giovedì 21 gennaio 2021

Allen che immaginò Conte


Ho rivisto "To Rome with love" di Woody Allen. Del film recupero l'episodio che vede Benigni protagonista. E' Leopoldo Pisanello: un uomo qualunque, un Carneade. D'improvviso la notorietà, anzi la fama, lo investe. Il film non spiega perché (non importa), ma diventa un fenomeno mediatico, inseguito dai media, intervistato sulle cose anche più banali, comprese le mutande che indossa. . Con effetto di moltiplicazione esponenziale. Il successo crea ulteriore successo, un po' come i soldi. Finché appunto ci si dimentica da dove è nato.
Divertente
. Istruttivo.
A chi ho pensato? A tanti. Agli influencer come Chiara Ferragni che con una foto agli Uffizi moltiplica il pubblico di quel Museo. Ho pensato soprattutto a Conte, anzi alla filiera 5Stelle che parte da Di Maio. Quel giovanotto campano venuto dal nulla, per una piattaforma che gli dà qualche centinaio di voti e che diventa leader e poi sceglie un tale avvocato scolorito quanto basta perché né lui (Di Maio), né Salvini possono fare il premier. Serve un punto di equilibrio . Quel punto di equilibrio diventa buono per ogni stagione. Prima la stagione gialloverde in cui lui, ancora maldestro ed ingenuo, agita il manifesto targato Salvini sulla sicurezza: mai visto prima un premier che fa il valletto del suo vice. Poi Zingaretti, dopo ovvie resistenze in nome della discontinuità, finisce con l'accettare quel Pisanello- Benigni punto di equilibrio. Che oggi è largamente apprezzato fino all'amore anche dai più fra i miei amici.
Nel film di Allen succede di colpo che un altro nessuno diventi celebre prendendo il posto di Pisanello. Che si dispera ormai avvezzo alla celebrità. Ho paragonato Pisanello a Conte perché il vestito gli calza perfettamente. Con poche sfumature il paragone regge però con molti, con troppi, anche con Renzi transitato dall'altare alla polvere. Così mi pare. Grazie, Allen.

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