sabato 19 gennaio 2019

L'economia irreale


Ho sentito ad Otto e mezzo per l'ennesima volta il documentatissimo Marco Travaglio. Sempre più pentastellato.e questa volta assai deludente. Nello sforzo evidente di difendere l'indifendibile. Osservo che non riceve obiezioni nella trasmissione a due affermazioni che purtroppo so essere condivise dalla più parte della sinistra. Da me no. Soprattutto la prima appare ormai patrimonio del senso comune. L'automazione riduce sempre più i posti di lavoro. Ma non sembrava così nell'epoca della prima rivoluzione industriale, quando gli operai luddisti presero a distruggere le macchine colpevoli? La seconda è quella per cui i posti liberati dai pensionati in uscita per quota 100 andrebbero a vantaggio di nuovi assunti. La prima affermazione serve a difendere (malamente) il reddito di cittadinanza che invece avrebbe ben altre giustificazioni. A partire dal soccorso a quelli che non hanno reddito da lavoro. Che non mi sembra crescano nel mondo malgrado i processi di automazione. Se poi fosse vera l'equazione automazione=disoccupazione=povertà il giorno in cui le macchine ci sostituissero del tutto sarebbe una catastrofe. E invece no, perché se tutto fosse gratis ed abbondante grazie alle macchine non ci sarebbe bisogno di reddito alcuno. Servirebbe una rivoluzione culturale, servirebbe l'intelligenza, servirebbe tornare al buon senso dell'economia reale. Anche a proposito della seconda affermazione riguardo la "provvidenziale" quota 100. L'economia reale mi suggerisce che finché ci sono bisogni cui le macchine non riescono a rispondere incrementare l'addio al lavoro significa semplicemente incrementare lo spreco di risorse e di vita. Ma l'economia reale è assente nel dibattito. Come è assente l'opzione del pieno impiego, del controllo collettivo di macchine, rete e strumenti di produzione tutti. E' assente l'opzione socialista, mentre la cosiddetta sinistra si gingilla con le bufale della economia "irreale".

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