giovedì 28 giugno 2018

La sovranità spiegata dal marziano


Spesso, quando sono in confusione, chiedo aiuto al mio amico marziano. Le cose confuse, viste da Marte, diventano chiare. Gli ho detto: "Non capisco più la differenza fra destra e sinistra, fra Salvini, Minniti, Fassina, Rizzo, etc. Non capisco se "sovranismo" è parola buona o cattiva".
Il marziano mi ha risposto: "Purtroppo sulla Terra usate la stessa parola per dire cose diverse. C'è la "sovranità nazionale": significa che nel proprio territorio - diciamo in Italia, ad esempio- solo gli italiani debbono decidere (a maggioranza, come usate voi) chi deve avere reddito e chi no, chi lavoro e chi no, chi un tetto e chi no. Poi c'è la "sovranità popolare": quando c'è nessuno può essere senza reddito, lavoro e tetto. Se alcuni ne sono senza, la sovranità non appartiene anche a loro, non appartiene a tutti, non appartiene al popolo. Quando faceste la legge chiamata "Costituzione" lo avevate chiaro. Infatti scriveste che "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese". (secondo comma art. 3). Lo avete dimenticato. Chiaro?"
"Sì, chiaro, - gli ho risposto. Userò l'art. 3 come bussola per capire di quale sovranità parlano Salvini, Minniti e altri che si dicono "a sinistra". Grazie, amico marziano".

L'istruzione contro i populisti


Ammesso e poco o parzialmente concesso che l'abrogazione di quel che resta dei vitalizi, peraltro limitata alla Camera, sia cosa giusta e ammesso pure che faccia risparmiare 40 milioni; ammesso pure che l'Africa intera non possa essere contenuta in Europa e tanto meno in Italia. Ammesso tutto, mi chiedo: "Ma tutti gli italiani sanno calcolare quante volte 40 milioni sta in 613.232 milioni (spese dello Stato nel 2018) o in 227.236 milioni (debito in scadenza)? Sanno calcolare quante volte 100.000 migranti stanno in 60 milioni (italiani censiti)? Se lo sapessero non chiederebbero ai populisti di privilegiare i temi seri? Certamente la matematica riguarda principi e calcoli applicabili in svariatissimi esempi. Ma credo che una matematica che guardi ai numeri dei fatti sociali sarebbe utile anche più di quella che si chiede quanto tempo impiegherà una vasca x a riempirsi con un rubinetto che vi versa un litro al minuto. Chiederei alla matematica ed alla scuola di mobilitarsi contro l'analfabetismo funzionale e contro i populisti.

martedì 26 giugno 2018

Non avevo capito nulla della flat tax


Sentito poco fa Di Maio in un incontro con Confartigianato. "Dicono che la flat tax regala soldi ai più ricchi. Ma io non la avrei mai accettata in tal caso. La flat tax avvantaggia i più poveri". Non ho parole. O la flat tax è un mero flatus vocis, insomma espressione vuota di contenuto, da riempire alla bisogna o Di Maio ci sta infinocchiando, se così si può dire.

Pensionate e madri


Vabbé, provo ad accogliere l'invito di un amico astenendomi di parlare di S. Non formulo neanche tesi. Solo un paio di domande ispirate alla quotidianità. Al tabaccaio faccio sempre la fila perché ci sono tante pensionate che spendono decine di euro in pacchetti assortiti di gratta e vinci, miliardario e cose così. Non voglio criticarle perché il mio tabacco è più nocivo del loro "investimento", almeno per i polmoni e non so se per la mente. Ma perché pensionate? Perché donne? Poi rifletto sull'incontro al lungomare di Ostia. Una signora anziana appoggiata su un muro. Raggiunta prima da un giovane che le chiede scuotendola: "Ma dove vuoi andare? Dove?". Poi arriva una giovane donna, poi un'altra. La signora grida che non vuole seguirli. Mia moglie pensa che dovremmo intervenire. Io aspetto di capire. "Sono suoi figli" dico. Poi una delle giovani donne (figlie) prende l'anziana per braccio e fa segno ai fratelli: "Ci penso io". "Vedi? - dico a mia moglie- sono i figli". Ma ancora mi chiedo se avrei dovuto intervenire. Se è lecito lasciare che le famiglie risolvano da sole i loro conflitti. Se intervenire significhi intromettersi. .E, pensando alle pensionate dal tabaccaio, mi sembra di non saper nulla delle nostre vecchie madri.

