giovedì 27 agosto 2015

Omicidio in diretta: le cause e la causa


La notizia del giorno è l'omicidio in diretta ad opera di tale Flanagan già reporter licenziato da una emittente televisiva. A suo dire perché nero. Flanagan si vendica della ex collega, bianca e biondissima, che avrebbe determinato il suo licenziamento. Uccide anche il cameramen che era impegnato con la reporter in una intervista e ferisce l'intervistata. Filma e trasmette la scena in tempo reale con il suo iphone. Poi si uccide. Bel colpo si potrebbe dire per i media estivi che rischiavano di annoiare con i soliti morti nell'attraversamento del Mediterraneo, magari soffocati nelle stive. Rischiavano di annoiare con i tagliatori di teste dell'Isis. Rischiavano di annoiare anche con il crollo della borsa cinese. Annoiavano, immagino, in Italia, ancor più nella narrazione delle gesta del segretario premier Matteo Renzi che non le manda a dire e stronca - pare - gli avversari delle sue salvifiche riforme con parole irridenti: "Il voto non è un telegatto". Non so bene cosa sia il telegatto; capisco però che con la fulminante battuta Renzi ha salvato la riforma del Senato minacciata da troppe richieste di emendamenti, da troppi voti. Scusate l'excursus ma volevo dire che anche i tweet di Renzi agli italiani, tranne che agli aficionados, infine producono noia. Per fortuna (dei media e solo di loro e pochi altri) arriva Flanagan che inventa l'omicidio in diretta. Lavoro per i media, per psicologi, sociologi ed esperti vari chiamati a consulto. Ognuno, compreso il Presidente Obama, ha la sua spiegazione. Trova la causa del massacro. Per Obama le ARMI FACILI, vendute negli Usa come si vendono i giocattoli. Come negarlo? Senza pistola Flanagan non avrebbe ucciso. Al contrario per i fabbricanti d'armi - non so se l'hanno detto ma lo dicono sempre in casi di assassinio - la causa è nei vincoli e nelle resistenze a permettere ad ognuno di armarsi liberamente. In un'America più compiutamente "americana" la reporter ed il cameraman uccisi avrebbero fatto il loro lavoro con la pistola alla cintura. Ergo il MORALISMO IMBELLE è la causa del massacro. Per altri però è il RAZZISMO la causa. L'assassino era arrabbiato per ciò che subiva da nero e - lo diceva nei social network - da ciò che i neri in America continuano a subire. Inappuntabile spiegazione. Senza razzismo non si sarebbe verificata la strage. Qualcuno dottamente rileva che Flanagan avrebbe architettato l'omicidio proprio per trasmetterlo in diretta. Un po' come fanno gli assassini dell'Isis. Senza NUOVI MEDIA non ci sarebbe stato il massacro. E non ci sarebbe stato senza l'ISIS e il suo esempio. Beh, ogni individuazione di causa è un manifesto di valori. Per me peraltro ogni spiegazione è vera. Almeno parzialmente. Almeno come concausa. Al più faccio un tantino di fatica malgrado i miei sforzi empatici per sentire vera la causa dei fabbricanti d'armi. A mio avviso manca solo la CAUSA delle cause. Cosa fa sì che si impieghi la propria vita nella causa del razzismo, o di una invenzione religiosa che prescrive di tagliare teste, o in una avventura economica nella produzione di armi, solo per avere la villa a Miami o cose simili. Voglio dire che la causa delle cause mi appare nella perdita collettiva della ragione. Di quella facoltà che ci fa proporzionare il peso delle cose. E ci fa fare spesso spallucce di fronte agli invasamenti altrui. Ci fa combattere battaglie sostenibili per ciò che vale davvero perché supera il vaglio della critica. La giustizia che serve, ad esempio, perché nessuno sia privato di cibo e anche di cibo saporito o anche di paesaggi, bellezza ed eros. O perché scelga quando e come morire.

Nessun commento:

Posta un commento