sabato 11 aprile 2020

Creare o ridurre lavoro?


Stefano Massini, nei suoi monologhi televisivi è sempre affascinante, più o meno. Ieri a PiazzaPulita era convincente, anche se non originale, nel rivendicare l'utilità delle cose inutili (arte, cinema, teatro, cultura) che i decreti hanno cancellato perché non essenziali. Ma poi ha detto qualcosa per me irragionevole, inaccettabile. Mi sono arrabbiato perché capivo che purtroppo quello spunto sarebbe piaciuto a quasi tutti. A me no. Quindi mi sentivo solo e sconfitto. Si riferiva al lavoro che producono arte e spettacolo. Al cantante che col suo show "dà lavoro" a tanti tecnici, elettricisti, fonici, operai, etc. E se invece l'artista potesse fare da sé sarebbe peggio, sarebbe un guaio? Il senso comune "luddista" dice che sarebbe un guaio. Io resto forse il solo a pensare con una convinzione che non ho tanto frequentemente che non è così. Per me tanto più lavoro occorre per fare qualcosa tanto peggio è. Sarà bellissimo quando ci sarà poco lavoro. Significherà semplicemente che potremo soddisfare i nostri bisogni con minore investimento in fatica. E divideremo il lavoro necessario fra i competenti (tutti o quasi), lasciando oziare i non necessari o incompetenti. Chi lo vorrà potrà lavorare per gioco, dipingendo o scavando buchi nella sabbia per poi riempirli. Sono disperatamente certo di non essere preso sul serio. P.S. Se non fosse chiaro, ho opposto la libertà e la razionalità socialista alla libertà e (ir)razionalità liberista.

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