lunedì 4 novembre 2019

2050: il grande evento


Gli storici dell'Italia si tormentano ancora nel tentativo di capire cosa accadde in Italia nelle tiepide giornate dell'aprile 2050. Come sia stato possibile che d'improvviso crollasse tutto: convinzioni, politiche, istituzioni, pratiche, andazzi. D'improvviso nessuno credette più in quel mondo. Apparve un imbroglio. Come abbiamo potuto crederci? La nazione, il mercato, la famiglia, l'eredità, la religione, le mode alimentari, le patatine fritte, gli spinelli, le droghe, le guerre, gli improperi ai semafori, gli insulti ai potenti e gli insulti ai neri. Tutti si fermarono. A braccia conserte. Seduti dove si trovavano: uffici, fabbriche, strada. Non ci fu uno sparo e non ci fu un pugno. I palazzi del potere si svuotarono: i tenutari, ministri e staff non vollero restare lì. Dopo decenni di aspro dibattito storiografico oggi -2200 D.C. - siamo fermi all'intuizione (nulla di veramente provato) di tale Venuleo. Lui sostiene che ci fu un messaggio di non si sa chi: forse orale giacché non se ne conserva traccia. Qualcuno deve avere trovato le parole chiare in un discorso breve tale da essere ascoltato e capito anche dal vasto popolo degli annoiati e distratti. Qualcosa che metteva insieme in una sintesi implacabile e inconfutabile i frammenti dispersi e perdenti delle vecchie teorie di opposizione, socialiste, anarchiche, populiste, etc.. Contro il senso comune prima vincente che voleva pil, deficit, creazione di lavoro con plastica ed armi. Doveva trattarsi di qualcosa che diceva: diventiamo competenti a capire cosa vogliamo davvero, diventiamo competenti ad aiutarci insieme. Pare che anche gli eredi di Berlusconi e di Agnelli lasciassero tutto e prendessero a contemplare albi e tramonti. Fu il Secondo Rinascimento, assai più grande del primo.

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