domenica 15 dicembre 2019

Il mio San Giovanni


Sono arrivato presto con la persona a me più vicina. La prima evidenza è stata la prevalenza di pensionati. Una matura signora ha commentato con evidente amarezza: "Questa è Roma. Io giovani stanno con CasaPound". Giudizio eccessivo, ma non del tutto campato in aria. Poi la piazza ha preso a riempirsi anche di giovani. Giovanissimi studenti liceali ed universitari. Non ho scorto segni di presenza delle periferie. Molte coppie con bambini sardine. Mi è sembrato che tutti fossimo impegnati a scoprirci vicendevolmente e a fotografare le sardine più fantasiose. Debbo dirvi che io e mia moglie siamo stati, con i nostri manifesti di "nonno sardina" e "nonna sardina", fra i più fotografati - anche dai giornalisti- ed intervistati da giornalisti e giovani studenti di antropologia. Non saprei dirvi in quanti eravamo, anche perché c'era un flusso continuo fra ingressi in piazza ed uscite. Comunque si poteva, con poca fatica, muoversi da qua a là. Azzardo che la piazza romana fosse più composita anagraficamente dalle prime piazze emiliane a composizione più giovane. Positivamente può dirsi che si scorgeva un'alleanza di nonni e nipoti. Insieme ci rassicuravamo noi, giovani e anziani, antifascisti che hanno frequentato la scuola e sono capaci di invenzione. Come parlare agli altri - quelli degli stadi e delle periferie - credo che non lo abbiamo ancora inventato.

lunedì 9 dicembre 2019

Nel perimetro del senso comune


La Nutella ha sostituito i migranti. Salvini, il più patriottico e furbo fra gli italiani, ci conquista col rifiuto delle nocciole turche. Ci chiede di comprare italiano (anche razionando la Nutella, giacché le nocciole italiane non bastano). Immagino lui sappia (o creda di sapere) che noi possiamo consumare ed esportare italiano mente i fessacchiotti turchi o americani ci ricambieranno comprando anch'essi italiano.
Ma il problema vero è che la sostanza del pensiero salviniano conquista anche le menti dei più accesi anti-salviniani. Ieri la cara Luciana Littizzetto, antisalviniana che più non si può, contestava al leghista che mettere in crisi la Ferrero facendole mancare le nocciole turche, significava creare esuberi in quella fabbrica e nuova disoccupazione. Arrabbiandomi un po' avrei osservato a Lucianina che con tale argomento finiremo (anzi siamo già finiti) a difendere l'occupazione nelle fabbriche di veleni, di armi e di ludopatia. Una volta parlavamo di nuovo modello di sviluppo. Ora facciamo a gara con Salvini nella difesa del modello esistente: Ilva, armi, sale giochi e Nutella.

domenica 8 dicembre 2019

Tre notizie: due tragiche e una drammatica per il Sistema Paese


La prima notizia tragica è quella della morte ad 11 anni del figlio di una vicina di casa. In osservazione per problemi cardiaci, muore a scuola, facendo palestra. Qualcuno ha sbagliato, qualcosa non funziona in una delle Sanità - dicono - migliori del mondo.
La seconda è la morte per freddo nella Capitale di un senza tetto. L'ennesimo morto per freddo. Ci discolpiamo alla buona. La Caritas gli aveva offerto un tetto, ma lui lo aveva rifiutato. Già, quando la condizione diventa cronica si rifiuta la "prigione" di un tetto. E' stato libero di scegliere al momento. Ma prima? Ha scelto lui il percorso che lo ha portato sulla strada?
La terza non dovrei - non posso - chiamarla tragica. Non posso perché il protagonista, l'ingegnere (laurea con 110 e lode) trentacinquenne Giuseppe Moreno, pugliese, è felice di aver vinto il concorso della municipalizzata di Barletta ed ora guadagnerà 1.200 euro netti al mese come operatore ecologico di II livello a tempo indeterminato. Prima il suo lavoro più remunerativo era stato quello di commesso con 800 euro al mese. Per inciso, i primi 9 dei tre assunti dalla municipalizzata risultano laureati: con grande disappunto dei meno scolarizzati per i troppo titolati che si accaparrano i posti. Notizia non tragica e però drammatica per il Paese. Anche perché escludo che, impegnata negli scontri sul Mes e sulla casa di Renzi, la politica abbia un soprassalto e prenda ad occuparsi dell'immane spreco di risorse umane rappresentato dalla promozione dell'ing. Moreno. Sarà lo stimolo per aprire un tavolo di lavoro che rifletta sul nostro sistema formativo con le sue lunghe autostrade senza svincoli che portano a vicoli ciechi? Sarà uno stimolo per progettare nuovi rapporti fra studio e carriere lavorative? Lo escludo. .

Film, artisti e varie suggestioni


Divagazioni sugli ultimi film visti. Ho visto "The Irishman" di Scorsese, "L'ufficiale e la spia" di Polanski, "Una giornata di pioggia a New York" di Allen.
Tre bei film di autore, ma nessuno propriamente memorabile. Ognuno però mi ha sollecitato qualche riflessione e qualche domanda, al di là di ogni critica propriamente cinematografica. Il film di Scorsese proprio perché centrato sulla normalità della vita mafiosa, non molto dissimilmente dal Padrino di Coppola o di tante saghe, anche italiane, di ordinaria criminalità, mi ha fatto chiedere quale sia l'impatto culturale di tale normalità sul pubblico giovanile. Apprezzando molto la rappresentazione della tristezza della vecchiaia del protagonista ancor più della narrrazione della sua vita di travet criminale legato ai valori familiari e degli spunti sull'intreccio mafia/sindacato/politica.
Il film di Polanski, ripercorre la nota vicenda di Dreyfus, ufficiale francese, capro espiatorio in quanto ebreo e vittima di una macchina militare che non può accettare sconfessioni. E' stato inevitabile pensare che il film fosse nella sostanza autobiografico, un po' oltre il "Madame Bovary sono io" di Flaubert. Che insomma Polanski alludesse al processo che lo vide colpevole di violenza a minore e che ancora gli suggerisce di non tornare negli Usa.
Da pensiero a pensiero ho divagato verso i dannati da Me Too, colpevoli e no, ma dannati per sempre. Fra questi registi anche italiani. E mi sono chiesto se si possano distruggere opere d'arte di autori "immorali". Se insomma anche noi in Occidente seguiamo inconsapevolmente la ideologia iconoclasta dei Talebani e dell'Isis, distruttori delle testimonianze "empie" del passato, noi che pur condanniamo duramente quelle distruzioni su cui versiamo lacrime. Ho pensato alle polemiche seguite ad un film su Guaguin. Per alcuni non si può tacere sulla cultura colonialista implicita nella sua permanenza a Tahiti e soprattutto non si può tacere sul "matrimonio" del pittore con una tredicenne ed altri "amori" con minorenni indigene. Sono seguiti boicottaggi a mostre progettate sul pittore.
Quindi Allen che in nessun modo però neanche in "Una giornata di pioggia a New York" allude alla sua vicenda giudiziaria. Comunque ho goduto anche quest'ultimo Allen, le sue impareggiabili atmosfere, le battute geniali ed anche le sottese filosofie di fondo. Questa in particolare: nessuno è veramente come appare agli altri, neanche ai più intimi; nessuno è veramente neanche come appare a se stesso; ed il caso (ricordate il gioiello che in Match Point oscilla sulla ringhiera e che se cadrà sulla strada condannerà il protagonista, se in acqua lo assolverà?), il caso che decide tante cose, compresa la fine di un amore e la scoperta di un altro.

