelli che uccidevano per uno scopo credibile. Non è più così. Non si giochi a decidere a casaccio quale arto amputare: mano destra o sinistra, gamba destra o sinistra, Libia o Iraq o Nigeria o Columbia. Si investa subito in intelligenza. Quella dei rimedi a breve, anche cruenti, se servono. Soprattutto quella del ripensamento coraggioso delle basi della convivenza sul pianeta Terra.

giovedì 12 novembre 2015

Battiato e le intelligenze multiple


Stasera ad Otto e mezzo, Battiato con Travaglio. Ho scoperto così che Travaglio sa anche cantare. Ho riscoperto soprattutto che Battiato sa solo cantare. Come a suo tempo scoprii che Totti sa solo calciare. Grandi cantautori e grandi calciatori che non hanno intelligenza fuori dal loro mestiere. Stimo e godo moltissimo le musiche e le interpretazioni di Battiato, come le giocate di Totti. Però stasera sentivo Battiato bofonchiare confusamente e mi chiedevo se fosse solo poco abile nell'eloquio. Poi mi è sembrato evidente che facesse fatica a capire l'intervistatrice e facesse fatica a pensare. Lo avevo già pensato a suo tempo in altra occasione. E oggi ne ho avuto conferma. Restando stupito che Gruber e forse anche Travaglio non lo capissero, sembrando aspettare una risposta geniale. Avrei voluto dire loro: "Siamo tutti più o meno così. Come pensava Gardner, il teorico delle intelligenze multiple, critico cioè della teoria di una intelligenza generale spendibile sempre. Non aspettatevi proposte geniali da un geniale musicista o da un geniale calciatore. E neanche necessariamente da un grande matematico Da qualcuno magari sì, forse da Einstein. Qualcuno invece è al confine con l'idiot savant, assolutamente geniale in un campo e del tutto sprovveduto fuori da quel campo". Avrei detto questo anche come contributo al pensare laico e non fazioso. Perché oggi c'è gran bisogno di tale pensare.

Amore cosa?


Al di là dello scarico reciproco di responsabilità di (ex) innamorati, mi ha colpito la dichiarazione di un'amica del diciottenne assassino di Ancona, con la complicità presunta della fidanzata quindicenne. Dice, più o meno, così :“Lui era una persona generosa. E' cambiato quando ha conosciuto lei. Ed anche lei è cambiata in peggio, per come la conoscevo. Come se insieme si fossero chiusi al mondo”. Mi ha colpito perché rivela il volto regressivo e sgradevole del cosiddetto “amore”: la perdita di significato di quanti ci stanno attorno, il possesso reciproco o il possesso unilaterale con l'altro/a che si compiace nella dipendenza. Il femminicidio che solo da poco abbiamo scoperto è uno degli esiti della malattia. So che gli amici diranno che l'amore non è per forza questa malattia. Che queste sono devianze e perversioni. Io però continuo a pensare che “amore” sia una parola avvelenata e pericolosa. A meno di non usarla nel senso giusto e a meno di non riformulare il senso dei diversi concetti ed emozioni che vi girano attorno. Io proporrei semplicemente di tornare alla Grecia che ci insegnò a distinguere. Semplifico molto, prescindendo dalle aggettivazioni che nella cultura greca si accompagnavano ad esempio ad Eros. Eros è il nome dell'attrazione fisica o sessuale. Filia è il nome dell'amicizia ovvero della condivisione. Agape è la pulsione verso l'altro/a come regalo gratuito. Credo che quando parliamo di “amore” parliamo quasi sempre di coppia e di Eros. Nella coppia è eros prevalente, almeno all'origine, pur talvolta mixato a filia e agape, condivisione e dedizione. E' successo che “amore”, col suo suono accattivante, sia diventato il passaporto di ogni nefandezza. “L'ho fatto per amore” dice l'assassino di lei, o del rivale, o dei genitori. Se sostituissimo eros ad “amore” sarebbe difficile assolversi. “L'ho fatto per eros”. Sarebbe una spiegazione, ma non una giustificazione. Potremmo tranquillamente convenire con l'assassino: “E' vero, lo hai fatto per eros cioè per desiderio fisico e di possesso. Quindi ricevi una condanna definitiva e senza attenuanti. Lo avessi fatto per agape ovvero per salvare il mondo avresti la nostra ammirazione ela piena assoluzione”. Potremmo, per non buttar via un vocabolo usare “amore” come filia o agape: la protezione verso i figli o l'umanità. So che è quasi impossibile che da qui parta una riformulazione del vocabolario e quindi dei nostri concetti e valori. Provo semplicemente a dar voce alle mie convinzioni, aspettando l'effetto che fa. http://www.lintellettualedissidente.it/…/i-greci-e-leros-l…/ http://www.nuovanobilta.info/amore.htm http://archiviostorico.corriere.it/…/Tre_nomi_per_chiamare_… https://it.wikipedia.org/wiki/Eros_greco_antico… https://it.wikipedia.org/wiki/Amore_greco