Avanti tutta verso l'assoluta disumanità


Immagino che i prossimi sondaggi premieranno ancora Salvini. Sempre di più. Ora il dominus del governo si dice d'accordo su una proposta (vera o presunta) di Toninelli. La guardia costiera italiana non risponda a SOS dei barconi. Chiudere occhi, orecchie e bocca. Non vedere, non sentire, non parlare. Se no, si resta invischiati in dinamiche umanitarie pericolose. Evoluzione logica del minnitismo. Che entusiasma gli italiani, pare. Non mi sorprenderei che la prossima proposta prevedesse che i pompieri non rispondano a chiamate per incendi nei campi irregolari dei rom. Avanti tutta verso la maggioranza assoluta dei voti.

lunedì 25 giugno 2018

Salario di cittadinanza e lavoro gratuito


Non sono un militante. Purtroppo. Non riesco a trovare la mia casa. Debbo limitarmi ad apprezzare singole proposizioni che trovo coerenti con la mia visione di Socialismo necessario. Quindi non sono diventato 5stellato e tanto meno simpatizzante del governo salviniano se apprezzo l'ultima formulazione di Di Maio riguardo il cosiddetto "salario di cittadinanza" che peraltro appare sempre più lontano dal salario incondizionato. Chiarire che gli inoccupati avranno i loro 790 euro mensili, in cambio di prestazioni lavorative per 8 ore settimanali fornite alla comunità locale, oltre che con l'impegno a formarsi e ri-orientarsi, è opportuno. Potrei suggerire di consentire la scelta di lavorare un po' di più e formarsi un po' di meno in aula, se non è la formazione il problema essenziale del disoccupato. Aggiungo che non capisco cosa significhi per Di Maio "lavorare gratis in cambio del salario di cittadinanza". Mi sembra una contraddizione in termini. Ma forse è un problema di lingua italiana. Non sarebbe un lavoro gratuito questo. Aggiungo ancora che potremmo parlare di "lavoro di cittadinanza". Era questa l'espressione usata da Renzi in polemica ed in alternativa al salario di cittadinanza. Ma l'ex premier intendeva altro. Non intendeva assicurare a nessuno un lavoro. Sarebbe stato in contraddizione con la sua visione liberista. Intendeva dire semplicemente che bisogna promuovere lavoro ed occupazione. Promuovere nel senso di auspicare. Cioè non intendeva dir nulla di serio. Ok, allora. Mi accontento del salario di cittadinanza pentastellato. Che allargherei ragionevolmente ai nostri ospiti migranti. Magari cambiandovi nome. Ma, già, non si può. Salvini aprirebbe una crisi di governo. E stravincerebbe nell'Italia rinco....ta. Mi limito a suggerire ciò che sarebbe razionale solo per presidiare l'igiene mentale (a partire dalla mia igiene mentale), mentre metto le mani ai miei pochi capelli.

sabato 23 giugno 2018

Populista contro populista


Di Maio non poteva tacere oltre. Ad ognuno la sua. Sicché Di Maio oggi minaccia di tagliare le pensioni d'oro oltre (4.000 o 5.000 euro) di chi non ha pagato con metodo contributivo. E con il miliardino di risparmi incrementare le pensioni minime. Dico quel che penso. Penso che Di Maio sia un tantino meno reazionario di Salvini. Infatti la sua proposta ha un minimo di senso di giustizia. Solo un minimo però. Perché, se ci fate caso, quel che accomuna i populisti è di dimenticare i privilegiati grossi. Per i populisti i privilegiati sono i migranti in crociera o i pensionati benestanti. Mai sentito però Salvini e Di Maio minacciare i grandi proprietari o i grandi manager. Tutt'altro. Vedi flat tax. Leggo oggi che il gioco d'azzardo online è tassato con pochi milioncini a fronte di un giro di oltre 9 miliardi annui. Dimenticanza? In realtà ci sarebbero risorse tali da triplicare le pensioni minime. E, tassando adeguatamente i Marchionne e i Briatore, nonché gli eredi delle grandi fortune, ci sarebbero risorse per salario di cittadinanza ed altro. Ma lor