lunedì 2 dicembre 2019

La salviniana signora delle pulizie


Stamattina mia moglie ha parlato un po' con la signora che si occupa delle pulizie del condominio, porgendole, come ogni anno, il panettone natalizio. Mia moglie mi ha raccontato che la signora - non so a qual proposito - le ha annunciato che voterà Salvini. Il padre la aveva educato al comunismo e lei aveva sempre votato a sinistra. Ora non più. Si lamentava delle tasse, forse perché non era più una dipendente, ma titolare di una impresa con una - dico una - collaboratrice. Evidentemente convinta che Salvini quelle tasse le ridurrà e comunque lei non ne pagherebbe il prezzo salato in servizi sanitari o in altro.
Virzì fu profetico nel 2003 con "Caterina va n città". Nel film, fece dire ad un ragazzo : "I fascisti sono quelli poveri e ignoranti, la gente normale che lavora. I comunisti sono quelli laureati, ricchi: dottori, direttori, registi, gente che non ha bisogno di lavorare". Virzì annunciò l'arrivo di un senso comune che prima ci sarebbe apparso paradossale ed ora invece dobbiamo dare per consolidato. Con i giovani colti (e qualche adulto, radical chic ) che si fanno Sardine e tentano di spiegare agli esclusi e sfruttati che Salvini è l'agente della loro disperazione e non già il liberatore. Impresa assai ardua invero. I poveri si impegnano per i ricchi (purché non siano banchieri o ebrei o le due cose insieme) e i ricchi o benestanti colti tentano di salvare i poveri che non vogliono essere salvati.
Stamattina mia moglie ha parlato un po' con la signora che si occupa delle pulizie del condominio, porgendole, come ogni anno, il panettone natalizio. Mia moglie mi ha raccontato che la signora - non so a qual proposito - le ha annunciato che voterà Salvini. Il padre la aveva educato al comunismo e lei aveva sempre votato a sinistra. Ora non più. Si lamentava delle tasse, forse perché non era più una dipendente, ma titolare di una impresa con una - dico una - collaboratrice. Evidentemente convinta che Salvini quelle tasse le ridurrà e comunque lei non ne pagherebbe il prezzo salato in servizi sanitari o in altro.
Virzì fu profetico nel 2003 con "Caterina va n città". Nel film, fece dire ad un ragazzo : "I fascisti sono quelli poveri e ignoranti, la gente normale che lavora. I comunisti sono quelli laureati, ricchi: dottori, direttori, registi, gente che non ha bisogno di lavorare". Virzì annunciò l'arrivo di un senso comune che prima ci sarebbe apparso paradossale ed ora invece dobbiamo dare per consolidato. Con i giovani colti (e qualche adulto, radical chic ) che si fanno Sardine e tentano di spiegare agli esclusi e sfruttati che Salvini è l'agente della loro disperazione e non già il liberatore. Impresa assai ardua invero. I poveri si impegnano per i ricchi (purché non siano banchieri o ebrei o le due cose insieme) e i ricchi o benestanti colti tentano di salvare i poveri che non vogliono essere salvati.

sabato 30 novembre 2019

Capire

Con le migliori intenzioni si dice "non capisco" di fronte a ciò che ci appare inaccettabile. Dicendo "non capisco" si vuole prendere la massima distanza dall'orrore. A me però non piace questo modo di dire. Preferisco dire piuttosto "non accetto", "respingo", "mi fa schifo". Perché non ci si deve vantare nemmeno con le migliori intenzioni di non capire, perché l'intelligenza è cosa da accudire e far crescere. Quindi, quando (spesso) non capisco, mi sento impegnato comunque a capire gli orrori del mondo, insieme alle sue bellezze ed alla generosità di tanti.
Ho passato 2 ore del pomeriggio rivedendo Rappresaglia, un film del 73 sull'eccidio delle Fosse Ardeatine. E' stato uno stimolo per cercato di capire, per cercare di entrare nell'anima dei neofascisti e di quelli che oggi in Italia vogliono fondare un partito del nazionalsocialismo. Capire, capire è necessario per combattere il mostro dormiente. Capire come sia possibile che deboli di mente e gente senza futuro cerchi di dare un senso alla loro vita nel progettare una nuova epoca dell'orrore. Capire per reprimere come finora assurdamente non si è fatto. Capire per realizzare un sistema educativo capace di spiegare perché e come sottrarsi al fascino torbido del nazifascismo. Capire per spiegare il fascino più difficile della democrazia. Capire per realizzare un democrazia vera che proponga ad ognuno un posto nel mondo.

giovedì 28 novembre 2019

Il miracolo dell'auto-inganno


Troppo complicato per le mie modeste conoscenze di economia e di banca capire bene la questione Mes. Peraltro dubito che la massima parte dei parlamentari abbia davvero certezza dei pro o dei contro del trattato. Penso che finga di capire. Però, guardando in Tv l'assalto leghista alla Presidenza della Camera, con contusi e feriti, davanti ad esterrefatte
scolaresche in visita, qualcosa capisco. Anzi mi si conferma ciò che già per me era chiaro. In politica non solo si finge di capire, si finge di essere convinti che l'avversario abbia torto comunque. Anche se dicesse che piove. Ma come si fa ad infuriarsi per qualcosa di cui non si sa niente? Si può fingere in pubblico anche la furia? No, non si .può. Solo i grandi attori ci riescono. E comunque chi fingesse non professionalmente, non da attore, ma da politico, si sentirebbe - credo - in imbarazzo con se stesso. Voglio dire che in realtà nella mente umana opera un fine meccanismo. Esso ci fa credere davvero quello che ci conviene credere. Ingannare se stessi è la migliore condizione per ingannare il prossimo.

lunedì 25 novembre 2019

Il marziano bocciato
Signori professori, componenti della commissione d'esame, come relatore della tesi di laurea "La crisi terrestre degli anni 2000", propongo la bocciatura del candidato. Come evidente, malgrado i miei tentativi di indirizzarlo al meglio, egli ha insistito nel sostenere una tesi palesemente assurda. Sembra non rendersi conto che i terrestri erano notoriamente dotati di intelligenza, anche se di una intelligenza diversa da quella marziana. A dispetto di tale evidenza, il candidato crede di dimostrare che la crisi economica cui seguì quella climatica fu causata da quello che lui chiama "il rincretinimento collettivo". Sostiene il candidato che i terrestri a quel tempo morivano in molti per denutrizione e in molti per obesità. Assurdo. Non poteva sfuggire a quegli sventurati terrestri che sarebbe bastato distribuire equamente il cibo per salvare insieme denutriti ed obesi. Dice il candidato che i Paesi spopolati lasciavano morire in mare i profughi che pur avrebbero ripopolato i loro territori. Dice che i ponti crollavano perché la costruzione era affidata ad incompetenti affaristi. Ma non è verosimile che le collettività terrestri lasciassero compiti tanto delicati ai privati che inevitabilmente si servivano dei peggiori ingegneri per spendere meno e guadagnare di più, come riconosce del resto il candidato. Dice però il candidato che gli Stati cercavano di controllare il lavoro dei privati. Incredibile. Impossibile sostenere che i terrestri lasciassero liberi gli spiriti animali e poi tentassero di tenerli a bada. Egualmente insostenibile che i terrestri, in particolare gli italiani, afferma il candidato, occupassero spesso le migliori intelligenze femminili come badanti o cameriere per affidare le cattedre universitarie e gli ospedali a maschi prepotenti e mediocri. Sarebbe stato segno di un masochismo inimmaginabile. Sostiene addirittura il candidato che ormai i poveri difendevano i ricchi - e fa l'esempio dei seguaci di un tale Salvini - e che i poveri erano difesi da qualche ricco, sempre insultato dai poveri: un mondo capovolto e inspiegabile. Mi dispiace: non ritengo che il candidato meriti la laurea.
P.S. Un secolo dopo, quando la crisi terrestre ebbe il suo tragico epilogo, Marte riabilitò con tutti gli onori, il candidato bocciato.

