domenica 25 novembre 2018

Il dolore del prossimo


Sempre più la persona a me più vicina (moglie) ed io su questo ci allontaniamo. Come se gli anni ci radicalizzassero nelle nostre convinzioni e sensibilità. Lei partecipa troppo, a mio avviso, ai problemi del prossimo più prossimo. Se la fiera sotto casa è annullata per la pioggia, inevitabilmente dirà: "Poveri Cristi, avranno preparato pagnotte e ciambelle. Che ne faranno?". Se un negozio che ha il franchising di qualcosa, con un cartello di protesta annuncia che la concessione gli è stata tolta e che a breve si dovrà trasferire, la persona a me più vicina si chiede:"Dovrà licenziare qualcuno?". E poi aggiunge che a lei quel marchio non piaceva per niente. Per fare dispetto a quelli che non hanno rinnovato il franchising. Io la consolo a modo mio. Con le mie categorie mentali: "Se il proprietario licenzierà due commessi qui, altri due ragazzi saranno assunti dai proprietari del marchio che apriranno qui di fronte. Loro saranno contenti. Come sono contenti i polacchi disoccupati che trovano impiego quando una impresa italiana delocalizza in Polonia. In questo sistema non è disponibile felicità se non a prezzo di infelicità altrui. Fattene una ragione in attesa della Rivoluzione". Ma non la convinco. Stamani ho comprato io il giornale che normalmente compra lei. Ho ricevuto una scenata. Non avevo comprato il giornale nella solita edicola. Per fare due passi. "Cosa hai fatto? mi sgrida. Il ragazzo dell'edicola sotto casa ci resterà male. Lui vende poco e dovrà pagare una penale al proprietario del chiosco se dovrà chiudere prima della scadenza del contratto". Sono costretto a giurarle che non lo farò più.

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