Un sentimento contro corrente


Rischio impavidamente di andare contro corrente fino a rischiare la solitudine assoluta. Molti, moltissimi, temono una migrazione senza limiti verso l'Italia. "Non possiamo certo ospitare l'intera Africa", dicono i realisti e dicono gli atterriti. Beh, certo che no. Ma non vedo proprio il rischio. Assai prima che l'Italia si possa riempire di un miliardo e più di africani, l'Italia sarebbe un inferno invivibile. E i migranti sceglierebbero altre rotte oppure sceglierebbero di morire fra i propri cari di fame o di guerra. Spaventa ed angoscia me solo invece la costatazione che già ora in questo Paese in declino demografico (oltre che sociale e culturale) i migranti non vogliano vivere affatto. Siamo quasi solo un Paese di transito verso Paesi più ricchi, meno inospitali, meglio organizzati, con meno caporali e meno mafia. Infatti a Ventimiglia troppi (e non solo chi aspira ad un ricongiungimento) rischiano e perdono la vita per lasciare l'Italia e soffrono pene dell'inferno se sono ricacciati in quello che una volta si chiamava "Il Bel Paese". Questo mi rattrista. Che loro non vogliano vivere qui. Come tanti nostri figli. Mi rattrista il pensiero di una Italia desertificata, vuota di persone, di idee e di sentimenti.

Vasco, Lecce ed altro


Le mie figlie da tempo emigrate a Lecce mi hanno invitato ad un soggiorno pugliese. L'occasione è stata il concerto di Vasco Rossi nello stadio barese. A suo tempo Vasco con la sua Vita spericolata riuscì a far condividere qualcosa a padre e figlie adolescenti. Da qui l'invito. Ero il meno giovane allo stadio e mi sono cimentato in una prestazione atletica non ordinaria. Chilometri per raggiungere lo stadio, con anche perigliosi scavalcamenti di guarda rail. Ho fatto addirittura la ola ed ho accompagnato Vasco, con figlie e generi nella Vita spericolata. Interessante il clima di condivisione che azzerava ogni differenza. Per cui ho cercato di unirmi ai gesti delle mani alzate e dei dito puntato per dire non so cosa.
A Lecce, insieme ai cibi salentini, ho goduto l'eleganza barocca arricchita dai colori delle sgargianti tuniche africane. Più che ad Ostia, negozi (quasi tutti quelli alimentari) in mano ad immigrati africani e asiatici e questuanti bianchi e neri che offrono collanine o tendono la mano senza offrire niente e ricordano bisogni che vorremmo non vedere. Faccio atto di contrizione. Ho detto no all'ennesimo questuante, un giovanissimo che non ho guardato in faccia. E lui mi ha espresso dolore: "Almeno guardami in faccia". Ok: "Scusa". Per il resto ho partecipato ad una iniziativa di incontro multiculturale al teatro dei teatini, con pizzica salentina e percussionisti africani, nonché dolcini del Senegal. Purtroppo all'uscita ho dovuto sentire il commento di un esponente della maggioranza salviniana: "Dovremmo accoglierli tutti?". Infine, ho incontrato l'amico Sergio, lombardo e pugliese per elezione, un amico fb diventato un amico vero. Rieccomi a casa.

lunedì 11 giugno 2018

Sono entrato nella mente di Salvini: ora so cosa pensa



Pensa innanzitutto che l'Italia debba essere degli italiani: si accettano solo turisti paganti. Pensa che Minniti abbia fatto un buon lavoro, pagando i libici per bloccare nei loro lager i migranti. Pensa però che si può fare molto di più. Perché qualcuno sfugge ai libici e perché i libici lasciano andar via troppi disperati per non intasare i lager o per minacciare il governo italiano e chiedere più soldi. Si può fare di più. Si può imporre all'Europa di fare la propria parte. Ma l'Europa non farà nulla se non succede un disastro umanitario. Salvini pensa che un disastro umanitario servirebbe sia come pressione all'Europa, sia come dissuasione ai migranti. Sia chiaro ai migranti che in Italia non arriveranno. Su barche e barconi soffriranno le pene dell'inferno e desidereranno la morte come liberazione. Molto meglio restare in Iraq, in Eritrea, etc. dove qualche pur minima possibilità di salvezza c'è. A Salvini dispiace naturalmente che bambini e donne incinte debbano morire. Ma non si può accettare il ricatto di Malta e dell'Europa. Se serve la tortura e il sacrificio di 600 e più esseri umani per affermare la sovranità nazionale, ebbene così sia. Questo pensa Salvini. E, come dimostra il vento elettorale in poppa, così pensano molti italiani con lui.

domenica 10 giugno 2018

Il segno del declino


Il segno del declino non è nel Pil che in Italia cresce meno che altrove. Possiamo rimediarvi con una virtuosa austerità: mangiando meno patatine untuose e non frequentando le slot, machine. A mio avviso il segno più evidente di declino di questo mio Paese è nell'epidemia di botte che gli insegnanti e le insegnanti d'Italia ricevono da genitori tanto amorevoli e protettivi verso i figli di cui ignorano tutto. Da Padova a Catania. E' emergenza cultura. Non basteranno bonus per comprare libri che fra poco nessuno saprà leggere.