venerdì 15 novembre 2019

Parasite: parassiti invece che popolo


Di Bong Joon-ho, autore di Parasite, avevo visto Snowpiercer. Mi aveva colpito quel treno rompighiaccio che senza sosta attraversava la Terra ridotta a ghiacciaio invivibile, mosso non si sapeva da quale energia, un treno su cui la vita procedeva nei compartimenti classe (classi sociali), rigidamente impermeabili, classi senza sfumature e con nessuno che obiettasse qualcosa. C'erano i rappresentanti superstiti del mondo in quel treno distopico. In Parasite c'è invece solo la Corea, Seul, e però non cambia molto. Anche se qui le classi sono solo due: quella rappresentata dalla famiglia Park, ricchissima e quella dei Ki che vivono di espedienti in un basso putrido, da parassiti appunto. I Ki sono svegli, furbi ed anche piuttosto colti. Ecco, a differenza che in Corea dove la Scuola è una religione potente che induce anche al suicidio i bocciati, forse in Italia una famiglia del cosiddetto sottoproletariato non sarebbe dotata di tante risorse culturali. Il ragazzo della famiglia Ki troverà un'occasione per uscire dalla topaia in cui vive insegnando l'inglese alla ragazza dei Park. Da lì, furbizia dopo furbizia, tutti i membri della famiglia diventeranno collaboratori della famiglia Park. Non c'è segno di dissenso o di protesta nella famiglia Ki. La lotta di classe è archeologia in Corea del Sud, come nel mondo intero, direi. Esiste invece – ed è feroce – la lotta fra gli scarti umani. Nel film è lotta feroce fra i nuovi e i vecchi collaboratori di casa Park. Fino ad un epilogo in mero stile Tarantino che finisce col coinvolgere anche i privilegiati. I privilegiati che hanno quale caratteristica la gentilezza: così annota un personaggio. La gentilezza, distintivo di una classe che nulla ha da temere dai subalterni, come invece l'odore sgradevole è il segno distintivo degli scarti umani: un odore ineliminabile, segnale di una condanna inemendabile. Che d'improvviso apparirà intollerabile al parassita, scatenando l'inferno. Parasite, suggestiva interpretazione del presente e terrificante immagine del futuro prossimo.

lunedì 11 novembre 2019

Manifestarsi: perché e quando


Mi accorgo che sempre più spesso mi capita di dare di gomito alla persona a me più vicina (a mia moglie, insomma) quando siamo insieme impegnati in conversazioni con conoscenti non abbastanza conosciuti. Lei è molto socievole e non esita un attimo a manifestare le sue idee, le sue convinzioni, il suo mondo. Sicché accade che lanci uno strale contro Meloni o Salvini o magari esprima una sentenza perentoria su un qualche argomento, come se desse per scontato che gli interlocutori non possano che condividere. Io la freno come per proteggerla dal rischio di compromettere quelle relazioni sociali cui tanto tiene. Quello che non so è perché questo capiti sempre più spesso. Non so se stia diventando più perentoria lei, più accorto io oppure semplicemente stia crescendo la gente attorno a noi che non può essere d'accordo con noi. Propendo per l'ultima ipotesi. E resta il dubbio: "Serve a qualcosa manifestarsi come rossi ai neri o ai grigi? Si può pensare di convincerli o almeno di aprire un confronto"? Propendo per il no. Si può pensare di farlo con amici o con persone cui ci leghi un minimo rapporto di fiducia. Con conoscenti e avventori di un bar credo non serva. Anzi è deleterio, se si pensa di provare ad avviare un rapporto che domani possa diventare amicizia o che addirittura possa produrre una qualche conversione . Questo penso. Ma la persona a me più vicina evidentemente pensa diversamente. E domani capiterà di nuovo che io le dia una gomitata per tentare di frenare una sua filippica anti-salviniana. P.S. Sospetto che amici fb e compagni mi daranno torto. Temo purtroppo che l'esibizione dell'identità prevalga sulla passione a migliorare questo mondo, anche esercitando prudenza.

domenica 10 novembre 2019

Le vite degli altri e la conversione


Capita di scoprire qualcosa di nuovo, un prezioso dettaglio, vedendo per la seconda volta un film. Mi è capitato ieri rivedendo "Le vite degli altri", opera prima di Graf Henckel von Donnersmarck, film del 2006 riproposto nel trentennale della caduta del muro. Siamo nella DDR del 1984 e c'è un agente della Stasi impegnato a spiare un autore teatrale sospettato di "dissidenza". Il lavoro è commissionato alla Stasi da un ministro interessato a togliere di mezzo l'intellettuale che si frappone al suo desiderio di possesso dell'attrice famosa. Si respira nel film una atmosfera di torbido arbitrio mentre la storia si sviluppa nella progressiva conversione dello spione. Il quale, seguendo e spiando, pian piano è investito dall'empatia verso le persone spiate. Fino a compromettere ruolo e carriera. Ecco, ieri ho gustato un momento particolare. Quando la spia che ha annotato giorno per giorno parole e gemiti di amore origliati, ascolta finalmente qualcosa di compromettente. Sta per annotare. Ma la mano si ferma. Se non si fermasse lo scrittore sarebbe perduto. Ma lui si ferma e mormora:"lasciamo perdere per questa volta". Non lo sa. Dice qualcosa di assurdo perché una spia non distruggerebbe mai il risultato del suo lavoro. Lui non sa che la conversione agisce potentemente entro di lui. Molto bello.

mercoledì 6 novembre 2019

Riconoscenza


Mio suocero era un vigile del fuoco. Perciò so qualcosa di questo corpo. A differenza di altri corpi dello Stato in cui si annidano anche elementi torbidi (prepotenza innanzitutto), in loro spiccano solo fatica, dedizione, coraggio ed altruismo. Quasi si trattasse di una particolare specie umana. Ad Alessandria ora come a New York allora. Lui, mio suocero, lo vedevo raramente. Era sempre in servizio, ordinario, straordinario e di volontariato: calandosi in un pozzo per recuperarvi un animale caduto, interrompendo la pausa pranzo per una emergenza, correndo via per un terremoto o una alluvione, finendo anche sotto il camion ribaltato e salvando miracolosamente una gamba dall'amputazione. Poi ho capito che la persona a me vicina da una vita gli somigliava molto. Anche nel rifiuto dell'esibizione. Spero non le dispiaccia che io colga l'occasione di questo lutto per ricordare suo padre. Ai pompieri caduti ad Alessandria la mia riconoscenza.

lunedì 4 novembre 2019

2050: il grande evento


Gli storici dell'Italia si tormentano ancora nel tentativo di capire cosa accadde in Italia nelle tiepide giornate dell'aprile 2050. Come sia stato possibile che d'improvviso crollasse tutto: convinzioni, politiche, istituzioni, pratiche, andazzi. D'improvviso nessuno credette più in quel mondo. Apparve un imbroglio. Come abbiamo potuto crederci? La nazione, il mercato, la famiglia, l'eredità, la religione, le mode alimentari, le patatine fritte, gli spinelli, le droghe, le guerre, gli improperi ai semafori, gli insulti ai potenti e gli insulti ai neri. Tutti si fermarono. A braccia conserte. Seduti dove si trovavano: uffici, fabbriche, strada. Non ci fu uno sparo e non ci fu un pugno. I palazzi del potere si svuotarono: i tenutari, ministri e staff non vollero restare lì. Dopo decenni di aspro dibattito storiografico oggi -2200 D.C. - siamo fermi all'intuizione (nulla di veramente provato) di tale Venuleo. Lui sostiene che ci fu un messaggio di non si sa chi: forse orale giacché non se ne conserva traccia. Qualcuno deve avere trovato le parole chiare in un discorso breve tale da essere ascoltato e capito anche dal vasto popolo degli annoiati e distratti. Qualcosa che metteva insieme in una sintesi implacabile e inconfutabile i frammenti dispersi e perdenti delle vecchie teorie di opposizione, socialiste, anarchiche, populiste, etc.. Contro il senso comune prima vincente che voleva pil, deficit, creazione di lavoro con plastica ed armi. Doveva trattarsi di qualcosa che diceva: diventiamo competenti a capire cosa vogliamo davvero, diventiamo competenti ad aiutarci insieme. Pare che anche gli eredi di Berlusconi e di Agnelli lasciassero tutto e prendessero a contemplare albi e tramonti. Fu il Secondo Rinascimento, assai più grande del primo.

sabato 2 novembre 2019

STORIA D'ITALIA : I PRIMI ANNI 20(20)