mercoledì 11 novembre 2015

Guzzanti Severgnini: fra inferno e purgatorio


Forse sto involvendo a destra. Ma ad Otto e mezzo stasera fra Sabina Guzzanti e Beppe Severgnini la mia simpatia è andata al secondo. Forse perché non mi piacciono le persone acide. E Sabina mi appare sempre più acida. Mi piacciono le persone che si indignano e si arrabbiano. Come Landini spesso, benché condivida poco della sua linea. O come Fassina quando in Direzione PD gridava a Renzi: "Non ti devi permettere". Neanche di Fassina condivido molto, ma è altro tema. Però gli inaciditi come Sabina credono di aver capito tutto e ti guardano come soffrendo. Tutto il presente per Sabina è catastrofico. Da Renzi (sono quasi d'accordo) a Merkel (assai meno). Severgnini alla fine mi appariva un saggio chiedendo come mai milioni di profughi si dirigono verso questa infernale Europa. E ricordava le cose che ci appaiono ovvie - il pronto soccorso e la scuola pubblica, ad esempio - e che ovvie non sono. O come l'acqua corrente - direi io - che Messina oggi apprezza. "Ero ricco e non lo sapevo" scopre il Tommasino ammalato e morente della pasoliniana "Una vita violenta". Ecco, io credo che si debba essere consapevoli che siamo in purgatorio. Con cose orrende come il rischio della perenne disoccupazione. O di un disastro ecologico o nucleare o terroristico. Ma sempre ricordando da dove veniamo. Se non siamo capaci di guardare al paradiso, lontano davanti a noi e insieme al vecchio inferno da cui veniamo e in cui rischiamo di precipitare, diventiamo acidi come Sabina. Che non mi piace. Spero mi piacerà il suo spettacolo che vorrei vedere. Moderatamente fiducioso. Non inacidito. .

domenica 8 novembre 2015

Il mio leghismo


Due osservazioni sul raduno della destra a Bologna, limitatamente a quanto sentito da Salvini. Continuo ad osservare che il peggio, fascismo compreso, contiene quasi sempre qualcosa di condivisibile. Lo dico perché ho ragione di temere che una sinistra subalterna, in mancanza di una bussola sicura, agisca solo in contropiede, cioè dicendo no. E quindi subendo l'agenda degli altri e il loro canovaccio narrativo. Con referendum abrogativi, solo talvolta utili, ma non solo. Mi sarebbe piaciuto ad esempio che qualcuno a sinistra, fra un keynesenismo antiliberista che non è chiaro cosa sia e un rituale attacco alla troika, pronunciasse parole nette e chiare come quelle di Salvini contro le slot machine. "Le chiuderemo, ha detto il leader leghista, perché non è accettabile (forse ha detto: "è infame") che lo Stato le usi per fare cassa". Purtroppo non ha detto solo questo. Sennò mi convertirei al leghismo. A parte il solito razzismo, non riesco proprio a condividere il patriottismo da strapazzo con cui Salvini e tutto lo spettro politico, da destra e sinistra, cerca consenso facile. Fino a suggerire al leader leghista di concludere il comizio con il grido del tifoso indirizzato a Valentino.

