venerdì 16 marzo 2018

Ricordando via Fani


Non ho nulla di intelligente da dire sulla tragedia di via Fani. Questa nota mi serve solo per sentirmi partecipe di un rito civile. Perché in questo sono un conservatore o un conformista. Voglio dire però del mio sbigottimento assoluto ascoltando le testimonianze dei brigatisti Fiore, Gallinari, Moretti, Morucci nel servizio di Purgatori (Atlantide). In nessuno di loro si scorge ombra di pentimento. Dissociati al più solo perché consapevoli di una sconfitta. Ma non c'è turbamento alcuno per il sangue versato. Solo puntuale descrizione delle strategie politiche e militari. Turbamento che invece c'è in Adriana Faranda, intervista da Ezio Mauro. Che infatti dice: "Davamo la morte noi che ci eravamo battuti contro la pena di morte negli Usa". Già. Diffido dal vezzo di spiegare gli orrori con i complotti. Cia e Kgb, Usa e Urss solidali nel volere la morte di Moro? Più semplice spiegare l'orrore con la malattia dell'Ego, la malattia di dar senso alla propria vita immaginandosi artefici di cambiamenti epocali. Che invece a mio avviso possono avvenire solo in due modi: O per il Caso che mette in moto processi e/o per un contagio culturale che ci fa d'improvviso tutti scandalizzare per l'ordine delle cose fino a ieri subito. Credo che Gandhi, Mandela, Mujica abbiano visto assai più lontano di Moretti ed assassini presunti "rossi".

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