GENNAIO 2020 la coalizione giallorossa va a pezzi per le merendine, si va al voto: coalizione sovranista (e accessori) al 65% (Lega 52%). Salvini presidente del Consiglio con interim Interno, Meloni vice e Ministero famiglia, Bagnai economia. Spread oltre 600. Salvini: "Non piacciamo a Bruxelles, a Soros e alle banche. Però piacciamo agli italiani. E' quel che conta. Avanti tutta!".
APRILE 2020 Flat tax al 15% per ogni reddito. I professionisti esultano. Gli imprenditori però no. Il forte alleggerimento fiscale non compensa i rischi di default. Evidente fuga di capitali. Un decreto stabilisce che il governatore della Banca d'Italia sia nominato dal Presidente del Consiglio.
AGOSTO 2020 Inflazione a l 15%. Spread a 800. La gioventù italiana sfila per le città con invettive contro l'Europa matrigna che boccia la manovra con deficit al 10%. Fa notizia che anche il deputato M., già Sinistra Ecologia e Libertà, già Pd, già ItaliaViva, chieda la tessera della Lega. Bagnai promette l'uscita dall'euro.
DICEMBRE 2020 Salvini annuncia l'uscita dall'euro. Blocco patriottico della contrattazione sindacale. La CGIL chiede che siano tutelati i redditi più bassi. Richiesta respinta come "non patriottica". Dopo tre eventi tragici nelle acque libiche con centinaia di morti, da mesi non si segnalano navi di "trafficanti di uomini" nel Mediterraneo in direzione Italia. I disperati scelgono ormai di rischiare la vita in direzione Grecia o Spagna o la morte a casa propria.
GENNAIO 2021 Prelievo forzoso sulle pensioni di importo superiore a un milione di lire (pari a circa 1.000 euro), in cambio di buoni del tesoro decennali, non convertibili. 20% il prelievo sulla prima fascia e 50% sulla più alta. Bagnai spiega che la progressività nel prelievo è segno della natura popolare del governo. Avviata la procedura di Italexit.
MARZO 2021 L'italia lascia l'Europa. Le lingue straniere diventano facoltative a Scuola. I media sono invitati a non far uso di parole straniere. Arrestato per attività sediziosa un minuscolo gruppo di giovani che in una manifestazione non autorizzata hanno esibito segni di ideologie sovversive (comuniste, socialiste, democratiche, liberali). I sondaggi danno il Blocco Resistente (Pd, Pci, Più Europa) sotto il 5%. Si intensifica l'esodo all'estero dei dissidenti. Salvini: "Ponti d'oro ai radical chic che si levano dalle palle".
GIUGNO 2021 L'aborto è reato. Il divorzio abrogato. Anche l'omosessualità è reato, come anche la convivenza senza matrimonio. Plauso della Chiesa antiBergoglio che appare ormai maggioritaria. Code disciplinate davanti ai negozi. Istituite le tessere alimentari.
DICEMBRE 2021 Il Parlamento approva il disegno di legge governativo (Ministra della giustizia Mussolini) che introduce la pena di morte (per impiccagione). Approva altresì il disegno di legge che prescrive la castrazione (chimica o chirurgica, a discrezione del magistrato) per i colpevoli di reati sessuali.
FEBBRAIO 2022 Il Parlamento elegge il nuovo capo dello Stato. E' Santanché che prevale alla fine su Mussolini e Calderoli. "Finalmente una donna. Le femministe saranno contente" è il commento del premier Salvini.

martedì 29 ottobre 2019

Internet: il consuntivo impossibile


50 anni fa il primo messaggio ARPA NET. Internet: la rivoluzione che ci ha cambiato come nessuna rivoluzione prima. Che ha cambiato anche me. In meglio? In peggio?Vorrei saperlo. A parte l'immane enciclopedia cui posso accedere in pochi secondi, ho trovato amici in rete, alcuni dei quali sono diventati amici "reali" (cioè con cui prendere un caffè). Però...Però le comunità si vanno via via dissolvendo. Ognuno con il suo smartphone, vicini e lontanissimi anche al bar. Ognuno con un mondo diverso inaccessibile a chi gli sta vicino. I potenti più potenti perché il sapere digitale è tendenzialmente monarchico e feudale e noi giù siamo come formiche che percorrono sentieri tracciati credendoci liberi. L'intelligenza soccombe alle sciocchezze ribadite migliaia, milioni di volte.

Report: la "intelligenza" non interessa la "pancia" leghista


Seguendo Report ieri mi sembrava di vivere un incubo. Direi che le trattative leghiste con la Russia per qualche decina di milioni mi sono apparse quasi un dettaglio. Assai più terrificante la descrizione dei brogli legali dei produttori di sale rosa dell'Himalaya, ad esempio. L'etichetta annuncia che il prodotto contiene ferro più di ogni altro sale "normale". Infatti le analisi di Report confermano che contiene un po' più di ferro. Un tantino di più, un niente, non tale da giustificare il prezzo esorbitante, ma tanto basta per non poter essere accusati di propaganda ingannevole. Una sorta di elusione delle regole; si conserva la forma eludendo la sostanza, proprio come nell'elusione fiscale.
A partire dall'infezione, con morti, riscontrata in ospedali toscani per un batterio importato dall'India, Report visita, oltre a industrie farmaceutiche cinesi low cost, piccole imprese indiane che ricevono in appalto la produzione di sostanze utilizzate dalle grosse corporation farmaceutiche. Indescrivibile lo sporco esplorato dalle telecamere. Appalti e subappalti per comprimere i costi, anche rischiando di uccidere. Criminali? Sì. O più semplicemente, per non girarci attorno, la logica implacabile del profitto in un sistema di mercato capitalistico.
Infine, su altro versante, diverso ma non troppo, Report esplora ed illustra i meccanismi della Bestia salviniana, il sistema che moltiplica nel web notizie vere, false o parzialmente vere cioè insidiosamente false. Ho pensato che non è mai stato vero che "uno vale uno". Non lo è stato mai nella Storia. Ma oggi, nel mondo governato dai sovranisti, nel mondo intero, ci sono "uno", anche dalla sostanza modestissima, che valgono un milione, ed "uno" che non valgono niente: come quegli "uno" indiani che Report ci ha mostrato ridotti a stracci dopo aver fatto da cavia per poche rupie – per sopravvivere – nelle sperimentazioni dell'industria farmaceutica indiana (o meglio, occidentale, appaltata all'India). Grazie a Report dunque per la sua conclamata "parzialità".

venerdì 25 ottobre 2019

La famiglia non è più responsabile


Una volta credevo di essere responsabile assoluto dell'educazione della mia prole. Sarebbe dipeso quasi tutto dal mio esempio e dalle mie parole. Poi mi sono in parte ricreduto. Molto, ma non tutto dipendeva da me. Oggi quel che vedo mi fa pensare che praticamente nulla dipende dalla famiglia che è un'agenzia educativa fra le tante e meno efficace dei pari (compagni di scuola,di giochi, di avventure) e degli irresponsabili maestri della rete. Perciò dico alla madre coraggiosa che ha denunciato il figlio coautore dell'omicidio di non sentirsi in colpa. La abbraccio idealmente con stima ed ammirazione.

La ragione contro i miserabili


C'è la tentazione di opporre speculazione a speculazione riguardo l'ultimo assassinio a Roma, quello del giovane Luca Sacchi. Molti giornali annotano che sulla sua bacheca c'erano post di Salvini e invettive contro svariati stranieri autori di aggressioni. Era un ragazzo leghista, come tanti. Embé? Era con ogni probabilità un bravo ragazzo. Come spesso succede, mentre ci si guarda a destra e a sinistra, il pericolo e la morte viene da sotto o da sopra. Da due delinquenti pare romani, forse strafatti di coca. Evitiamo di competere con toni e argomenti "miserabili". La sinistra democratica resti lucida. Non nascondiamo che la percentuale di criminalità è più alta fra gli "stranieri" (tranne che fra i criminali colletti bianchi). Ragioniamo ed operiamo con mente lucida senza catastrofici calcoli di convenienza. Questo dobbiamo fare.

