domenica 19 aprile 2020

Imperscrutabili nuove solitudini


Esco per munirmi della mia dose di veleno. Con mascherina e guanti, imbarazzato a scrivere “sigarette” (bene essenziale?) nell'auto-dichiarazione. Ma non è il momento migliore per smettere di fumare, mi dico. C'è la fila dal tabaccaio. Qualcuno – mi accorgo – esce con un gratta e vinci. Essenziale pure quello? Prima giudico severo e poi, per fortuna, mi ricordo che non ho titoli per giudicare: dipendente lui e dipendente io. C'è però qualcosa che attrae chi è in attesa di entrare. Sulla panca di fronte, sotto il sole, c'è una signora sdraiata. Come capita di vedere, non lì in centro, ma in periferia sì e spesso, con i senza tetto che la pioggia di provvidenze governative non raggiunge. Solo che la signora non sembra proprio una poveretta. Ha 40 anni più o meno. E' piuttosto elegante e curata. E poggia la testa su qualcosa che sembra il cuscino di una sedia. Sta male? Non sembra. Glielo chiedono in tanti. Ha bisogno di qualcosa? Lei fa cenno di no. E non parla. Così tutti diventiamo Sherlock Holmes, in un capannello igienico, tipico dei tempi nuovi, con le debite distanze, scambiandoci e gridando ipotesi. Ha lasciato casa fuggendo da un compagno molesto? E' stufa di intrattenere i figli con compiti e giochi? Non ha un balcone in cui prendere il sole? Ha capito che le convenzioni sono abrogate? Forse oggi dovrei uscire alla stessa ora, col pretesto del solito veleno e vedere se lei è tornata. Esercitando uno spirito samaritano o semplicemente la curiosità di un investigatore sulle misteriose vite degli altri.

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