domenica 9 dicembre 2018

Gramsci (e la rivoluzione), invece che tirare sassate


Ieri, ad Ottoemezzo, ho sentito Alessandro De Angelis citare con pudore Antonio Gramsci. Voglio dire che si vergognava esplicitamente a citare cose da colti, se non da famigerati radical chic. Mi ha sollevato un po' perché mi sono ritrovato in quel Gramsci che invita a cogliere il nucleo di verità contenuto nelle visioni degli avversari. Perché se non lo si fa - mi pare volesse dire Gramsci (ed anche De Angelis) - l'alternativa è la cecità e il muro contro il muro che ci fa perdere intelligenza. Beh, credo di essermi ispirato a Gramsci, senza saperlo quando ho osato dire nel primo esempio che mi viene in testa che l'attacco di Giorgia Meloni a suo tempo ascoltata qui ad Ostia era fondato. Contestava la sinistra che nulla diceva e nulla faceva per combattere lo scandalo dei piccoli rom sottratti alla scuola per procurare reddito con i piccoli furti. Il mio consenso si fermava qui; altrimenti militerei in Fratelli d'Italia e starei con quelli che pestano le madri dei piccoli rom. In effetti la sinistra tace su questo e su altro ed è incapace di declinare un "sì, però". I piccoli rom rubano assai più dei piccoli italiani, però nessuno offre alternative in termini di alloggi e di integrazione. Neanche la sinistra che si accontenta di contestare il razzismo e che si appaga di questo. Insomma mi è venuta voglia di rileggere Gramsci. Intanto ho trovato qualcosa di Togliatti riguardo il Gramsci di De Angelis. Dove Togliatti dice di Gramsci: " Vi è però sempre la coscienza che la posizione avversaria, quando è degna di considerazione e non puro gioco di abilità avvocatesca, fa parte di una realtà assai più complessa di ciò che può risultare dagli argomenti e dalle parole, ed è allo studio di questa realtà che bisogna rivolgersi, per mettere a nudo la sostanza dei contrasti".

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