Flat tax: il grande imbroglio


Mettiamo pure che quelli che stanno peggio, i senza lavoro e i senza casa, possano pensare – sbagliando – che i loro nemici sono gli immigrati. Mettiamo pure che possano credere alla favola dell'Europa nemica o dell'amica Russia. Mettiamo tutto. Ma come si fa a non capire che la flat tax è un grande imbroglio? Eppure non si capisce. Eppure la maggioranza dei cittadini-contribuenti, quelli che ci perderanno, se ne sta tranquilla e ignara davanti al Grande Imbroglio. Possibile che non riusciamo a spiegarlo? Ci saranno due aliquote: al 15% e al 20%. Almeno questo è chiaro? E' chiaro che quelli che pagavano il 30% o il 40% risparmieranno un sacco di quattrini? Chi pagherà per loro? Non pagherà nessuno, se è vero che il governo compenserà con detrazioni i meno abbienti che diversamente pagherebbero di più o se addiritura consentirà di scegliere il vecchio regime a quelli che sarebbero penalizzati dal nuovo regime fiscale. Non pagherà nessuno ovvero pagheremo tutti col debito e con lo spread. Quindi i più abbienti guadagneranno e gli alti perderanno. Ma i vincitori del 4 marzo aggiungono un altro argomento. E' bene che i più agiati guadagnino di più. Perché consumeranno di più. Pare che consumare infatti sia ottima cosa per stimolare economia ed occupazione. Ma se invece crescessero i consumi dei meno abbienti, con un litro di latte in più, un giornale in più, un film in più, l'economia non sarebbe stimolata? Il penultimo governo usò anche questo argomento per giustificare il bonus di 80 euro. Anche in quel caso formulai il mio dissenso. . Mi chiesi infatti perché non elargire gli 80 euro ai senza reddito. O perché non investire in consumi collettivi (istruzione, sanità). Sbagliato allora, ma più sbagliato oggi. La coda velenosa della flat tax è insomma che dobbiamo preoccuparci per i ricchi, accudirli, ascoltarli, tenerli buoni. Perché dai loro consumi gocciola (teoria economica del gocciolamento) qualcosa (gli avanzi del banchetto) di cui si nutrono i disgraziati. Che naturalmente non debbono sedersi a tavola. Perché se osassero chiederlo questa si chiamerebbe "invidia sociale": che pare sia una cosa orrenda. Però dicono che, rispiarmiando 500mila euro l'anno, il generoso imprenditore magari ne investirà 50mila o 10mila in macchinari e darà nuova occupazione. Se invece lo Stato tiene per sé i 500mila euro e li usa per mettere in sicureza scuole e argini dei fiumi non produrrà consumi ed occupazione? Scusate, ma mi sento allibito. Davvero non possiamo spiegare queste cose semplici semplici ai nostri sfortunati concittadini, vittime del Grande Imbroglio e spensierati fan di Di Maio e addiritura di Salvini?

giovedì 7 giugno 2018

Il povero Conte e gli istruiti ignoranti


Aveva detto: "Una delle cose che più mi ha addolorato nei giorni scorsi è stato l’attacco alla memoria di un congiunto del presidente Mattarella sui social, adesso non ricordo esattamente, e veramente mi è dispiaciuto". Mi ha suscitato qualcosa fra il divertimento e la pena. Mi ha ricordato i miei nonni materni. Entrambi con solo un paio di anni di scuola elementare. Eppure, per inciso, mio nonno leggeva Hugo e Vega e tanti altri e scriveva testi teatrali. Capitava che i nonni usassero quella locuzione -istruito ignorante - rivolgendosi a qualcuno, magari un familiare laureato o a me stesso, mi pare, colto in fallo per una clamorosa ignoranza. Ho pensato ai miei nonni ed ho pensato al memorabile confronto fra Berlusconi, premier, e Bertinotti, all'esordio della Seconda Repubblica. Succede che si parli di papà Cervi e dei suoi figli assassinati dai.fascisti. Berlusconi-ricordate? -, pietoso, se la cavò così: "Debbo far visita a quel povero padre". E Bertinotti, imbarazzato e allibito: "Ma papà Cervi è morto da tempo". Ecco, ho pensato che Conte è figlio di quella storia nuova avviata con Berlusconi e la Seconda Repubblica. Persone, come Conte, debitamente laureate, studiose, sgobbone, talvolta accademici. Dormono poco, non oziano, dividono il tempo fra studio, lavoro e relazioni, soprattutto relazioni, quelle utili, anzi indispensabili per le carriere accademiche; perché un genio assoluto in Italia non avrà mai una cattedra se non impara - come suggeriva il ministro Poletti - a giocare a calcetto con gli amici giusti. Il tempo diversamente impiegato è spreco. E' spreco la poesia ed è spreco la storia. Peraltro PierSanti Mattarella è morto troppo tempo dopo il secondo conflitto mondiale. I programmi scolastici si fermano lì nella buona come nella cattiva scuola. Andar oltre significherebbe fare politica e rischiare di essere parziali. Questo mi spiegavano quando ero studente. Nei tempi che furono i miei nonni e io stesso recuperavamo con percorsi personali quel che la Scuola non ci aveva dato. C'erano i partiti, le parrocchie, i cineforum e le lunghe conversazioni fra amici. Poi venne internet, venne la Seconda Repubblica (e la terza) e l'egemonia degli ignoranti, compresi gli istruiti ignoranti.

