lunedì 10 dicembre 2018

Le mie certezze sul reddito di cittadinanza



La prima certezza – che è una certezza morale, oltre che economica – è che ogni persona nello stato di cose attuali (con grandi ricchezze potenzialmente patrimonio di tutti, ma mal distribuite) possa e quindi debba avere un tetto, cibo e cure.
La seconda è che il lavoro di cittadinanza sia preferibile al reddito di cittadinanza, quando può realizzarsi (e si può, quindi si deve).
La terza è che il reddito di cittadinanza debba essere universale ed incondizionato Sembra la soluzione più costosa ed è invece è la meno costosa e la più semplice, come molti ignorati studiosi hanno cercato di dimostrare. Solo da ben dimensionare.
Condizionare infatti il reddito di cittadinanza a prerequisiti personali economici e/o alla disponibilità ad accettare un lavoro congruo complica tutto. E costringe a diseconomie e sprechi per il necessario pesante apparato di controllo. Molto meglio assicurare tetto, cura , reddito monetario minimo per nutrirsi (400 euro?) a tutti, ricchi compresi, i quali di fatto lo pagheranno abbondantemente con patrimoniale e più intensa progressività.
P.S. Il lavoro di cittadinanza progressivamente sostituirà o meglio si integrerà al reddito di cittadinanza (unico reddito nelle future brevi fasi di non lavoro o passaggio da lavoro a lavoro) come fase di lavoro protetto ed accompagnato a formazione ed orientamento. Il pieno impiego produttivo sarà il segno del Socialismo raggiunto, dopo la fase di transizione accennata. Socialismo bussola per orientare un grande progetto di trasformazione, eguaglianza possibile e sicurezza.

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