lunedì 21 ottobre 2019

Il mio migliore profilo: l'amore non ha corpo


Sospetto (e forse temo) che "Il mio migliore profilo" di Safy Nebbou, con Juliette Binoche dica del nostro tempo più di altri film anche di migliore qualità. La protagonista, affascinante professoressa cinquantenne, non appagata dal rapporto meramente fisico con un partner pur sessualmente brillante e assai più giovane di lei, costruisce – come tanti, no? - una seconda identità fittizia su facebook. Con questa entra in contatto con un amico del partner egualmente giovane. Succede che la chat su facebook diventi assai più coinvolgente dei trascorsi rapporti "reali", emotivamente ed anche sessualmente. Un rapporto virtuale? Non reale? Irreale? In queste domande dalle difficili risposte trovo il film assai intenso e minaccioso. Minaccioso perché mette in discussione le nostre pigre convinzioni. Davvero in un rapporto d'amore o anche in un qualunque rapporto sono essenziali i cinque sensi? Non si può amare senza vedere, toccare, ascoltare, gustare, odorare? La protagonista e il suo partner facebook si innamorano facendone a meno. Hanno solo l'immagine di lui visto da lontano e l'immagine falsa (rubata ad altra persona) di una lei giovanissima. Ma potrebbero anche farne a meno. Perché l'attrazione promana dal solo scambio verbale. Al più si può dire che la "realtà", quella corporea è necessaria solo come materia su cui costruire persone immaginarie per relazioni virtuali che sono vere come quelle con vista, tatto, udito, sapore, odore. Il film si spende anche – a mio avviso troppo – nel rapporto fra emozione virtuale e contesto reale. Ma il nucleo è dove l'ho indicato, a mio avviso. Di cui è una coerente digressione l'invenzione letteraria della protagonista di un romanzo con un esito diverso dal reale. Fuori dal film digressioni filosofiche suggerirebbero la componibilità già in atto di pezzi corporei e metallici e protesi varie, anche virtuali, attorno alla identità dell'Io, non diversamente dalla protesi rappresentata nel film dall'immagine altrui incollata al nuovo profilo.
Ho subito confrontato il film con altri film recenti aventi in comune l'amore (o il sesso) che avverrà e che sta avvenendo, distruggendo quello che abbiamo conosciuto. Ho pensato a Don Jon di e con Joseph Gordon-Levit (2013) ed ho pensato a Lei di Spike Jonze, con Joaquin Phoenix (2014). Nel primo il seducente protagonista, pur potendo conquistare ragazze a iosa, preferisce la dimensione erotica dello schermo e gli basta il solo senso della vista per una pratica ossessiva della masturbazione. Perché – lo spiega benissimo – nella fantasia onanistica la partner obbedisce totalmente ad ogni richiesta. L'altro film; Lei, è, fra i citati, il più emozionante e il più radicalmente sovversivo. Qui lui si innamora di Samantha, l'intelligenza artificiale di ultima generazione contenuta nel suo computer e capace di sentire le emozioni del proprietario. Anche qui, come nel film appena uscito di Nebbou, i sensi reali sono assenti. Ma è assente anche un corpo da cui provenga l'input emozionale. E Samantha costringe a sfidare anche il tabù monogamico. Perché confessa di amare contemporaneamente oltre 600 persone, pur dando tutto il suo amore al protagonista. Citai, commentando Lei, Hume il filosofo inglese per il quale i corpi sono fasce di sensazioni. Lo faccio di nuovo oggi mentre il processo di smaterializzazione delle fonti emotive è ancora progredito. Forse si può dire che la rete fa diventare più comprensibile ciò che è stato sempre vero, che un corpo (ed una persona) sono un mero pretesto per riempire la vita di emozioni (e dimenticare la morte).

sabato 19 ottobre 2019

La serietà non ci appartiene e la ragione nemmeno

Assurdo che si pensi di assumere disoccupati (navigator) che dovrebbero trovare lavoro a disoccupati. Chiunque l'abbia detto ha detto cosa incontrovertibile. L'ha detto Calenda e avrei preferito che lo dicesse qualcuno a Sinistra. La mia proposta ad un futuro governo seriamente a Sinistra è di assumere invece, anche a costo zero, magari volontari, pensionati esperti in svariati settori lavorativi: ognuno, in collaborazione coi centri per l'impiego, si faccia tutor di uno, due, tre disoccupati da accompagnare in un progetto - breve o lungo - di inserimento. Poiché il senso comune è malato e folle temo si obietterà che così non si creano nuovi posti di lavoro: quelli dei navigator, evidentemente.

giovedì 17 ottobre 2019

Come eravamo, come siamo


Sulla Nove Daria Bignardi ha esordito con efficacia con il suo "L'assedio". Efficace e senza retorica è stato il confronto fra il nostro 1978 e questi ultimi nostri anni. Non ricordavo nulla di quell'episodio del 78. C'era quella gente in fuga dal Vietnam riunificato dopo la vittoria del Nord comunista, con battelli di fortuna (boat people). Un po' come oggi dall'Africa. In pericolo estremo come quelli di oggi nel Mediterraneo. Non ricordavo che il governo Andreotti intervenne con tre navi militari a raccogliere quella gente. Che fu portata a Venezia. Per la verità non ricordavo neanche quel che Bignardi non ha rievocato e che Moretti ci ha raccontato di recente nel suo "Santiago, Italia": oppositori di Pinochet rifugiati all'ambasciata italiana di Santiago e da lì portati in salvo in Italia. Il servizio di Bignardi era nella cornice di una intervista con Giulia Linardi, portavoce di Sea Watch. A dir poco straziante. Per un racconto accompagnato da una commozione trattenuta. Privo di invettive. Sobrio anche nella denuncia dello scarto politico e culturale avvenuto insieme agli accordi con la Libia. Da allora, con il Minniti dal volto umano, si decise di non vedere, consegnando l'orrore ai lager del partner africano. Allora si decise di credere che le Ong fossero il male, taxi del mare, e la Libia fosse, se non il bene, il meno peggio, qualcosa di simile ad un Resort per qualcuno. Giulia ha raccontato le storie di quei torturati sopravvissuti. Difficile reggere emotivamente a quel racconto. Si fa fatica a ripeterlo. Si fa fatica a ripetere il racconto della quindicenne, stuprata ripetutamente dai suoi carcerieri, che, con mezzi di fortuna, proteggeva la sua vagina lacerata, in previsione di ulteriori assalti bestiali. Ecco, abbiamo protetto le nostre coste dall'ingresso illegale di uomini e di donne come quella quindicenne e così impedito la "pacchia". Ecco, come siamo diventati. In che senso siamo la stessa nazione che nel 73 accoglieva perseguitati cileni e nel 78 profughi vietnamiti? Non lo siamo infatti. Siamo un'altra nazione. Nel servizio lo dice chiaramente una vietnamita intervista, oggi cittadina italiana, che fu una ragazza di quella gente dispersa in mare e salvata dalla Marina italiana: "No, non riconosco nell'Italia di oggi, l'Italia generosa che mi pose in salvo". Grazie a Daria Bignardi. Grazie soprattutto a Giulia Linardi che difende come può il residuo onore dell'Italia.

mercoledì 16 ottobre 2019

Utile assistere all'orrendo show


Cerco di capire cosa mi divide da amici e compagni che hanno rifiutato di assistere al duello "americano" fra Renzi e Salvini. Che entrambi – in diversa misura – abbiano rappresentato e rappresentino una visione del Paese inaccettabile (o peggio) mi vede d'accordo. Che il duello "americano", con noi ridoti a spettatori e tifosi , ribadisca un arretramento della nostra cultura democratica è altrettanto evidente. Ma io ho preferito non sottrarmi allo "spettacolo" come non mi sottraggo ai film dell'orrore, come non mi sono sottratto a Joker. Quei due rappresentano comunque il grumo culturale velenoso di cui la nostra società si nutre. Utile analizzarlo, utile anche scegliere il meno peggio pur rifiutando l'insieme. Al di là dell'astio reciprocamente esibito, i comun denominatori a me sono apparsi chiari. Benché ovviamente le convergenze non fossero esibite. Entrambi lontanissimi da una prospettiva ecologica e socialista (la mia). Entrambi pro Tav, entrambi "liberisti" sull'uso del contante in nome della "libertà", in nome di una visione dello sviluppo drogato dai consumi, consumi assunti come salvifici del Pil e dell'occupazione. Al netto del diverso stile comunicativo le differenze erano evidenti ma meno "concrete". Renzi non avrebbe detto mai: "E' finita la pacchia". Non è così volgare. Ma il suo Pd è stato l'elegante precursore del becero Salvini, con gli accordi libici. Renzi è per lo ius culturae. Benissimo. Ma non fino al punto da mettere a rischio un governo amico. Poi entrambi sono figli del maggioritario e del "chi vince piglia tutto". E lì ha avuto buon gioco Salvini. Ha ripetuto non so quante volte: "Se io ho il 33% degli italiani e tu solo il 4%, io ho ragione e tu torto". Già, come dire: "Chi perde si tolga di torno". Come dire (d'accordo con Di Maio): "Il popolo elegga un duce o al più trenta tiranni (vedi crisi della democrazia ateniese) ed eliminiamo pure tutte le altre poltrone". Nient'altro. Un duello utile per capire in quale mondo rischiamo di vivere. Scongiurato forse quello renziano, incombe il peggiore, quello salviniano. Di altre visioni non si ha notizia.