sabato 7 novembre 2015

L'estate di S. Martino del disimpegno


Ho rinunciato ad andare al Quirino per l'atto fondativo dell'ennesimo nuovo soggetto politico della sinistra. Non mi mancano motivazioni e alibi, personali e politici. Eppure i sensi di colpa non mi abbandonano. Scelgo di consumare la mattina assolata nella solita passeggiata nel centro di Ostia e nel solito esercizio di osservazione. M5S è anche oggi presente, con volantinaggio; altre volte con banchetti. Altre volte in piazza, c'è Insieme a Salvini o Fratelli d'Italia. Scomparsa Forza Italia da tempo, come è scomparso il PD. Sui muri, come spesso, Casa Pound. Che sembra dire cose "sociali" e ragionevoli. Compreso l'ennesimo banco alimentare. Ragionevole se l'impegno non fosse precisato "per gli italiani". La cui fame è la sola meritevole di attenzione. Il centro di Ostia è piacevolmente multietnico.Piacevole per me che ho strani compiacimenti nazionalistici. Come quando ascolto a un banchetto una giovane venditrice africana rivolgersi con un sorriso alla potenziale cliente, africana anch'essa, così: "Insomma, compri o non compri?". E quella risponde: "Ci sto pensando". A volte mi sembra che il corretto italiano sia parlato solo da stranieri per i quali è lingua veicolare. Poi incontro un papà italiano che porta in bici una bimba nera, nera con deliziosi capelli crespi. Infine, in piazza un'altra bimba nera con le treccine, di forse tre anni, piange disperata. Mia moglie le chiede cos'abbia e la prende per mano. "Dov'è la mamma"? La mamma non si vede. Poi la vediamo lontano, eretta, col marsupio dove custodisce un bimbo più piccolo e varie cose da vendere in mano. Immagino una vita faticosa e difficile che però lei vive quietamente. Sorride alla bimba disperata e le si fa incontro regalandole un palloncino. Il risarcimento appare però insufficiente alla bimba che, dopo averlo preso, lo infila in un bidone di rifiuti. Al solito caffè c'è un piccolo segnale dell'Italia cambiata nel verso giusto. Vedo uscire dal bar sei/sette carabinieri. I più giovani sono due giovani donne. Una, come i maschi, ha i gradi di maresciallo. Ma il gruppo è guidato da una giovane tenente, più giovane di tutti quelli che comanda, carina come una ragazza immagine. Che però ha preferito la strada più difficile della competizione con gli uomini. Vincendo. Immagine della bella Italia. Che possa durare....

venerdì 6 novembre 2015

Il ponte mancava


Il programma sfortunato di Berlusconi è ormai rivalutato e giustizia è fatta. Incomprensibile se la politica riguardasse i programmi e non le frivole narrazioni, il disimpegno di Berlusconi dal patto del Nazareno. Renzi ha dimostrato appieno che il sogno berlusconiano era realizzabile. Infatti lo ha realizzato. Potere di vita e di morte (figurata) al leader che nomina tutti? Fatto, Gruppi parlamentari sostituibili dal capogruppo che pigia tanti bottoni quanti sono i "suoi" parlamentari? Fatto. Abolizione dell'art.18? Fatto. Premi alle imprese? Fatto.Abolizione dell'Ici e derivati? Fatto. Minori limiti ai contanti? Fatto. Grandi Opere e cementificazioni? Fatto. Etc. Mancava solo il ponte sullo stretto. Ma oggi Renzi assicura che anche questo sarà fatto dopo avere risolto i minuti problemi di Messina senza acqua. Fatto. Effettivamente Berlusconi non ha più ragione di esistere politicamente. La destra è largamente prosciugata, assorbita nel PDN. La sinistra bersaniana resta lì per custodire il nome della Ditta. Un brand di sinistra per una politica di destra è un gran capolavoro. Gli altri, a sinistra, si dividono fra Possibile e Impossibie.

