lunedì 17 settembre 2018

Pensieri in disordine


Ho sempre minor voglia di parlare di politica, soprattutto qui, su facebook. A che serve? Talvolta poi mi pare che non valga la pena di parlare di nulla. Al più di piccole esperienze personali. Bello lo scorso sabato in gita con persona a me vicina (moglie) ed amici. Al mattino visitare la suggestiva necropoli etrusca di Cerveteri. E lì cercare di interiorizzare a mo' di consolazione l'apparentemente sereno rapporto con la morte di una civiltà scomparsa. Al pomeriggio scoprire la bella cittadina e partecipare all'evento promosso dall'amico fb Ugo Menesatti, ora diventato amico tout court, e da Anna Tonelli. L'efficacia e verità della prosa del primo e dei quadri della seconda. Al ritorno ad Ostia fermarsi in un locale di cucina umbra e apprezzare sapori, ma soprattutto la professionalità della giovanissima che ci serve al tavolo e ci spiega esattamente cosa stiamo per mangiare. Sempre più convinto che ad Ostia si trovino le ragazze più graziose e professionali. Non so perché. Forse sono altrettanto in gamba i ragazzi che conosco di meno e che per due soldi consegnano pizze a domicilio. Riflettere sulla "meglio gioventù" così strapazzata e largamente sprecata. Poi sapere di Andrea il quindicenne che perde la vita per un selfie sul tetto del centro commerciale. Come tanti prima di lui in circostanze analoghe: fotografarsi mentre si rischia, nella gara a chi rischia di più. Perché? Interventi di dotti sociologi, psicologi, etc. Sensazione di una frattura epocale, sensazione di non poter avere accesso ai pensieri di figli e nipoti , pensieri che non si formano né a scuola né in famiglia, bensì nella caotica rete. Cosa posso dire? Cosa proporre? Ai nipoti direi almeno questo: uscite dal branco, abbiate il coraggio di pensieri originali. Poc'anzi in Tv ho ascoltato la storia di una quarantenne che dopo aver provocatoriamente celebrato il matrimonio con se stessa, ha manifestato l'intenzione di diventare madre da sola, senza un partner. Si può essere d'accordo o no. Io lo sono giacché non credo che il futuro appartenga alle coppie. Però ho pensato soprattutto a questo: che uscire dal branco consente di donare immaginazione salvifica per sé e per gli atri. Antidoto alla pulsione - omicida o suicida - di morte. La politica poi potrebbe/dovrebbe progettare piani educativi e piani di inserimento. Non escludendo nessuno. Ma a che pro dirlo? Potrebbe/dovrebbe. Non accadrà.

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