giovedì 2 aprile 2020

Pensieri sconnessi: il privilegio, le prostitute e il Pil


Un articolo di Repubblica parla oggi di una ennesima categoria di impoveriti dalla pandemia. Oggi siamo tutte categorie e non persone. Io ad esempio appartengo alla fortunata categoria dei pensionati del ceto medio. Non debbo preoccuparmi di niente, almeno fino a che il sistema pensionistico reggerà: né di un negozio, né di un lavoro da mantenere o conquistare. Mi sono detto che la consapevolezza del mio privilegio è parte della mia inattitudine ad insultare a destra e a manca.
La categoria sotto i riflettori di Repubblica è oggi quella delle prostitute. A questa categoria fino ad oggi non avevo pensato. Pare che tutte le venditrici di sesso siano oggi alla fame: quelle schiave dei protettori come quelle che rivendicano una libera scelta e come quelle che sono una consolazione low cost (da quando le immigrate hanno depresso il mercato), soprattutto per gli uomini meno "affascinanti", diciamo. Oggi sono tutte in fila alla Caritas e qualcuna fa appello agli ex clienti più generosi. Penso che il governo che sfoglia le categorie come le margherite (oggi i dipendenti disoccupati, dopo le partite iva, dopo i badanti, dopo i commercianti, etc.) si sia dimenticato di questa categoria.
Poi l'articolo mi informa che perdendo il lavoro le prostitute si perdono 4 miliardi di Pil. E' una invenzione buffa questo Pil che decresce se non si fa sesso mercenario. Boh!

Nessun commento:

Posta un commento