L'avvertimento di Grillo


Qualcuno dice che Grillo non vuole vincere a Roma. Così interpreta la dichiarazione di ieri del leader all'uscita del suo hotel romano. "Se vinciamo a Roma ci si devono aspettare pesanti effetti collaterali. Licenziamenti, scioperi e cortei". M5S infatti farà piazza pulita di fannulloni, collusi e malavitosi, spiega (o minaccia) Grillo. E questo non sarà indolore. La minaccia di licenziamenti non porta voti, pensa qualcuno. Quindi Grillo vuole perdere. Penso di no. Penso che l'elettorato che teme i licenziamenti e vuole tenersi ferme le proprie garanzie è già indisponibile per M5S. Sta prevalentemente col PD. O anche con i corpuscoli alla sinistra del PD. Almeno quelli che si sentono sufficientemente solidi da non avvertire come minaccia personale le parole del ministro Madia sui licenziamenti a proposito dei fatti del Comune di S. Remo. Verso M5S si dirigono prevalentemente i non garantiti che, come utenti, pagano i costi delle garanzie altrui e amerebbero provvedimenti esemplari. Personalmente sono più vicino a questi ultimi. Purché non vengano meno le garanzie a protezione dalle prepotenze. E purché il licenziare sia accompagnato dal ricollocare, oltre che da debite protezioni (salario di cittadinanza). Cosa che vale per tutti, dipendenti pubblici e privati. Credo che la minaccia di Grillo, che urla quanto sussurrato da Madia, voglia consolidare e incrementare il consenso fra mondo dei precari e mondo degli utenti. Pagheremo qualcosa nell'eventualità di una vittoria di M5S a Roma o, soprattutto, grazie all'Italicum, nelle future elezioni politiche. Peccato che la sinistra abbia lasciato, con garantismi a sproposito, silenzi e tolleranza imbelle, tanto spazio al grillismo,

Boeri: un po' di equìtà è già troppo


Non posso che condividere l'articolata proposta del presidente dell'Inps. Posso dire che è timida. Ma va nella direzione giusta. Garantire un reddito mensile agli ultracinquantacinquenni espulsi dal lavoro e lontani della pensione è giusto. Col difetto che 500 euro sono davvero pochi. E col difetto di dimenticare i giovani che possono essere disperati come gli anziani. Far pagare i costi conseguenti ai vitalizi e anche alle pensioni cosiddette d'oro (oltre i 5000 euro), almeno con taglio di parte del consolidato retributivo, è giusto e non traumatico. Consentire l'uscita anticipata verso la pensione a 63 anni con equilibrata penalizzazione è sacrosanto e comunque provvedimento timido. Giacché ragionevole sarebbe poter uscire sempre con penalità proporzionate. Comunque un piano, quello di Boeri che, in un quadro di politiche governative chiaramente di destra, fa una sterzatina a sinistra. Ma a Renzi non piace. L'argomento principe per dire no è che non si possono mettere le mani nelle tasche dei pensionati (anche se si tratta dei più benestanti e di quelli che hanno goduto di regole di cui i giovani non godranno). In realtà, dice saggiamente qualcuno cui mi associo, Renzi non vuole perdere i voti di quei percettori di pensioni e vitalizi variamente privilegiati (chi un pochino, chi esageratamente). Non rischia comunque di perdere voti da quelli che non saranno "beneficiati" o perché li ha già persi o perché gli esclusi non seguono più la politica e non vanno neanche a votare. Quindi ottime ragioni continuano ad orientare a destra Renzi e il suo governo. La sinistra rappresenti ragioni altre.

