giovedì 1 novembre 2018

Il mio “Euforia”


Euforia è quella specie di vertigine pericolosa che prende il sub che si inabissa troppo. E' euforia quella del cocainomane e quella di Matteo.
Anche stavolta mi ha convinto la prova registica di Valeria Golino. Quasi quanto la prima prova in "Miele" sul tema tragico dell'eutanasia. Anche stavolta il tema è la morte. Quella imminente di un fratello di cui sa solo Matteo (Scamarcio), imprenditore rampante e senza scrupoli che consuma la vita nella soddisfazione di un edonismo senza limiti: omosessualità senza amore e droghe varie. Ettore, il fratello malato tanto diverso, scrupoloso professore in una scuola media (Mastandrea) fa scoprire a Matteo l'amore fraterno. Matteo impegnerà tutte le sue risorse emotive, strategiche ed economiche nel proteggere quel fratello ignaro della morte in arrivo. Ignaro come tutti. Come gli amici, come l'ex compagna Elena, come la madre, una donna anziana e fragile stupendamente interpretata da Marzia Ubaldi con una sobrietà e semplicità che solo un lungo curriculum in cinema, teatro e doppiaggio può spiegare. Bravo come sempre Mastrandrea, mentre Scamarcio fornisce qui la sua prova migliore. Ho visto il film con forte immedesimazione. E' successo ad esempio riscoprendo nell'ospedale in cui Ettore è ricoverato, quello stesso, l'Umberto I di Roma, o in cui fui ospite 10 anni fa in una fase difficile e inaspettata della mia salute. E soprattutto la storia di quei fratelli somiglia molto alla mia e a quella del mio fratello perduto.

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