giovedì 12 marzo 2020

Letteratura e cinema: quelli che videro meglio


Ho regalato Cecità di José Saramago ad un giovane amico per il suo 91esimo compleanno. Un capolavoro capace di anticipare disastri prossimi venturi in forma di epidemie di origine sconosciuta. Saramago mostra con drammatica efficacia come una epidemia sovverta valori e regole. Anche la donna amata può essere ceduta in cambio di un piatto di lenticchie se si ha troppa fame. Ho scelto questo, ma certamente oggi appaiono attuali altri capolavori. Avrei potuto scegliere anche due libri, un po' romanzo il primo, saggio il secondo, di Roberto Vacca. Due libri da leggere in sequenza. "Il medioevo prossimo venturo" (1971) e "Rinascimento prossimo venturo" (1986). Nel primo c'è la suggestione di come un piccolo evento in un sistema mondiale iperconnesso possa produrre esiti catastrofici a valanga. Il nuovo Medioevo si profila velocemente a partire da un banale incidente aereo. Vacca scrisse dopo il "Rinascimento prossimo venturo". Lì la prospettiva è capovolta. Si apre uno scenario potenzialmente virtuoso che apre ad una riscossa mondiale. Purché...purché ad esempio si apprendano i mestieri di cui c'è bisogno e che nessuno sa fare. La coppia dei libri suggerisce quindi una alternativa aperta e la responsabilità della scelta.
Penso anche a due film. Il primo del 73 (guarda caso l'anno della crisi petrolfera) è "2022, i sopravvissuti" di Richard Fleischer, con Charlton Heston e Edward G. Robinson 1973. Un mondo sovraffollato ed al collasso. Classista più che mai, in cui solo la élite consuma i residui prodotti della Terra e gli altri sono sfamati con misteriose gallette. Mentre gli anziani sono accompagnati ad un confortevole suicidio assistito. Attualissimo, no? Fino alla scoperta che l'impresa monopolistica delle gallette che di fatto governa il mondo si serve dei cadaveri dei suicidi per produrre le sue piatte polpette.
Se non lo avete visto, suggerisco di vedere "Snowpiercer" del premio Oscar coreano, Bong Joon-ho. Il film del 2013 mi è piaciuto non meno del premiatissimo "Parasite". Distopico, catastrofico. Ma aperto alla speranza. Sopravvissuti, drasticamente separati in classi sociali nei vagoni che corrono nel treno che senza fine percorre il globo. E la scoperta di una regia del treno, dispotica (e illuminata?) che si serve delle rivolte per contenere la insostenibile crescita demografica. Cercate di vederlo. E cerchiamo insieme di coltivare la fantasia intelligente in epoca di coronavirus.

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