martedì 15 ottobre 2019

Arrendersi al senso comune


Nel bar dove ogni giorno consumo il caffè di mezza mattina talvolta ai compagni consueti di break si aggiungono altri e talvolta si fanno nuove amicizie, o almeno nuove conoscenze. Con i nuovi naturalmente si è prudenti. Cerco di capire se c'è spazio per un confronto. Se capisco che non c'è mi defilo verso conversazioni sul tempo, oltre destra e sinistra. Stamani ho trovato un pensionato carabiniere – maresciallo, mi pare - impegnato in conversazione con gli amici consueti. "Ho capito bene – ho chiesto- è in pensione"? Mi sembrava troppo giovane. Infatti era andato in pensione a 56 anni. Con una pensione retributiva pari allo stipendio. Lui era contento – mi è sembrato – che io lo vedessi giovane. Ma poi debbo averlo infastidito. A me interessava capire come avesse acquisito un trattamento privilegiato e soprattutto se convenisse con me sullo spreco costituito da quel pensionamento precoce. Anche se il suo impegno in strada fra incidenti e assassini era da qualificarsi "usurante", come si dice oggi. L'ho presa da lontano, chiedendogli se non avrebbe potuto essere impiegato in compiti di ufficio. Deve essergli sembrato che mettessi in discussione la sua pensione. Mi ha spiegato che un maresciallo abituato a lavorare in strada si trova incompetente e a disagio se spostato fra le carte. Come viceversa quelli che stanno in ufficio se spostati a livello operativo. Lo ha spiegato con una perentorietà modello facebook, diciamo. E' così e chi la pensa diversamente è imbecille o in malafede. Avrei voluto dirgli che avrebbe potuto fare il vigilante, se non il burocrate Allora dico qui quel che non potuto dire a lui. Dico che non progettare percorsi flessibili di carriera lavorativa con transizioni a compiti diversi, anche in altri settori ed Amministrazioni, dosando bene incentivi e disincentivi è uno spreco di dimensioni abissali. Bisognerebbe moltiplicare per mille o forse diecimila o forse centomila le economie da taglio delle poltrone per arrivare a grandezze comparabili. Invece siamo qui, con quota 100 e festa per 345 poltrone in meno. Invece siamo qui, con carenza di medici, di badanti, di forze dell'ordine, di operatori culturali, di netturbini. No, non sarei stato capace di spiegare al maresciallo in pensione che in un diverso assetto del rapporto lavoro/tempo libero/istruzione non correremmo il rischio di restare un giorno intero o più parcheggiati in barella al pronto soccorso, non correremmo il rischio di finire a camminare in fila nella galleria per la metro in tilt, non correremmo il rischio di ricevere uno sbadiglio come risposta dell'incompetente custode museale ad una domanda sulla scultura di Canova. Non sarei stato capace di spiegarlo. Troppo forte è la pseudo evidenza che ci dice che i robot che liberano gli uomini dal lavoro pesante sono un cataclisma, che bisogna mandare in panchina gli anziani per dare lavoro ai giovani, che bisogna fabbricare armi e slot machine, insieme a tutte le porcherie che il mitico mercato richiede. Mi arrendo. 

domenica 13 ottobre 2019

Vorrei una Roma nera


Per questo post leggero in giornate pesanti la premessa è che Roma è troppo estesa perché un siciliano malamente trapiantato la conosca dopo solo undici anni. Soprattutto se vive nella sua periferia marina, Ostia. Ieri dovevo recarmi ai Fori per un appuntamento di gruppo. La metro, interrotta, come sovente accade, non mi ci avrebbe portato. Sapevo che dopo il trenino, a Piramide avrei dovuto prendere il bus n. 30. Avevo fatto tardi e già entravo in ansia. Ansia crescente perché intravvedevo molte pensiline di fermata, non volevo/potevo esplorarle tutte e i romani cui chiedevo "dove trovo il 30?" non mi davano risposta. Possibile che nessuno sappia? Sono rientrato nella stazione ed ho chiesto ad un vigilante. Lui dovrebbe sapere. Ho capito solo di averlo infastidito. Mi ha indicato una indecifrabile direzione con un "mi pare". Poi ho avuto l'idea di chiedere ad un giovanotto nerissimo. Mi sono ricordato che tempo fa in circostanza analoga un nero mi aveva indicato il percorso per un indirizzo sconosciuto a tutti in zona Tiburtina. Chiedo al nero dunque e lui sorridente mi dice: "Non so del 30. Ma dove deve andare?" "Fermata di Piazza Venezia". "Allora vada lì, da quella pensilina passano gli autobus che vanno in direzione piazzale Clodio e quindi il suo 30". Il 30 passa subito e insperatamente arrivo in anticipo. Poi, l'indomani, oggi, ho i miei consueti rimuginamenti. E' un caso? O forse i neri si muovono di più in bus. O forse semplicemente sono più disponibili perché si sentono gratificati che un italiano – cittadino romano peraltro- si rivolga a loro per avere notizie riguardanti Roma. P.S. No, non penso che la mia testimonianza gli darebbe titoli per lo ius culturae.

venerdì 11 ottobre 2019

Joker: la genesi dell'odio


Credo che diventi sempre più difficile produrre opere ispirate a distopie. Ovvero è difficile immaginare un mondo peggiore da quello orrendo in cui siamo - forse a torto- convinti di vivere. Succede a me vedendo Joker di Todd Phillips. L'immaginaria Gotham city mi appare troppo simile non solo ad una metropoli Usa (che conosco vagamente), ma anche a Roma, anzi soprattutto a Roma. Le immondizie invadono la città ed è emergenza cittadina. La città è spaccata in due, fra quella elegante dei privilegiati e i condomini squallidi degli altri. Le metro sono sporche di unto e di graffiti. E gli adolescenti non trovano nulla di più interessante da fare che picchiare a sangue un passante. Gli stessi adulti appartenenti alla élite acquisiscono passatempi simili a quelli delle bande adolescenziali, imprese utili per sedare la solitudine nel calore di un gruppo che si dà una vacanza criminale. Insomma, mi pare che Orwell avesse assai più immaginazione dell'autore di Joker per la distanza fra la sua distopia e il suo tempo. Per quanto sempre l'immaginazione distopica parli di fatto del presente variamente camuffato.
E' un bel film Joker per l'efficacia con cui narra la genesi dell'odio di un uomo normale, normalmente fallito nella vita e nel lavoro. Efficacemente il film mette in scena ciò che nei film su Batman era taciuto perché irrilevante: la genesi della devianza e dell'odio. Mi è apparso oltremodo persuasivo il meccanismo psicosociale che fa sì che masse crescenti insorgano attorno ad un eroe assassino, simbolo della insubordinazione al sistema e alla élite (dell'economia, della politica, dei media). In questo il finale mi ha ricordato la conclusione del Caimano di Moretti. Con una differenza significativa. Che lì nell'insurrezione c'è una regia , quella del Caimano. Qui no. Segno terribile della percezione che il Caso è sempre più forte rispetto ad ogni progetto. Segno che ogni rivolta nasce ormai priva di progetto, figlia di un malessere che non trova medicina. E muore quindi consegnandoci un mondo sempre più privo d i speranza. Che ne è oggi degli Indignados? Che ne è degli italici Forconi? Che ne è dei Gilet gialli? Sospetto che domani mi chiederò: "Cosa ne è dei duri e puri del Vaffa"?

martedì 1 ottobre 2019

Le tasse non si aumentano a chi?