mercoledì 6 giugno 2018

Alla ricerca del tempo perduto (e delle persone perdute)


Una giornata alla ricerca di ricordi di momenti giovanili e adolescenziali vissuti nel Lazio quando ancora vivevo in Sicilia. Con la persona a me più vicina raggiungo a Ladispoli Bruno, il mio compagno di banco al liceo che la vita mi ha fatto ritrovare a pochi chilometri di distanza dalla mia nuova dimora. Ci accompagna con la sua auto a Santa Severa, nota ai giornalisti come dimora estiva di due Presidenti della Repubblica. Io ci ero stato decine di anni fa per un seminario. Lui vuole rivederla dopo averla conosciuto bene come appassionato archeologo dilettante. Visitiamo il castello restaurato e rilanciato all'attenzione di un turismo colto. Un casttello e un borgo ricchi di storie e stratificazioni, dagli etruschi ai romani e a vari invasori . Fra gli invasori scopro ci furono anche le armate di Dionigi il tiranno. Non conoscevo questo episodio della storia di Siracusa, la città in cui sono nato e vissuto il più del mio tempo. Però credo di andare col pretesto di scoprire cose e invece vado a scoprire e riscoprire emozioni e vado a trovare persone in incontri imprevedibili. A Santa Severa cerco di ricordare quale fosse il viale che percorrevo di sera in momenti felici dopo la fatica del seminario. Poi Bruno ci accompagna a Manziana, un borgo non lontano in collina. Volevo rivedere il paesino in cui avevo vissuto una vacanza adolescenziale, ospite di mia zia Maria che visse lì per qualche tempo, prima della precoce e improvvisa scomparsa i cui segni rimasero indelebili nella mia famiglia. Anche lì mi sembra di ricordare. La casa poteva essere quella. Ma anche quella... e quella. Consumiamo il pranzo in una frazione di Manziana. Ottimo cibo di collina, a partire dalle pappardelle al cinghiale, gustate in veranda. Lì succede una cosa piccola piccola, però divertente benché in fondo triste. Bruno ed io non siamo riusciti a consumare neanche la metà del vino propostoci. Succede che una persona – 60 anni o anche meno – si avvivcina a noi, dice qualcosa che non capisco, prende in mano la bottiglia di vino rosso, riempie il bicchiere di Bruno e lo beve velocemente. Il giovane gestore della trattoria lo allontana rimproverandolo con tono paternalistico. Quindi cambia il bicchiere al mio amico. Quell'uomo che ci ha sorpreso e divertito ha la mente offuscata dall'alcol, ma mi è chiaro che quella mente era offuscata anche prima di incontrare l'alcol. Siede su un gradino di fronte a noi, beato. Scalzo -me ne accorgo adesso- coi piedi sul sanpietrino. Quando vede che il gestore è rientrato nel locale, fa un balzo sulla terrazza. Si versa un altro bicchiere di vino e lo beve di un fiato. Bruno riceve per la seconda volta un nuovo bicchiere, paga il conto e ci porta a Cerveteri per uno sguardo veloce d'insieme. Tornerò a Cerveteri. Per scoprire la famosa necropoli etrusca. Non escludendo di imbattermi in altre dimensioni dell'umano, oltre ogni possibile programmazione.


