venerdì 11 dicembre 2020

Filosofie e diritto dei terrestri

 

I terrestri sanno, come noi sappiamo, che ogni cosa nel mondo -ed anche ogni persona- è come la sua storia e la storia del mondo intero la costringono ad essere. Loro hanno chiamato “fato” o “destino” o “necessità” questa ovvia conclusione della scienza. Però i terrestri credono anche nella “libertà” che riguarderebbe solo gli umani; non animali, piante e cose. Credono cioè che una persona sia dotata di un “libero arbitrio” che la sottrae alla legge della necessità. Credono che un uomo possa decidere di amare, odiare, studiare, oziare, regalare la vita, la cura o la morte “spontaneamente” per qualcosa che non dipende da altri, ma solo da se stesso, come se una persona venisse dal nulla e decidesse cosa essere e cosa fare. E’ complicato descrivere il pensiero umano al riguardo. Perché loro hanno anche scienze dell’uomo – la sociologia, la psicologia- che trattano l’uomo come un oggetto determinato da cause esterne. Nondimeno succede che la sociologia e la psicologia vengano come sospese nella vita di ogni giorno ed anche per la legge. La società umana è infatti organizzata con premi e punizioni. Punizioni soprattutto. Che servono a dissuadere gli uomini da azioni nocive per la società. Chi ruba, ad esempio, può essere condannato a trascorrere 5 anni in prigione. Chi uccide può passare anche tutta la restante vita in prigione. Solo che ogni tanto ritorna la sociologia e la psicologia. Allora si decide che l’autore di un delitto può essere punito solo se ha compiuto 18 anni o, in altri casi, 14. Pensano che prima non sarebbe responsabile. Insomma la libertà, il libero arbitrio, la responsabilità giungono di colpo con un compleanno. Immagino sappiano che nulla arriva così di colpo. Ma sarebbe complicato decidere una responsabilità più piena ad ogni nuovo attimo della vita. Fingono quindi la discontinuità per mera comodità. Egualmente succede che nel diritto dei Paesi terrestri anche una persona matura venga giudicata non responsabile o anche responsabile a metà. Dicono che se una persona è inferma di mente non è responsabile. E lo è a metà se seminfermo. Voi, cari amici marziani, direte che chiunque rubi o uccida è infermo oppure che è infermo il mondo che lo induce al delitto. Sì, è così. E la loro sociologia e la loro psicologia lo sanno bene. Però la scienza deve tacere perché altrimenti tutti sarebbero assolti e sarebbe guerra di ognuno contro tutti senza freno alcuno. Vi ho spiegato così il senso di quello che oggi è successo in un Paese della Terra chiamato Italia. Contro un assassino della moglie l’accusa aveva chiesto l’ergastolo. I giudici lo hanno assolto. L’accusa lo riteneva libero, capace di intendere e volere. I giudici hanno ragionato come scienziati che non credono al libero arbitrio. Però in altri casi i giudici ragionano al contrario. La chiave di tutto è riconoscere o no la necessità. Se si chiama malattia ciò che costringe al delitto sei assolto, se no, sei punito, talvolta con la morte. Capite bene: i terrestri pensano con filosofie anche opposte, talvolta consapevolmente. Ma non lo sanno più talvolta quando filosofie opposte si confrontano fra loro o quando insieme si confondono nella testa di un terrestre. Ecco perché allora oggi taluni gridano scandalizzati alla sentenza che assolve l’assassino, taluni sono invece scandalizzati per l’ira dei primi. Ricordate sempre, amici marziani, la limitata intelligenza degli umani.

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