venerdì 16 febbraio 2018

A casa tutti bene: brevi note sul film



Ho visto “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino. Riuscito a metà. Forse per l'assenza di un punto di vista. Molti, troppi personaggi in storie intrecciate . Il film si inserisce nel genere “scoperta dell'inferno familiare”. Non è chiaro se per l'autore la crisi che nel film investe una famiglia allargata trovatasi per una lieta ricorrenza, sia una patologia o la rappresentazione di una crisi epocale dell'istituzione famiglia. Il positivo del film mi pare attribuibile al selezionato cast di attori e attrici oltre che al mestiere del regista. Mi ha persuaso fra gli interpreti soprattutto GianMarco Tognazzi, nel ruolo del cialtrone così tipico, in mille sfaccettature, nella commedia italiana. Ed anche Massimo Ghini il marito devastato dall'Alzheimer ed accudito da una moglie -Claudia Gerini – che è stanca di accudire, è stanca di essere identificata solo come addetta alla cura. Reagisce, si ribella, ma poi si piega al sentimento di “amore”. L'amore è una trappola per le donne? Muccino non sembra crederlo. Ma, per dire dello spirito del tempo, il frammento replica la narrazione di Ella e John. Verosimilmente sempre più il cinema si occuperà di anziani. Si aspetta un autore che sappia parlare dei “misteriosi” giovani e adolescenti di oggi.

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