martedì 5 giugno 2018

Conte, l'attore, quello che ride e quello che applaude


Conte recita il contratto fra i due azionisti. Non dimentica quasi niente. Dimentica cultura e istruzione. Cosa avrebbe potuto dire?. Dei due azionisti, uno finge allegria, ma applaude pochino: Di Maio. L'altro , Salvini, è serissimo, ma più felice di quello fintamente allegro. Infatti applaude spessissimo, convinto. Per suggerire che di questo governo lui detiene la chiave. Cos'altro dire? Il dramma epocale dell'immigrazione è ridotto a questione di business e la locuzione sperimentata, ingiusta e banale entusiasma la platea gialloverde. Personalmente mi dichiaro divertito soprattutto dal gioco delle tre carte riguardo la flat tax che miracolosamente giova a tutti, incrementerà le entrate, stimolerà i consumi (quelli dei ricchi ovviamente, ma non viene precisato) e quindi l'occupazione.

domenica 3 giugno 2018

Cronaca di un pomeriggio da laico devoto


Alla fine la vinco io, "ateo devoto" a modo mio. La persona a me più vicina, benché si professi cattolica, dubita che ne valga la pena. "Si vede meglio in Tv" dice. Ma un po' scherza. Io invece mi sento in colpa perché ho mancato le due precedenti visite di Francesco ad Ostia. Lui che debbo considerare il leader della sinistra mondiale ha scelto Ostia come presunto ombelico del male romano e forse del mondo. Non posso mancare. Lei mi dice anche che non ama gli eventi in cui è al centro un leader. Io obietto che lei ha amato qualche leader laico, mentre io non andrei mai a Leopolde o cose simili.
Andiamo. A stento lo scorgo nella piazza di Santa Monica dove celebra la messa del Corpus Domini. Tento inutilmente di fotografarlo. Poi ci appostiamo più avanti nel percorso che dovrebbe seguire e che è transennato. La schiena a pezzi per 1 ora e mezza in piedi. Passa la processione con preti e ragazzi in varie divise, ma lui no. Con la papamobile ha preso un altro percorso per raggiungere una chiesa in periferia. "Ma no" grida la folla. La persona a me più vicina
si chiede invece perché Francesco abbia scelto come seconda tappa una chiesa della periferia nord piuttosto che penetrare ad Ostia ponente, dominio del famigerato clan Spada. "Sarebbe stata una scelta troppo politica e banale; avrebbe dato troppa importanza al clan" dico io, avvocato laico di Francesco. Vabbè , ci premiamo con un barocco (caffè, latte di mandorla e ghiaccio) ad un tavolo di bar nell'isola elegante di Ostia dove a servire ai tavoli c'è la bella gioventù italiana.

La mente divisa


Avevo 11 o 12 anni quando, uscito da scuola, li incontravo mentre salivo per la collina che mi portava alla villetta dei nonni in campagna. Incontravo edili o braccianti sotto un albero sul ciglio della strada. Mangiavano pani cunzatu (pane condito) con olio, aglio, origano o altro. Pagnotta calda e felicità evidente. Forse per essere premiati dopo un lavoro ben fatto. Quanto invidiavo quella felicità...Quanto li invidiavo per quel pani cunzato... Forse non esiste più quel piacere. O forse percorro strade in orari che non me lo fanno incontrare. Ieri l'ho incontrato all'improvviso. Uscendo da casa alle 21.00 per un percorso inconsueto. Fuori dal mercato c'erano due venditori ambulanti di biancheria. Ne dico sempre male. Dico male -voglio dire - del Comune che li autorizza ad occupare i marciapiedi oppure che non li autorizza e fa finta di non vedere. Ma chissà cos'altro c'è dietro quella merce bruttina che concorre alla chiusura dei negozi...Avevano caricato la merce sul camion e mangiavano. Poggiavano la scodella sul predellino e inzuppavano il pane in un brodo rosato. Ecco, in quegli uomini "abbronzati" venuti da oltremare ho rivisto finalmente la gioia dimenticata di quei memorabili muratori della mia infanzia. Provavo intensa simpatia. E contemplavo, come da fuori, la mia mente divisa, senza contraddizione, fra l'emozione empatica e la ragione che ribadiva che non dovrebbero essere lì, o che dovrebbero essere impegnati in un lavoro vero, fra i tanti lavori di cui la città ha bisogno davvero e che non sa offrire agli uomini venuti da lontano.

sabato 2 giugno 2018

La Repubblica degli italiani


Il 2 giugno del 1946 gli italiani scegliendo la Repubblica fissarono l'architrave della nuova democrazia. Scelsero che non fosse il privilegio ai vertici dello Stato. La Costituzione repubblicana successivamente completò il processo, decidendo significativamente che :" La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale" (art. 139). Giusto ricordarlo anche oggi. Democrazia non è governo della maggioranza (gialllo, verde, rossa), ma del popolo. Possibile solo entro la cornice delle regole costituzionali. Il Presidente Mattarella è stato ottimo interprete di tale inderogabile principio. P.S. Il mio personale pensiero oggi è questo: Ci allontaniamo dallo spirito repubblicano quanto più riteniamo o siamo indotti a ritenere che un uomo, chiunque sia, debba ritenersi insostituibile.

