mercoledì 6 giugno 2018

Alla ricerca del tempo perduto (e delle persone perdute)


Una giornata alla ricerca di ricordi di momenti giovanili e adolescenziali vissuti nel Lazio quando ancora vivevo in Sicilia. Con la persona a me più vicina raggiungo a Ladispoli Bruno, il mio compagno di banco al liceo che la vita mi ha fatto ritrovare a pochi chilometri di distanza dalla mia nuova dimora. Ci accompagna con la sua auto a Santa Severa, nota ai giornalisti come dimora estiva di due Presidenti della Repubblica. Io ci ero stato decine di anni fa per un seminario. Lui vuole rivederla dopo averla conosciuto bene come appassionato archeologo dilettante. Visitiamo il castello restaurato e rilanciato all'attenzione di un turismo colto. Un casttello e un borgo ricchi di storie e stratificazioni, dagli etruschi ai romani e a vari invasori . Fra gli invasori scopro ci furono anche le armate di Dionigi il tiranno. Non conoscevo questo episodio della storia di Siracusa, la città in cui sono nato e vissuto il più del mio tempo. Però credo di andare col pretesto di scoprire cose e invece vado a scoprire e riscoprire emozioni e vado a trovare persone in incontri imprevedibili. A Santa Severa cerco di ricordare quale fosse il viale che percorrevo di sera in momenti felici dopo la fatica del seminario. Poi Bruno ci accompagna a Manziana, un borgo non lontano in collina. Volevo rivedere il paesino in cui avevo vissuto una vacanza adolescenziale, ospite di mia zia Maria che visse lì per qualche tempo, prima della precoce e improvvisa scomparsa i cui segni rimasero indelebili nella mia famiglia. Anche lì mi sembra di ricordare. La casa poteva essere quella. Ma anche quella... e quella. Consumiamo il pranzo in una frazione di Manziana. Ottimo cibo di collina, a partire dalle pappardelle al cinghiale, gustate in veranda. Lì succede una cosa piccola piccola, però divertente benché in fondo triste. Bruno ed io non siamo riusciti a consumare neanche la metà del vino propostoci. Succede che una persona – 60 anni o anche meno – si avvivcina a noi, dice qualcosa che non capisco, prende in mano la bottiglia di vino rosso, riempie il bicchiere di Bruno e lo beve velocemente. Il giovane gestore della trattoria lo allontana rimproverandolo con tono paternalistico. Quindi cambia il bicchiere al mio amico. Quell'uomo che ci ha sorpreso e divertito ha la mente offuscata dall'alcol, ma mi è chiaro che quella mente era offuscata anche prima di incontrare l'alcol. Siede su un gradino di fronte a noi, beato. Scalzo -me ne accorgo adesso- coi piedi sul sanpietrino. Quando vede che il gestore è rientrato nel locale, fa un balzo sulla terrazza. Si versa un altro bicchiere di vino e lo beve di un fiato. Bruno riceve per la seconda volta un nuovo bicchiere, paga il conto e ci porta a Cerveteri per uno sguardo veloce d'insieme. Tornerò a Cerveteri. Per scoprire la famosa necropoli etrusca. Non escludendo di imbattermi in altre dimensioni dell'umano, oltre ogni possibile programmazione.


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