mercoledì 14 marzo 2018

Quel che penso del salario di cittadinanza


Se dovessi solo dire Sì o No al cosiddetto "salario di cittadinanza" dei 5 Stelle direi Sì. Senza dubbio alcuno. E ne pagherei insieme a tutti il prezzo modesto. Per finanziare l'uscita dalla povertà di milioni di concittadini rinuncerei volentieri alla pizza settimanale. Mi accontenterei di una al mese. Altri dovrebbero accontentarsi di mezzo bicchiere di vino invece che di un bicchiere intero. Altri forse dovrebbero rinunciare alla terza casa o alla quarta barca. Comunque - 15 o 30 miliardi che siano - il salario di cittadinanza costerebbe poco per gli effetti che produrrebbe. Per ricordare l'ordine di grandezza, 15 o 30 miliardi sono meno della metà o forse un quarto degli interessi che paghiamo per il debito pubblico. In cambio non incontrerei mendicanti o rovistatori di immondizie o almeno non ne incontrerei ogni giorno. In cambio la mia unica pizza mensile avrebbe un sapore più buono. Direi Sì, Sì, Sì. E manderei gentilmente al diavolo quanti - quasi tutte le forze politiche - promettono (o realizzano) meno tasse, flax tax e simili banalità distraenti. . Però, dicendo Sì, conserverei la mia opzione netta per qualcosa di più: per un'ampia appropriazione collettiva degli strumenti di produzione, per nazionalizzazioni fatte efficienti da una nuova meritocrazia, per il diritto-dovere effettivo ad un lavoro per ognuno, tranne ai totalmente invalidi. Sapendo che si può. Perché c'è bisogno di tanto lavoro. Per ripulire le città, per riempire buche, per mettere in sicurezza scuole e torrenti, per istruire gli adulti, per accudire gli anziani, etc. etc. La piena occupazione non è solo un imperativo morale. Sarà riconosciuto come imperativo economico, quando ci saremo liberati dall'economia magica e contraddittoria in cui siamo stati educati. Questo penso. E penso quindi - senza contraddirmi con quanto prima dicevo- che il salario di cittadinanza è una sciocchezzuola, una stupidata. Ma una stupidata assai meno stupida dell'inerzia attuale e della rassegnazione a milioni di poveri nella società opulenta sommersa dai rifiuti da troppi consumi inutili. Consumi-sedativi coi quali tentiamo di cancellare il mondo che abbiamo reso incomprensibile.

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