domenica 3 giugno 2018

La mente divisa


Avevo 11 o 12 anni quando, uscito da scuola, li incontravo mentre salivo per la collina che mi portava alla villetta dei nonni in campagna. Incontravo edili o braccianti sotto un albero sul ciglio della strada. Mangiavano pani cunzatu (pane condito) con olio, aglio, origano o altro. Pagnotta calda e felicità evidente. Forse per essere premiati dopo un lavoro ben fatto. Quanto invidiavo quella felicità...Quanto li invidiavo per quel pani cunzato... Forse non esiste più quel piacere. O forse percorro strade in orari che non me lo fanno incontrare. Ieri l'ho incontrato all'improvviso. Uscendo da casa alle 21.00 per un percorso inconsueto. Fuori dal mercato c'erano due venditori ambulanti di biancheria. Ne dico sempre male. Dico male -voglio dire - del Comune che li autorizza ad occupare i marciapiedi oppure che non li autorizza e fa finta di non vedere. Ma chissà cos'altro c'è dietro quella merce bruttina che concorre alla chiusura dei negozi...Avevano caricato la merce sul camion e mangiavano. Poggiavano la scodella sul predellino e inzuppavano il pane in un brodo rosato. Ecco, in quegli uomini "abbronzati" venuti da oltremare ho rivisto finalmente la gioia dimenticata di quei memorabili muratori della mia infanzia. Provavo intensa simpatia. E contemplavo, come da fuori, la mia mente divisa, senza contraddizione, fra l'emozione empatica e la ragione che ribadiva che non dovrebbero essere lì, o che dovrebbero essere impegnati in un lavoro vero, fra i tanti lavori di cui la città ha bisogno davvero e che non sa offrire agli uomini venuti da lontano.

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