"Le tasse non si aumentano" è un mantra fortunato. E di destra. Come "non mettere le mani nelle tasche degli italiani". Tutti i mantra fortunati sono di destra giacché la Destra è stravincente. La Sinistra non riesce a far altro che starle dietro, imitarla, correggerla un tantino, tentare di incivilirla. Sinistra pressocché zitta anche sul progetto oscenamente impopolare (ma applaudito da un popolo analfabeta) della flat tax. Sinistra senza argomenti ovvero senza il coraggio di usare quelli che dovrebbero essere i suoi argomenti naturali. Tassare di più sigarette e merendine; perché no? Tassare molto più il gioco d'azzardo; certo che sì (meglio abolirlo, se si è capaci). Aumentare l'Iva sugli alcolici; perché no? Sulle auto di lusso; certo che sì. Sulle case di lusso e le seconde case; certo che sì. Per fare cosa? Per fare pagare di meno o niente chi ha di meno. Per eliminare i ticket (e i tempi di attesa) sulle visite specialistiche e i farmaci. Per pagare più gli insegnanti (ed aprire all'educazione degli adulti) e i poliziotti (licenziando o offrendo alternative professionali agli inadatti). Sinistra, se ci sei batti un colpo.

venerdì 27 settembre 2019

Anche nel M5S qualcosa di giusto


C'è sempre un motivo per decidere di dire o non dire ciò che si pensa. Io, ad esempio, spesso decido di non dire ciò che mi appare giusto e però difficile da spiegare. Oggi però voglio dire che mi è piaciuto il nuovo ministro della P.I. e dell'Università, il pentastellato Lorenzo Fioramonti, intervistato a PiazzaPulita. Lo dico per suggerire l'utilità di sostenere le idee giuste anche quando provengono da esponenti di partiti e movimenti da cui siamo distanti. Credo insomma all'autonomia delle idee rispetto a chi le formula. Ieri il ministro ha detto diverse cose molto apprezzabili. Ne ricordo due. La prima è la sottolineatura dell'obiettivo dell'educazione degli adulti. E' un tema sostanzialmente ignorato nel dibattito sull'istruzione. Prima di Fioramonti solo il ministro Tullio De Mauro, un grande e concreto intellettuale, aveva posto il tema. Denunciando i bassi livelli di istruzione nel nostro Paese, l'analfabetismo di ritorno e l'analfabetismo funzionale e criticando la nostra resa al riguardo, come se l'ignoranza degli adulti dovesse risolversi solo con la loro dipartita. Come se, fallita l'occasione di istruirsi nell'età "giusta" (secondo il senso comune) non potessero esserci occasioni ulteriori.
L'altra cosa che mi ha favorevolmente impressionato è stata la netta presa di distanza del ministro grillino dal suo capo politico Di Maio riguardo il vincolo di mandato. Fioramonti ha dichiarato di non condividerlo per niente e di avere espresso il suo dissenso al capo politico. Bene. Il M5Stelle è un magma nebuloso di pensieri e progetti molto (troppo) diversi e contraddittori. Salviamo ed ospitiamo a sinistra quelli giusti e condivisibili.

sabato 21 settembre 2019

La tristezza della vecchiaia


Frequentando ambulatori vari inevitabilmente incontro persone anziane, anche più vecchie di me. Ieri c'era davanti a me una suora in carrozzina. Sembrava poco presente a se stessa, oltre che malmessa e senza denti. Ho valutato che doveva aver vissuto un secolo. Era accompagnata da altra suora più giovane, forse sessantenne. La curiosità ha prevalso sulla discrezione. Ho chiesto: "Sono indiscreto se le chiedo quanti anni ha la sorella"? "89", ha risposto la suora, e lei"?.Ho capito di aver fatto una gaffe. La mia domanda sottointendeva che la suora apparisse centenaria; e invece non lo era. Infatti chi la accompagnava mi chiedeva: "E lei"? Mi sono giustificato ammettendo che l'assenza di denti mi aveva ingannato.
Poi mi è capitato di osservare il confronto fra una madre più o meno ottantenne, con bastone, e una figlia sessantenne, più o meno. Una cosa che mi ha riempito di rabbia e tristezza. Credo di aver capito che la figlia contestava alla madre di averla costretta ad una lunga attesa. La madre non si era preoccupata di far annotare sulla ricetta la patologia che avrebbe permesso una priorità di accesso. "Aspetteremo ore, aspetteremo ore, cosa hai combinato"? Lo diceva con sguardo torvo e cattivo. Ripetutamente, mentre l'anziana signora rispondeva sommessamente qualcosa e,quando la figlia si allontanava, guardava attorno verso i vicini come per scusarsi o scusare la figlia inviperita. Ho provato estrema empatia. Mi sono immaginato debole ed umiliato fra qualche tempo in situazione analoga. Che ne sarà di me? Meglio essere umiliato da una figlia o finire in casa di riposo, indifeso di fronte a probabili violenze di operatori improvvisati? Meglio ricevere il dono di finire prima. Neanche questo è nell'agenda della politica, non lo era di quella gialloverde e non è di quella giallorossa; temo non lo sia neanche di quella rossa (magari con falce e martello), troppo distratta da mille banalità populiste distraenti e ancor meno, penso, di Italia Viva che di tutt'altro si preoccuperà.

domenica 15 settembre 2019

Riflessioni leggere su "malattia", "colpa" ed "innocenza"


La sala d'aspetto della Asl è sempre una gabbia di matti (se è permessa la locuzione). L'altro giorno ho ritirato il mio scontrino e sono entrato nella gabbia in attesa del mio turno per ritirare i risultati delle mie analisi (meno brutte di quanto temevo, ma è un altro discorso). C'era una coppia con un adolescente affetto da disturbi comportamentali, infantile, iper-attivo. Come tutti subivo ed accettavo "doverosamente" il disturbo: non si condannano le patologie, naturalmente. E provavo empatia ed ammirazione per quei genitori che provavano a governare quel ragazzo. Avrei voluto dire: "Non preoccupatevi troppo. Non provate disagio. Sono e siamo tutti con voi". Bene. Poi è entrato un signore anziano, anziano e ben messo, in apparente buona salute. Ha chiesto qualcosa alla quarantina di persone in attesa. Non ho capito cosa. Se ne è andato via non so dove, senza aspettare risposta, borbottando. Ho chiesto alle persone a me vicine cosa avesse chiesto. Aveva chiesto cosa dovesse fare per ritirare le sue analisi e la gente commentava, qualcuno divertito, qualcuno perplesso, i più irritati, la stranezza della sua reazione. Quando è tornato gli hanno chiesto gentilmente spiegazioni e gli hanno suggerito cosa fare. Si è allontanato di nuovo e di nuovo ci sono stati commenti. Quella persona non poteva dirsi "normale", ma non era abbastanza "anormale" per essere considerato irresponsabile delle sue stranezze ed essere "assolto". Infatti, a differenza del ragazzo iper-attivo, suscitava irritazione. Beh, così funzionano i nostri meccanismi mentali di attribuzione di colpa o assoluzione. Quindi però è successa una dinamica nuova. Una signora ha osservato che effettivamente la Asl non offriva a lcun servizio di informazione, sicché era normale che gli utenti nuovi provassero disorientamento. L'osservazione ha ricevuto largo consenso. Insomma la signora è riuscita a ri-orientare il significato dell'episodio in una direzione "politico-amministrativa", ben oltre le categorie emotive del "simpatico-antipatico". Mi è sembrata una lezione da appuntare anche per ben altri dibattiti. Quando l'irrequieto signore è tornato in sala un giovane nero gli ha offerto il suo numeretto che avrebbe consentito d i fare prima. L'anziano è sembrato disturbato. Non capiva la gentilezza. Abbiamo tutti sorriso di ciò, improvvisamente diventati comprensivi. Infine il signore ha capito ed ha preso il numero. Si è formato un abbozzo di comunità.

