venerdì 23 novembre 2018

Alle 17.00 sul trenino di Ostia


Il trenino è un universo cangiante, a seconda di giorni e soprattutto di orari. Io lo osservo con attenzione giacché non saprei come passare quella mezzora altrimenti. Non ho le lenti giuste per leggere giornali. libri o smartphone. Non le porto perché tendo sempre a ridurre al minimo le mie protesi. Ieri a quell'ora c'erano quasi solamente due categorie di persone. Le ho osservate sfruttando il vantaggio del set proprio di treni e metro. Soggetti fermi come modelli di un pittore. C'erano lavoratori - manovali dalle vesti stropicciate e macchiate- stanchi. Quasi tutti, come me, non leggevano niente. Loro perché stanchi. Non passava loro in mente di fare solitari su cellulare, come ad esempio, alla signora accanto a me, a destra. Uno, il più stanco di tutti, di fronte a me, si è addormentato con la bocca spalancata. Mi sono chiesto se la mia sinusite non facesse sgradevolmente spalancare la bocca nel sonno pure a me. Ho chiesto poi inutilmente a mia moglie. "Non so, tu nel sonno mi dai le spalle"". Quello che dormiva si è svegliato ed ha preso ad esplorarsi il naso. Ne ricavava palline che incredibilmente appiccicava sul bracciolo. Ed il pensavo se un giorno non mi capiterà quel bracciolo. Pensieri così. Vicino a me, a sinistra, c'era una ragazza molto bella e pesantemente truccata che non mi piaceva per niente. Anche lei a fare qualcosa con lo smartphone. Praticamente con le stesse caratteristiche, un'altra quasi di fronte a me. Vanno a ballare? Sono cubiste un po' alla buona? Sceso dal trenino un giovane - neet, immagino, non impegnato né a scuola né nel lavoro, - mi ha chiesto se avessi una sigaretta da dargli. Con l'aria di chiedere sigarette per mestiere. Mi sono avviato al cinema per un film di cui forse dirò

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