mercoledì 7 febbraio 2018

Lavorare meno?

Dal capitolo "la sinistra si divide e perde fra mille contraddizioni" oggi scelgo il tema del "lavorare meno, lavorare tutti". Periodicamente torna in voga producendo disastri culturali. Come la favola secondo cui il lavoro sarebbe una torta data da dividersi fra buoni amici. E invece assolutamente no: perché il lavoro possibile è senza fine. Non c'è lavoro da dividere. C'è l'esigenza semplice e rivoluzionaria di capire che tutti possono e debbono contribuire alla ricchezza collettiva e che solo l'anarchia del sistema capitalista, mescolata ai cattivi vincoli che si è indotti ad opporvi, impedisce che l'ovvio si realizzi. Come quando si insiste nell'imbrigliare un cavallo impazzito piuttosto che cambiare cavallo.
La moltiplicazione del pane e dei pesci piace molto a destra e a sinistra. Sia con specifiche vocazioni (vedi flax tax a destra), sia con comuni, trasversali passioni (vedi no a Fornero, a fiscal compact e molto altro). Eppure qualcosa di sensato ed auspicabile è contenuto nelle favole. Oggi l'accordo in Germania fra padronato e sindacato dei metalmeccanici ne mostra un esempio. Mi piace perché aderisce ai bisogni veri ed al possibile. Mettendo fra parentesi i dettagli, i lavoratori potranno scegliere se ridurre a 28 ore la settimana lavorativa di 35 o se allungarla a 40. Con proporzionali decrementi o incrementi di salario. E con agevolazioni nel caso si chieda di lavorare meno per ragioni familiari quale l'accudimento dei figli. Mi piace perché, pur nella cornice di un sistema capitalistico, si curva ragionevolmente sui bisogni umani. Qualcosina che anche il socialismo potrà recuperare e far proprio, quando ci sarà, se mai ci sarà. La stessa ragionevolezza potrebbe investire le critiche populiste alla riforma Fornero. Contro l'illusione di una coperta troppo corta che dovrebbe coprire testa e piedi si può e si deve conquistare la libertà di decidere quando smettere di lavorare. Semplicemente pagando il giusto prezzo. Non è il socialismo, ma è una iniezione di giustizia, sostenibilità e concretezza che oggi manca alla sinistra e la rende non credibile. Così mi pare.

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