sabato 22 agosto 2020

Origliare con pregiudizi

 

Ormai, da pensionato, sono un guardone. No, come si chiama chi origlia? Un origliatore. Mi incuriosiscono soprattutto, anche se non solo, bambini e giovani. Cioè mi incuriosisce il futuro che non vedrò. Il mio bar, il Tartarughino, è il posto ideale per origliare. Ieri pomeriggio con la persona a me vicina (moglie) a prendere un caffè. Vicino a noi sei giovani, tre ragazze e tre ragazzi, forse tre coppie. Curiosità e mio stupore crescente. Non sono presi ognuno dal proprio smart-phone. Discutono. Non bevono birrette, ma consumano aperitivo con analcolici. Nessuno è palestrato e nessuno è tatuato. Pochi segni esibiti di affetto, anche da quella che pare essere una coppia. Lei poggia un attimo la testa sulla braccia di lui che gli accarezza i capelli. Basta. A quale razza sconosciuta apparteranno? Sussurro a mia moglie: “Questi sono maturati o maturandi del Liceo classico. Scommetterei dieci euro contro uno”. Mi diverte fare scommesse di questo tipo con lei (che è ragioniera). Come quando le dico: “Quella al volante è una donna”. Perché con la sua auto, pur non correndo affatto, non si ferma sulle strisce. Perché le donne sono insofferenti a fermarsi e a ripartire credo di avere scoperto. Mia moglie prima si arrabbiava, con le solite accuse fuor di luogo di maschilismo. Ora non più. Anche perché ci azzecco sempre. “Questi sono del Liceo classico” dicevo. Non potrò dimostrarlo perché non parlano di filosofia e soprattutto non parlano di greco. Non è che io capisca tutto quel che dicono. Però parlano di cinema criticamente. Parlano di Tarantino. E del confronto stilistico fra un episodio e l’altro di una saga, non so quale. Poi una ragazza dice che si è commossa – anzi che ha pianto a dirotto- per un film e che piange ogni volta che lo rivede. E gli altri, a ruota, ragazze ed anche maschi, confessano e raccontano i loro pianti per un film o l’altro. Purtroppo non riesco a sentire i titoli. Al solito ho il rimpianto per non essere intervenuto. Avrei voluto dire che io piango sempre per il finale de “Il concerto”, con quell’abbraccio fra lei e lui. Il padre? Pare di no, ma non ne sono certo. Piango sempre per la scena di “Philadelphia” dove Tom Hanks morente “spiega” a Denzel Washington” la bellezza di un’aria dell’Andrea Chenier cantata da Maria Callas e all’avvocato nero e conformista si apre un mondo nuovo.
Ecco, questa esibizione dell’intimo e della dolcezza mi appare fuori tempo, sorprendente. Soprattutto perché in pubblico. Mi appare anche “colta” in quanto divergente. E un po’ mi ci ritrovo. Si attiva il pre-giudizio. Sono ragazzi del Liceo classico e parlano impudicamente come parlavo io quando frequentavo il Liceo. Pregiudizio è oggi una parolaccia. Io la uso per dire lo sforzo di capire, di anticipare, di trovare rapporti e relazioni nel grande Caos. Ci sono anche loro, insomma. Così simili a me alla loro età. E’ una scoperta. Non è tanto il Liceo classico che li ha formati (e chi mi ha formato). Piuttosto loro sono così perché hanno scelto quel Liceo “inutile” (virgolette, virgolette). Una volta l’apprendistato alla classe dirigente. Ora non più forse. Non per forza. Però ci sono anche loro. Meglio che niente
Chiarella Meloni, Rita Tamburino e altri 21
Commenti: 11
Condivisioni: 2

Nessun commento:

Posta un commento