venerdì 9 novembre 2018

Notti magiche, senza magia


Fra quelli che ho visto è il film di Virzì che mi è piaciuto meno. Lontano dalla freschezza di Ferie d'agosto e Caterina va in città. Lontano da Il capitale umano, da La pazza gioia e da Ella e John. Ho trovato un Virzì ambizioso e involuto. Ho trovato un film di virituosismo e di virtuosisti, ma stranamente privo di compattezza. Privo di ispirazione, benché ispirato agli esordi del regista nella Roma degli anni fine ottanta e primi 90. Di fatto troppo debitore a Sorrentino della Grande bellezza e Loro, a sua volta debitore del Fellini della Dolce vita. Ha prevalso il grottesco con la rivisitazione dei grandi e vanesi protagonisti del cinema di quegli anni, interpretati da vecchi e.consumati attori "resuscitati" da Virzì. Con qualche spunto di per sé felice, come quell'auto che precipita nel Tevere col suo carico umano, nell'indifferenza assoluta della gente che sul LungoTevere si dispera per il rigore mancato da Serena e la sconfitta dell'Italia, in quelle notti magiche dei mondiali che sono la cornice del film. La storia dei giovani promettenti sceneggiatori ridotti al rango di "negri" (ghost writer si direbbe oggi) dagli imbolsiti sceneggiatori ai miei occhi allude al presente e ad un mondo in cui chi lavora raccoglie le briciole dei mediocri padroni del vapore. Aspetto il prossimo Virzì.

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