giovedì 23 agosto 2018

Dove sono i compagni


Questo post mi serve anche per spiegare perché e in che senso non sono un "militante". Intervengo con parsimonia sulle pagine di amici o altri su facebook. Leggo, talvolta metto un "mi piace". Talvolta condivido convintamente. Commento o contraddico raramente: lo faccio solo se mi sembra possibile aprire una discussione vera. Ieri mi sono avventurato a dire la mia sul caso Asia Argento nella pagina di un "compagno", peraltro non "amico". Parole opinabili le mie, fra parole opinabili, in una questione delicata e complessa. Non immaginavo proprio che mi sarei beccato dell'idiota. Proprio così: "idiota". Mi è servito a rafforzare la mia convinzione che oggi non ci sono "comunisti". Credo nel comunismo ma non nei "comunisti". Vedo "comunisti" che sono fanatici non diversamente dai pentastellati o dai fascisti. Fanatici quando trattano temi politici e, cosa ancora più grave, quando trattano questioni di costume o sociali o etiche. Anche quando parlano di calcio. Non vedo peraltro una cultura "comunista" capace di legare politica, costume, etica, etc. Per questo non posso essere compagno di strada di molti "comunisti" reali. Eredi di altri "comunisti" che hanno inquinato un nome e una promessa di liberazione. Restano molte eccezioni riguardanti amici ed amiche. E loro sanno bene che la mia diffidenza non è verso loro. Non può riguardare Elisabetta che mi ha indotto a votare PaP . Sono rimasto a Berlinguer. Al suo partito che rifiutava il tutto o niente. Che puntava ad introdurre “elementi di socialismo” nel Paese. Con lui non sarebbe stato necessario cambiare nome. Lui poteva garantire l'anima di un partito, qualunque nome avesse, e lo avrebbe fatto anche se avesse deciso di cambiare un nome logorato dalla storia perché sarebbe stato chiaro che non si rinnegava il nucleo insopprimibile di un progetto di liberazione umana. Berlinguer (o un berlingueriano) non mi avrebbe dato dell'idiota. Avrebbe sorriso, mi avrebbe corretto, avrebbe cercato di persuadermi. A Berlinguer interessava allargare il consenso, convincere. Non apprezzava la solitudine degli odiatori. Se "militare" significa condividere un obiettivo ed anche un bersaglio, mettendo fra parentesi dissensi marginali, oggi per me non esistono le condizioni per militare. Non posso fare altro che recepire emozioni e ragioni a prescindere dalla loro provenienza. Da saldare, raccordare, metabolizzare per un progetto socialista radicale e coerente. Vasto programma.
P.S. Ho detto "socialista", parola oggi sbiadita ma almeno non inquinata . Ho appreso - e pochissimi lo hanno notato- che il Parlamento cubano, con l'impulso del nuovo premier, Miguel Diaz subentrato a Raul Castro, ha avviato una riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum popolare. Prevede nuovi spazi per l'impresa privata (già nei fatti in sviluppo, soprattutto nel turismo), matrimoni gay. Prevede anche che l'obiettivo “avanzata verso il socialismo” sostituisca “avanzata verso il comunismo”.
Neanche il nuovo modello cubano mi persuade pienamente. Come non mi persuadeva il vecchio. Ma non trovo nulla di meglio al momento, per quel che recentemente ho visto a Cuba.

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