sabato 7 luglio 2018

Cosa cambia invecchiando oggi


Capita qualcosa che prima non succedeva. Prima succedeva che, invecchiando il corpo, si avesse bisogno di figli o badanti per sorreggerti. Oggi il corpo invecchia dopo, ma la mente prima. Non nel senso che si diventa stupidi, ma precocemente ignoranti sì. Ignoranti dei saperi che regolano il mondo e delle nozioni per accedervi. Il lessico inglese minimo per viaggiare, la destrezza nel navigare per cogliere le occasioni migliori, fotografare e trasmettere foto in tempo reale, linkare, etc. Capita anche, ma forse è un altro discorso e magari capita solo a me, che si diventi indifferente ai dettagli. Indifferente all'ultima cattiveria di Salvini o di Renzi, indifferente all'ultima sciocchezza di Di Maio. Non ci importa (o non mi importa) che il "decreto dignità" preveda due o tre o quattro repliche di un contratto a tempo determinato. Si è troppo concentrati sul'esigenza di capire il senso della vita che viviamo e abbiamo vissuto, per perdersi nei dettagli. Si cerca una conclusione, una sintesi. Io ne ho trovato un paio. La prima è che internet, quella dei monopolisti della rete, di chi decide cosa dobbiamo sapere e chi deve sapere cosa è una catastrofe umana senza paragoni. Catastrofe con tante cose buone, ma con un nocciolo micidiale autoritario e alienante. La seconda è che l'istruzione lungo tutto l'arco della vita, avrebbe dovuto essere il modello educativo da sempre, ma che oggi è ineludibile. Anche per non dover contare troppo sui figli - talvolta lontani - per prenotare un volo low cost o leggere la propria pensione nel sito Inps che ogni volta ti cambia qualcosa. Invece perdiamo tempo in conflitti sulla buona scuola o la scuola di prima che a me paiono accomunate dalla inconsapevolezza dei bisogni veri.
P.S. Debbo lo stimolo a questo post alla lettura dell'articolo di Andrea Marcolongo, autrice di "La lingua geniale" letto oggi su "Donna", inserto di "Repubblica". Il titolo dice molto: "Quando è il figlio a tenere per mano papà".

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