venerdì 1 giugno 2018

L'esultanza dei barbari


Ho seguito in parte la maratonaMentana sulla 7 sull'insediamento del governo gialloverde. Mi è sembrato di cogliere in Mentana e nello staff una eccitazione mai vista in precedenti insediamenti. Come in presenza di uno scarto della Storia. Come se si assistesse all'eccezionale evento dell'arrivo dei barbari. E' un po' vero. Anche gli attori apparivano assai diversi dai soliti attori. Soprattutto i ministri grillini. Allegri, festanti, per nulla compassati. Ho condiviso empaticamente (sono fatto così) la loro allegria. Contento per loro e insieme preoccupatissimo per il mio Paese. Ho detto e dirò ciò che non mi convince, che aborro e che temo. Ora cerco qualche motivo di consolazione. Credo che ce la metteranno tutta, più di quelli prima di loro. Vengono dal nulla e dal Grande fratello. Come se avessero insperatamente vinto alla grande lotteria del tempo presente. Un tempo che si fa beffe di storie e di curriculum accademico o professionale. Ce la metteranno tutta, ma questo non garantisce nulla se la direzione è sbagliata, come credo. Forse c'è da sperare che si impegnino un po' meno. Che per attuare il Cambiamento non taglino il naso o disegnino i baffi alla Gioconda. Forse Mentana spera che i rituali istituzionali inciviliscano i barbari conquistatori. E' successo. "Graecia capta" (Palazzo Chigi, Montecitorio, Palazzo Madama) ferum vincitorem coepit" disse Orazio, celebrando la potenza della cultura greca sui romani, i barbari di allora. Del fenomeno il "greco" Mattarella forse ci ha offerto l'avviso di replica. In bocca al lupo a noi tutti. .

Quel che resta della sinistra


Cosa resta della sinistra sempre più salvinizzata e sovranista? Quasi niente. Il nemico non è più il capitale. Il nemico è la finanza senza volto, è l'Europa, è la Germania, è l'austerità (che invece Berlinguer proponeva come sobrietà anticonsumistica). Il nemico non è il capitale patriottico (?), non sono le slot machine che succhiano sangue ai pensionati e che però forniscono introiti alle casse svuotate dello Stato. L'obiettivo non è più l'ampliamento dell'area dei Beni comuni. Non è la progressività fiscale. Non è la patrimoniale e la tassa di successione. Non è il Socialismo ovviamente. Non è la buona accoglienza dei migranti da condividere con l'Europa. Quel che resta della sinistra si distingue da Salvini solo per il linguaggio più educato e per le buone maniere. La sinistra che resta infatti non intende cannoneggiare i barconi e sterminare i migranti. Vuole consegnarli a Turchia e Libia perché facciano loro il lavoro sporco. Cerco altrove la Sinistra.

Materiali per l'abc di un nuovo senso comune. abbassare le tasse o...?


Pochi minuti fa ho sentito Salvini dire "bisogna abbassare le tasse". Nulla di nuovo ovviamente. Né per la Lega né purtroppo per altri, compresi pezzi della cosiddetta "sinistra". Renzi lo ripeteva quanto Salvini. Quel che resta della sinistra oggi contesta giustamente la flat tax che toglie tasse ai ricchi e le aggiunge ai poveri o, se non le aggiunge, fa pagare ai più deboli i costi meno visibili del " liberi tutti" sul debito. Contestare la flat tax è ovvio e giusto quindi. Ma non basta. La sinistra vera, quando ci sarà, dovrà saper ribaltare il senso comune sulle tasse. "Le tasse sono belle" aveva detto Padoa Schioppa, con provocatoria semplicità quasi infantile. Partiamo da lì. Contro la destra che conquista anche menti e cuori dellla sinistra. Le tasse sono belle e razionali perché mettono in comune ciò che disperso è irrazionale. Dalla salute, all'istruzione, alla sicurezza. Sono belle se progressive cioè pagate soprattutto da chi ha di più, ma pagate un tantino anche dai piccoli commercianti che preferiscono pagarle al racket e dai pensionati che preferiscono pagarle alle slot machine. Con le tasse daremo sicurezza ai commercianti e daremo psicologi veri ai pensionati affetti da ludopatia. Le tasse sono belle se sono ben spese. Se non sono spese per lavori inutili e per nutrire clientele. Possiamo provare a dirlo? Possiamo emanciparci dal senso comune vincente della destra?