sabato 14 settembre 2019

Filosofando a partire dalla toilette


Di sabato prendo talvolta il mio caffè di metà mattina in un bar del centro pedonale. Prima del caffè mi dirigo alla toilette.Sulla porta c'è scritto "bagno guasto". Debbo rinunciare. Però la barista – che non credo di avere incontrato prima – mi dice: "Può andare. C'è solo la catenella rotta, ma basta tirare il filo". Non mi fido della mia perizia e dico:"Non è urgente. Rinuncio". Ma lei insiste. Apre la porta e mi mostra come è facile. E' l'ennesimo incontro con una ragazza che si prende cura dell'altro. Questo mondo in cui ci si prende cura solo di sè è riparato da ragazze che si prendono cura dell'altro. In Italia e altrove. Mi viene in mente al momento l'indimenticabile ragazza che serviva al tavolo a Toronto. Portava l'acqua e chiedeva: "Are you enyioy?". E così per il pane e per ogni servizio. Sorridendo con un sorriso aperto se rispondevo di sì. Mi divertiva. Mi viene in mente per contrasto – e mi sembra di scoprirlo adesso – che nel più recente viaggio – ad Istanbul- non c'erano mai ragazze a servire. Ecco, mi dico, cosa mancava nei bar e ristoranti di Istanbu.
Mentre sorseggio il mio caffè all'aperto passa un anziano malandato, malfermo sulle gambe. La ragazza seduta al tavolo accanto al mio gli rivolge la parola. Si conoscono in qualche modo. Dapprima non capisco. Poi – da guardone e spione quale sono – ascolto meglio. Lui le sta raccontando che non può uscire di casa quanto vorrebbe perché soffre di incontinenza urinaria. Non usa la toilette dei bar per paura di sporcarla (in una città in cui non esistono bagni pubblici, a dfferenza che ad Istanbul o in altre città meno ricche delle nostre). Ma la ragazza – che avrei voluto abbracciare e ringraziere per il vecchietto- lo rassicura. ."E' suo diritto, non si vergogni, se sporca puliranno". Continua a fargli una lezione sui diritti con pacata dolcezza mentre mi allontano. Penso quindi alla vocazione alla cura delle ragazze, particolarmente preziosa in un Paese in cui la dimensione pubblica dell'accudire è tanto latente. Penso anche che a New York la guida ci spiegò che potevamo entrare nel primo hotel incontrato e dirigerci verso la toilette senza neanche chiedere il permesso. A me negli Usa, proprio a ridosso delle cascate del Niagara, capitò di essere accompagnato da una premurosa commessa nella toilette di un grande magazzino che non era neanche ancora aperto al pubblico. In quel caso non saprei dire quanto avrei dovuto ringraziare la commessa e quanto l'ospitalità strutturale del Paese che mi accoglieva. P.S. Quante riflessioni mi sollecita una toilette!

venerdì 13 settembre 2019

Ad Istanbul per cercare il diverso e trovare più spesso l'eguale


A consuntivo di un viaggio confronto inevitabilmente l'esperienza realizzata con quella attesa. E confronto "loro" con "noi". In quest'ultimo senso credo proprio che il turismo come esperienza di contatto con il diverso si impoverisca progressivamente. Ci somigliamo sempre più. Istanbul mi è sembrata europea. Più di quanto immaginassi. Con apparente contraddizione, malgrado la presenza del velo femminile più esteso di quanto pensassi. Il 50% delle donne o forse più. La contraddizione si spiega ammettendo che il velo sia spesso una sovrastruttura. Ho in particolare davanti a me l'immagine di sei ragazze ventenni sedute al tavolino di un bar accanto a me e ai miei. Erano eleganti, sobrie, sorridenti, divertite, espressive: in nulla distinguibili dai gruppi di ragazze che incontro nei bar di Ostia. Solo col velo. Molto occidentali (quasi italiane) anche per lo smartphone nel quale a tratti si perdevano contemporaneamente. E con occhi bellissimi (ma vado fuori tema). Cosa cerco quindi all'estero, cosa ad Istanbul? Ad Istanbul ovviamente la storia che ha lasciato capolavori architettonici celebri: le moschee (Solimano, la moschea blu, etc. Etc.), le sovrapposizioni di architetture cristiane e musulmane (ancora Santa Sofia in particolare), i presidi di culture e fedi diverse (la splendida chiesa del patriarcato greco-ortosso), le .testimonianze dell'occidente e delle repubbbliche marinare (la genovese Torre di Galata da cui si ammira il corno d'oro e il bosforo), i palazzi del potere e dei sultani (Topkapi e il successivo palazzo Dolmabahace, dove resiedette e morì il padre della patria repubblicana, Atataturk), la modernità di piazza Taksim, sede di adunate e rivolte. Nel confronto fra la mia Roma ed Istanbul per l'ennesima volta la capitale d'Italia soccombe. Istanbul è assai più pulita e c'è un mucchio di addetti a ramazzare per strada. I mezzi pubblici attraversano numerosi e frequenti la città; sono puliti e i passeggeri cedono il posto agli anziani assai più di come accade a Roma. Ho avuto l'impressione che tutti paghessero il biglietto. I taxi sono poco costosi e i tassisti quasi sempre onesti. Tutto è poco costoso, a partire dal cibo. Il pasto consumato in un ristorante celebrato in centro è costato 10 euro. Le pietanze sono pesanti, piene di olio, spezie e pepe. Ho trovato invece squisita la colazione dell'albergo con yougurt eccellente e varietà di dolci e miele. I negozi di dolci sono numerosissimi, dai banchetti alle grandi botteghe colorate. Una confezione di frittele di miele costa poco più di 1 euro. Debbo dire poi che ho mangia to il migliore pane (con semi di sesamo)i della mia vita durante la breve incursione nel territorio asiatico raggiunto in battello. Ad Istanbul si respira un'atmosfera di sicurezza. Le donne al più rischiano complimenti audaci e, naturalmente, solo intuibili. Mi ha sorpreso la presenza di polizia con mezzi blindati: uno enorme come non mi è capitato di vedere neanche al cinema, proprio presso piazza Taksim. Ah, voglio aggiungere che anche ad Istanbul l'Italia e gli italiani appaiono avere una immagine positiva e riscuotono simpatia. Quando a domanda rispondi che vieni dall'Italia inevitabilmente ti chiedono da quale città. E lì commentano in un mix di italiano e turco. I turchi sono socievoli non solo coi turisti. Il the è lo strumento per invitare in negozio i turisti, ma anche per socializzare fra i negozianti. Ho visto pochi casi di mendicità (un paio) e di senza tetto (ancora un paio). Ho visto però il lavoro minorile diffuso, con bambini di 10 anni circa che vendevano bottiiglie d'acqua al gran bazar dove ho trovato peraltro il dimenticato mestiere di lustrascarpe. Ultima annotazione. Non sono riuscito a bere qualcosa che somigliasse ad un espresso, la cosa che per 5 giorni mi è mancata dell'Italia. Peggio che in qualsiasi città del mondo da me visitata. Eppure, incredibilmente, l'espresso (dichiarato tale) è fra le cose più care che mi è capitato di trovare nei bar: anche 12 lire e più (l'equivalente di 2 euro).

Ritorno a casa


Mi sento a casa mentre sono ancora ad Istanbul. Sono al gate del volo che mi riporterà a Roma. E ad aspettare l'apertura del varco c'è una comitiva di italiani anziani che mi alita sul collo la sua italianità. Non posso fuggire: sono inserito in una coda e l'attesa pare infinita. Due anziani signori mi impartiscono una lezione di cui farei assai volentieri a meno. Uno soprattutto mi spiega (spiegando all'altro) praticamente l'origine di tutti i mali italiani. Il nostro attuale disastro (di noi che veniamo dagli anni felici della Prima Repubblica) è nel cambio lira/euro, in quel rapporto di cambio che ci avrebbe punito. Quante volte ho sentito questa storia? Adesso una volta di più. Poi ci sono i dettagli. Se per qualche tempo i prezzi in lira si fossero affiancati ai prezzi in euro non ci sarebbe stata la spoliazione dei produttori e commercianti ai danni dei consumatori. Nella narrazione sparisce ogni idea di "sistema"; sparisce il Capitale e sparisce la legge del mercato, oltre che il processo di globalizzazione nel segno capitalistico. Se l'apertura tarda sicuramente sentirò la storia della punizione fiscale dei consumi di lusso (barche, gioielli, etc.) che penalizza chi lavora in quei settori, con gravi danni akll'occupazione. Poi sentirò del diabolico piano di Soros per fare nera l'Europa. Poi potrei sentire che l'11 settembre non c'è mai stato o che non c'è mai stato lo sbarco sulla luna. Per fortuna ci chiamano in aereo però. Dove mai in Italia potrò parlare di economia reale e vita reale? Ci sarà un posto, un partito, qualcosa in cui discutere nel presupposto che il male non è l'euro o Soros o i migranti, ma l'avere smarrito l'evidenza che stiamo sprecando il nostro prossimo, che stiamo facendo del prossimo cooperante un parassita o un rapinatore? Già rimpiango la Turchia. Almeno lì non capivo i discorsi dei vicini.