mercoledì 4 novembre 2015

A proposito di Padoa Schioppa, di Renzi e dell'abc delle tasse


Il 7 ottobre DEL 2007, intervistato da Lucia Annunziata, il ministro dell'economia, Padoa Schioppa, si divertì a scandalizzare gli italiani. Lo fece dicendo semplicemente la verità, una verità detestata dai superficiali: “Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili”. Ovvio, no? O pensiamo di ricevere migliore e più economica protezione assoldando poliziotti privati? Di imparare meglio e più economicamente con precettori privati? Di curarci meglio e più economicamente con la sanità privata? Penso che Padoa Schioppa non mi avrebbe contraddetto se avessi osservato che però è normale (diciamo “intelligente”, o “furbo” se si preferisce) che ognuno cerchi di far pagare gli altri. Sia, legalmente, appoggiando soluzioni politiche convenienti (tassare più i ricchi o i poveri, ad esempio), sia, illegalmente, evadendo, dopo aver ben calcolato le probabilità di farla franca. Insomma è intelligente dire che le proprie tasse sono bruttissime. E che al contempo è intelligente e “bellissimo” volere che le tasse ci siano. Mi sostituisco presuntuosamente a Padoa Schioppa sviluppando la sua laica (non moralistica) lezione, giacché incredibilmente qualcuno ne ha bisogno. Stupidi quindi non sono gli evasori né i più ricchi che vogliono tasse regressive e l'abolizione delle tasse sulla casa (la prima e, se possibile, la seconda, la terza e la quarta) e che ragionevolmente voteranno “destra” né i meno ricchi che vogliono tasse progressive e che ragionevolmente dovrebbero votare “sinistra”. Stupidi sono i poveracci seguaci di Salvini o di Berlusconi che sposano il programma della tassa unica per tutti al 15%. Ma ora il premier, segretario del più grosso partito della “sinistra”, smentisce bruscamente me e Padoa Schioppa. Afferma impavidamente, come suo costume, che “le tasse non sono di sinistra” e che lui è lì per abbassarle. Insomma – e credo di interpretare bene- per lui le tasse sono “bruttissime” e la “sinistra” non può gioire tassando. Sarebbe stato bellissimo se il premier avesse detto che le tasse vanno spese bene. Non per pagare o strapagare inutili grandi opere e neanche per garantire uno stipendio agli impiegati imbroglioni o nullafacenti del Comune di S. Remo. Che l'essenziale è questo e non che salgano o scendano. Come essenziale è chi pagherà di più e chi di meno. E infine che sinistra” è far pagare di più a chi più ha e meno a chi meno ha. Ma il segretario-premier è assai diverso dal compianto Padoa Schioppa. L'economista, ministro del tesoro, era uomo intelligente, statista, interessato al bene pubblico. Il segretario-premier, in questa Italia istupidita in cui i più poveri scelgono Salvini, è uomo di grande talento e furbizia cioè capace di percepire velocemente il suo interesse. Operazione genialmente furba la sua. Custodire i voti del popolo di sinistra, quello che si affeziona alla Ditta e dimentica la sostanza. E conquistare le larghe praterie della destra con la concreta azione di governo. Mai governo è stato tanto amato da Confindustria. A ben ragione.

martedì 3 novembre 2015

Adesso ci divertiamo


Questa l'ultima sparata bullistica del premier, rivolta alle Regioni che osano criticare la legge di stabilità. Naturalmente è intervenuto il Presidente Mattarella a chiedergli conto del linguaggio anti-istituzionale. O no? O tutto è permesso al premier ragazzino? Solo perché piace a 3 italiani su 10, magari. Con ben diverso linguaggio, Chiamparino, confermando le dimissioni dalla presidenza della Conferenza delle Regioni, ha chiesto al premier di essere coerente e prendersi la sanità. Proposta seria affinché cessi lo scaricabarile, con le minori tasse governative che diventano più tasse degli Enti locali, oltre che maggiore deficit, almeno finché il premier non si dimostri capace di moltiplicare pane e pesci. Intanto i gufi della Corte dei conti e della Banca d'Italia fanno pervenire critiche puntuali alla legge di stabilità. Con quale irresistibile battutina il premier liquiderà anche loro?

domenica 1 novembre 2015

Pasolini: quel che ricordo


Decido di dire qualcosa senza pretese su Pier Paolo Pasolini che 40 anni fa, nella notte fra il 1 e il 2 novembre, moriva a due passi da dove io vivo oggi, ad Ostia. Lo ricordo spesso per questa ragione. Perché quando mi capita di andare nel ponente di Ostia, generalmente di malavoglia per quello che è quel ponente, passo da quel luogo che continua ad essere degradato malgrado il giardinetto e la lapide dedicata al poeta là dove egli trovò la morte. Accompagno lì talvolta gli amici che vengono ad Ostia. Anche se non mi è chiaro il perché. Non credo che Pasolini sappia delle mie visite, voglio dire. Però accetto il costume che vuole che si onorino i morti. Per noi vivi. In spirito foscoliano. E Foscolo è un poeta che amo. Dico poi semplicemente che Una vita violenta (1958) è un libro che mi ha segnato. Mi è più chiaro adesso che allora, quando lo lessi quindicenne. Infatti ne ricordo ancora a memoria la conclusione, ciò che mi capita solo per Foscolo, Shakespeare e qualcosa di qualcuno meno noto. Ricordo a memoria così il finale con Tommasino, il proletario, piccolo delinquente, forse redento ma non perdonato dalla Tbc, che, sentendo arrivare la morte, chiama dal suo letto la madre affaccendata in cucina ed evidentemente disturbata: - A ma'...- - Che voi Tommasì?- - A ma, che ho da volè - E lascia questo mondo. Dovrei controllare se 57 anni dopo ricordo davvero bene.