Ogni tanto la serietà


Interessante l'applauso dei giornalisti accreditati al Quirinale a Cottarelli che comunica il suo ritiro dalla scena. Mai avvenuto prima in circostanze analoghe. Non era dettato da passione per i tecnici. Non era un gesto di sollievo. O forse sì, in un senso speciale. Era la scoperta liberatoria, al di là delle personali opzioni politiche, che sulla scena possono apparire talvolta uomini disinteressati e con la misura della sobrietà. Ogni tanto. Sempre più raramente.

5Stelle mai più


Io penso che la sinistra vera, quella che guarda ad un orizzonte di democrazia socialista, non può essere interessata alla rissa. Mi sembra che il senso comune dominante stia spoliticizzando il mondo. Non si crede più alla possibilità di fare giustizia e di crescere insieme. La politica è ridotta a tifo e contumelie. Ma la sinistra deve conquistare menti e cuori, anche e soprattutto di quelli che l'hanno abbandonata. Con questa convinzione non mi salta in mente di dare dell'imbecille a chi non condivide il mio pensiero. Non posso essere tentato dal separarmi totalmente da lui e di contribuire a consegnarlo alla reazione. A prova di ciò testimonio che l'amico (amico fb) che mi ha cancellato dalle sue amicizie per il mio ultimo post ha contribuito ad allontanarmi definitivamente da ogni tentazione grillina. Avevo votato 5stelle al ballottaggio romano e poi a quello per la circoscrizione di Ostia. Preferendo Raggi a Giachetti e l'ignota grillina all'ignota forzista. Giorni fa mi aveva addirittura sfiorato il pensiero di votare 5Stelle alle prossime politiche per non avvantaggiare la Lega. Mi dichiaro pentito. Del resto - lo ammetto - ho chiaro l'orizzonte, ma sul percorso ho dubbi frequenti. Non ho le certezze di tanti amici. Debbo ringraziare però l'ex amico grillino che, al di là delle sue intenzioni, mi ha aiutato almeno in questa decisione: 5Stelle mai più.

L'inganno populista: regali visibili pagati con rapine invisibili


Il copione populista, da Berlusconi, passando da Renzi fino ai gialloverdi, non cambia. Nessuno - ci mancherebbe - toglie niente a nessuno. Nessuna tassa in più (non dal governo almeno). Anzi qualcuna in meno. A qualcuno. Ai più ricchi. Che però non tolgono nulla ai più poveri. Anzi, pagando meno tasse, vanno più speso al ristorante o a Miami e lasciano mance qua e là. Insomma "danno lavoro": si dice così. Poi ci sarà quel che resta del salario di cittadinanza. Che certamente è meglio che niente. Un lavoro sarebbe meglio. Ma non si può assicurare. Si deve aspettare che il ciclo economico si riavvii col motore dei consumi, quali che siano: terze case, birrette, scommesse sportive, etc. Qualcuno lavorerà. Non si sa chi. I conti non torneranno. E' scontato. Ed è scontato chi sia l'assassino. E' l'Europa matrigna che addirittura fa alzare lo spread se il nascituro governo minaccia di rapinare 250 miliardi di debiti. L'Europa matrigna però, inconsapevolmente o consapevolmente, collabora esaltando le ragioni dei populisti con insulti incredibili. Per riparare dovrà consentirci di sforare di tanti punti in più. Il governo spiegherà che quei soldi sono stati conquistati in una misteriosa festa della cuccagna cui l'Europa malvagia voleva sottrarci. Se non basterà, si taglieranno i servizi pubblici. Ma con dolcezza. Non si licenzierà nessuno. Semplicemente non sarà sostituito chi va in pensione. E i giovani? Andranno a pranzo dai nonni o in Germania. Forse più in Germania. Perché i nonni dovranno spendere molti euro in più per pagare la medicina privata. Comunque sarà appassionante la battaglia entro l'internazionale dei populisti. Tutti amici, nel senso di partecipi agli stessi valori nazionali. Contemporaneamente nemici nella guerra dei dazi. Come bande rivali che condividono i valori del conflitto e del celodurismo. All'occorrenza smettendo di pestarsi a sangue per respingere gli sbirri che si immischiano.
Il regalo ai governi futuri ed ai nipoti? 50 o 100 miliardi di interessi di debito aggiuntivo. I posteri dovranno elaborare una congrua teoria che giustifichi una rapina al mondo e non più solo alla perfida Europa.
Buona fortuna, Italia.