mercoledì 4 marzo 2020

Ugo e il carabiniere: fra sociologia, diritto e politica



Per la scienza ogni cosa ed ognuno sono necessariamente come sono. Atomi ed elettroni non si muovono a loro piacere, ma come devono muoversi. Anche per le persone è così. L'assassino e il salvatore non sono liberi: debbono essere come sono. La storia generale e personale della persona prescrive ciò che deve essere e sarà. Unica differenza fra fisica e sociologia (o psicologia) è che le scienze umane non sono esatte. Ma semplicemente perché i fatti umani sono più complessi e soggetti a tante variabili da rendere impossibile una compiuta descrizione e quindi una previsione della futura evoluzione. Bene. Questo – bene o male che lo abbia descritto- è intuitivo anche per un non scienziato. Il problema è che la persona comune – giornalisti ed opinionisti compresi- nel giudicare i fatti usa la sociologia ad intermittenza. Poiché la sociologia spiega e apparentemente "giustifica" l'opinionista la userà nel giudicare persone che vuole giustificare o assolvere. Così oggi Ugo, il quindicenne napoletano tentato rapinatore ucciso dal giovane carabiniere minacciato, è assolto da tanti opinionisti (prevalentemente di sinistra, diciamo). Lui, per il contesto ambientale in cui viveva, lui che non andava a scuola e non lavorava non poteva che fare quello che ha fatto. E' innocente. Come innocenti – fanno capire alcuni opinionisti- sono gli amici che per vendicarlo hanno devastato il pronto soccorso dell'Ospedale napoletano. Anche se hanno spintonato la madre appena uscita distrutta dall'obitorio dove aveva dato l'ultimo saluto ad una figlia perduta. Disgustoso. Ma innocenti anche loro. Dico chiaramente che sono d'accordo con gli opinionisti che "comprendono" : tutti innocenti, Ugo e i suoi vendicatori. Se poi qualcuno obiettasse, come spesso avviene, che non tutti i quindicenni in quel contesto fanno i rapinatori spiegherei che non esistono due quindicenni eguali. Un ipotetico fratello gemello magari avrà casualmente incontrato un sacerdote (o un politico) che ha re-indirizzato la sua mente e la sua storia: fortuna che il primo non ha avuto.
Quello che non posso condividere è che la stessa sociologia assolutoria non si applichi all'uccisore che, per legittima difesa o eccesso di difesa o magari per omicidio volontario, ha sparato. Anche lui è di Napoli. Soprattutto anche lui è stato spinto (determinato) da qualcosa. Se non la legittima difesa , nell'ipotesi peggiore, la paura e la rabbia che potrebbero indurre a sparare al rapinatore che fugge. Innocente anche lui quindi: sociologicamente e psicologicamente. Giuridicamente no. Se ritenuto colpevole di eccesso di difesa o di omicidio volontario, correttamente pagherà. Siamo schizofrenici se sociologicamente spieghiamo e "assolviamo" e in tribunale condanniamo? No. Perché la "finzione" della responsabilità personale è indispensabile a contenere gli atti contro la convivenza. E' parte dell'educazione e della prevenzione. Caso mai capisco poco l'istituto giuridico delle "attenuanti". Logicamente (filosoficamente) ha senso dichiarare innocenti (sociologicamente) tutti o colpevoli (giuridicamente) egualmente tutti gli autori dello stesso reato.
Nel terzo livello c'è la politica. Essa è chiamata a cambiare i contesti che producono miseria materiale e culturale ed assassini. Oppure a decidere di non cambiarli per non nucere ad altri (ai privilegiati, agli stessi governanti). Ecco, la responsabilità finale è politica. Anche se pure qui potremmo assolvere tutti. Potremmo usare vari argomenti totalmente deresponsabilizzanti: 1. Noi abbiamo scelto quei politici. 2. Quei politici sarebbero annichiliti se andassero contro la corrente. 3. Etc., etc.
Ma infine è indispensabile che anche in politica si affermi il principio (l'utile finzione) della responsabilità personale (senza vincolo di mandato alcuno). Perciò, fiero di distinguere i piani, in conclusione assolvo tutti e condanno tutti, a partire dai politici, veri uccisori in ultima istanza di Ugo e distruttori della vita del giovane carabiniere.







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