La Repubblica dei battutisti


Un plauso convinto al battutista De Luca che davvero supera il suo imitatore Crozza. Dopo le battute pesanti, definitive e per alcuni (forse radical chic) volgarissime e addirittura camorristiche, ecco la battuta in stile Frassica/Crozza (giochi spregiudicati di linguaggio): Chi è Gotor? Pensavo fosse un ballerino di Flamenco, un tanguero. Geniale. Questa è politica. Questo è rispondere ai bisogni di una Regione sotto scacco. Nell'Italia dei battutisti prevedo una carriera tutta in ascesa per De Luca.

Solo un maledetto incidente


Un pensiero alle vittime russe dell'aereo schiantatosi nel Sinai. Particolarmente ai 17 bambini. Forse perché sono nonno e forse perché condivido lo sguardo di questa ambigua civiltà che più facilmente si commuove per i piccoli, innocenti per definizione. Poi la paura per il terrorismo e il tentativo di rassicurarci, dicendo:Si tratta solo di un maledetto incidente. Solo. Due ipotesi, entrambe inquietanti invece per la nostra civiltà. Nel caso dell'incidente si pensa a carburante scadente o a manutenzione insufficiente: ad economie necessarie e rischiose per sopravvivere o prosperare nella competizione globale. Non sarà l'ultima volta che se ne pagherà il prezzo. Nel caso dell'episodio terroristico, la stessa o maggiore sensazione di impotenza. L'ascesa vertiginosa delle tecnologie (gas velenosi, missili, nucleare, sistemi di puntamento, etc.) potenzialmente a disposizione di tutti, mentre crescono le malattie dell'anima, varie e imprevedibili. Che prediligono colpire a casaccio. Così nei college americani come nei mercati affollati e nel cielo del Sinai. Nessuno si senta sicuro. Infine la mia pazzesca convinzione che qualcosa possa essere fatto e che non si farà: la scommessa su un Occidente sobrio, accogliente e dalla pedagogia disarmante e vincente. Impossibile convincere le grandi Corporation, i governi che ne sono l'espressione e il pensiero comune che si fa beffe dei soli realisti che oggi sono i visionari e irride a cose necessarie come "la decrescita felice".

L'incomprensibile


Solita mattinata domenicale. Particolarmente assolata. Passeggiata verso il la zona pedonale di Ostia. Le solite ragazze rom che non sembrano infelici, cercando, ben attrezzate, qualcosa che valga dentro i bidoni dell'immondizia. E il mio solito stupore: Perché mai sembrano addirittura felici? Poi, in Piazza Anco Marzio, nel clima rilassato e conviviale dei bar all'aperto, l'altra solita domanda: Ma la mafia ostiense dov'é? Scruto ogni volto chiedendomi: questo potrebbe essere un mafioso? Mi rispondo sempre no. Eppure Ostia è più mafiosa della città siciliana in cui ho vissuto tanto tempo. Così pare. Forse i mafiosi evitano il centro. Al mio solito caffè , seduto con moglie al tavolino, scopro con piacere che è tornata la "mia" giovane cameriera.Praticamente ha tutto. E' molto carina. E' molto efficiente. E' molto attenta ai clienti. Addirittura per due volte verifica al banco se ci sia un cornetto gradito a mia moglie. Alla fine la mia curiosità congenita verso le vite degli altri, mi spinge a chiederle come mai era scomparsa. Mi spiega, con un largo sorriso, che è stata molto occupata con gli studi di grafica pubblicitaria. Una fra le molte ragazze italiane che si spendono fiduciose nel lavoro e nello studio.E che dopo, se avranno figli, tenteranno di spendersi fra lavoro e famiglia. E che probabilmente non avranno pensione. Il mio ultimo pensiero è sull'Italia che spreca i suoi giovani. Buona domenica, incomprensibile Italia.