domenica 2 dicembre 2018

I trasparenti e i misteriosi


Di fronte a me, sul trenino, un ragazzo fra due ragazze. Sono studenti di un liceo scientifico di Ostia. Lui è vivace e parla e spiega questo e quello. Le ragazze ascoltano. Lui è palesemente femmineo nella mimica e nella gestualità. Mi sembra molto contento di sé e vanta i suoi voti, cosa che di norma i maschi non fanno per non apparire “sgobboni”. Sono contento della sua contentezza. Sono certo che non deve aver subito bullismi. Meno male. Spero che la sua sicurezza possa durare anche quando la grande notte scenderà sul Paese. Poi lui racconta di aver fumato per la prima volta una canna. E lì le ragazze diventano d'improvviso assai più attente e curiose. “Cosa hai provato?”. “Niente. Gli altri si agitavano. Io niente di niente”. Guardo loro che mi appaiono trasparenti. Intanto guardo anche una giovane musulmana. Ha il velo e si alza spesso per fotografare il paesaggio. E' il paesaggio fra Ostia e l'Eur, campagne intervallate da insediamenti urbani dove vive chi non può pagarsi una casa a Roma-Roma. Cosa avrà mai da fotografare? Perché fotografa quel nulla? Si siede solo quando la vegetazione alta nasconde il paesaggio. Non sarà una spia? Una terrorista? Balle. Non può. E' troppo serena. Magari vuole trasmettere i filmati a genitori lontani per mostrare il contesto territoriale in cui vive. No, non mi sembra ragionevole o probabile. Forse una geometra o ingegnere che fa una prima ricognizione sul territorio su cui imprenditori arabi vogliono edificare qualcosa. Una moschea? Non lo saprò mai. In quasi mezz'ora mi sembra di avere appreso tutto – diciamo – del ragazzo femmineo e delle ragazze con lui e nulla, proprio, nulla, dell'araba misteriosa.

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